14 lug 2007

1.3 Introduzione: Calunnie o Verità ?

Wagner antisemita, Wagner nazista, Wagner guardiano delle camere a gas: che dire?

Domanda: può Wagner essere ritenuto postumo colpevole delle azioni di Hitler o anche – più direttamente – di quelle della seconda moglie, la tremenda Cosima Liszt, che al nazismo si asservì, aprendogli le porte di Bayreuth, insieme ad una nuora “malata”(1), a quasi cinquant’anni di distanza dalla morte del maestro? Wagner era effettivamente antisemita, non lo nascose mai(2), ma bisogna pur sapere che nel pieno ‘800, nel mondo tedesco, l’antisemitismo era di casa, un pò come l’anti-islamismo nell’Occidente di oggi(3)…

In fin dei conti, Wagner era antisemita solo a metà, cioè disprezzava gli ebrei che lo ignoravano, lo contrastavano o semplicemente avevano un successo ai suoi occhi immeritato: vedi Mendelssohn, cresciuto nella bambagia di una tipica facoltosa famiglia ebrea; vedi soprattutto l’onnipotente Meyerbeer(4), che dettava legge a Parigi in fatto di musica, e si arricchiva assecondando le più abiette tendenze “artistiche” della locale borghesia. Ma era quasi innamorato di altri ebrei, che capivano la sua arte e lo seguivano, vedi Joseph Rubinstein, che accolse in casa propria, vedi Herrmann Levi(5), cui addirittura affidò la prima esecuzione del Parsifal, non un’opera qualunque perciò, ma nientemeno che il suo estremo lascito artistico ed intellettuale!(6) Forse sarà qualunquista e irriguardoso inventare barzellette sugli ebrei, così come su ciechi, storpi, terroni e carabbinieri, ma come non restare ammirati dalla maestria con cui Wagner dipinge un tipico battibecco fra ebrei, nel secondo atto del Siegfried, dove Alberich e il fratello Mime si accapigliano e si insultano riguardo alla spartizione dell’improbabile bottino che Siegfried conquisterà a Fafner…(7)

Sul piano politico, l’esaltazione delle qualità dell’Arte tedesca, messa solennemente in bocca ad Hans Sachs nei Meistersinger(8) e poi ribadita da Wagner in persona nel discorso pronunciato alla conclusione delle rappresentazioni del primo ciclo del Ring nel 1876(9), si muove all’interno di quella vena di sentimenti nazionali (e non certo nazional-socialisti!) che aveva attraversato l’intera Europa durante buona parte del secolo XIX, coinvolgendo artisti di ogni genere e musicisti in particolare (con tanto di fondazione di “scuole nazionali” (10)). Pretendere di vederci i prodromi del nazismo equivale ad accusare Giuseppe Verdi di essere l’ispiratore diretto delle assurde e sovversive idee secessioniste della Lega di Umberto Bossi(11)…

Wagner scroccone e mangiapane-a-tradimento… anche questa è una verità pienamente accertata: Wagner trascorse tutta la vita sulle spalle di prìncipi, amici, benefattori, mecenati e creditori mai ripagati, spesso nemmeno ringraziati, anzi bistrattati e financo irrisi(12)… ma bisognerà una buona volta pur decidere se sia stato meglio così, per tutti, o se avremmo preferito avere un Wagner onesto, “routinario” e anonimo direttore d’orchestra, ma essere oggi privi del Lohengrin, del Ring, del Tristan, dei Meistersinger e del Parsifal!

Per non parlare di tutto ciò che è avvenuto nel campo della musica (e di altre arti) a seguito della rivoluzione wagneriana: Bruckner, Mahler(13), Richard Strauss (ma potremmo fare decine di altri nomi…) non sarebbero letteralmente esistiti (e con loro le sublimi opere che hanno prodotto) se Wagner non avesse, per così dire, “tracciato il solco”. Dobbiamo soprattutto all’eredità musicale lasciata da Wagner l’emozione che oggi proviamo ascoltando l’adagio della nona sinfonia di Bruckner, o l’Abschied del Lied von der Erde di Mahler o la sconvolgente Salomè di Strauss…

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Note:
1. Winifred Marjorie Williams (orfana inglese, adottata Klindworth in Germania) sposò Siegfried, figlio di Richard e Cosima e fu intima di Hitler (fornendogli persino la carta su cui fu scritto Mein Kampf!) Tuttavia si è scoperto anche che si adoperò per salvare amici ebrei, omosex (forse in omaggio al marito?) e comunisti dai campi di concentramento e dalle SS, pur rimanendo ostinatamente nazista fino alla fine dei suoi giorni.
2. Anzi, scrisse autentici “trattati” sull’argomento, come il libello Das Judenthum in der Musik, Giudaismo in musica (ma torneremo diffusamente sull’oggetto alla fine di questo scritto).
3. Gli islamici non si integrano nella nostra società, non parlano bene la nostra lingua, non mangiano come noi, sembrano piuttosto sporchi, “rubano” posti di lavoro ai nostri figli, non capiscono la nostra arte, l’unica loro musica è l’insopportabile cantilena del muezzin, insomma, ci sono istintivamente repellenti… lo pensiamo in molti, vero? E qualcuno – gente assai importante - lo scrive sui giornali e sui libri, lo dice in TV. Bene, è esattamente ciò che Wagner scriveva degli ebrei, nel 1850. Ora, mettiamo che nel 2080 un pazzoide con baffetti, avendo letto “La rabbia e l’orgoglio”, e tutta la produzione letteraria di Oriana Fallaci, ci trovasse le motivazioni per il progetto di “soluzione finale” per gli islamici, convincendo tutti della necessità della loro eliminazione fisica… riterremo per questo la scrittrice responsabile postuma di olocausto?
4. Wagner abbandonò platealmente la sala, durante una rappresentazione del Profeta a Parigi, nel 1850.
5. Ammesso pure che Wagner “usasse” quegli ebrei che gli erano utili, per poi disprezzarli come sub-umani, ciò sarebbe la più palese smentita alle sue stesse teorie, una vera e propria “contraddizione in termini”.
6. Parsifal è ad oggi l’opera più rappresentata a Bayreuth: quasi 500 performance, contro le circa 200 del Ring.
7. E del resto: Shakespeare non ha forse fatto di peggio, nel Mercante di Venezia, col trattamento riservato a Shylock? Al proposito, uno studioso inglese si è chiesto, paradossalmente, cosa sarebbe accaduto se Hitler, invece che di Wagner, si fosse innamorato del genio di Stratford-upon-Avon! Accuseremmo oggi Shakespeare di essere responsabile dell’Olocausto? E Israele vieterebbe la rappresentazione delle sue opere? E che dire poi di Franz Liszt, di cui il III Reich usò un tema da “Les préludes” come fanfara militare…
8. ”Zerging' in Dunst das heil'ge röm'sche Reich, uns bliebe gleich die heil'ge deutsche Kunst!“ (Andasse in polvere il sacro romano impero, a noi resterebbe comunque la sacra arte tedesca!)
9. “Se lo vorrete, avremo un’Arte!”
10. Smetana, Nielsen, Dvorak, Grieg, il “gruppo dei 5” in Russia, poi Sibelius, DeFalla... e giù giù fino a Bartok, tanto per fare pochi e quasi banali esempi.
11. Dal celebre slogan “Viva V.E.R.d.I.” stampato dai patrioti dell’Unità d’Italia sui volantini lanciati dai palchi nei teatri d’opera, all’idea contemporanea – e invero balzana – di utilizzare il Và pensiero come “Inno della Nazione Padana” (che è l’esatto opposto dell’idea di quei patrioti ottocenteschi) le strumentalizzazioni di un musicista famoso e delle sue opere a fini politici sono di casa (“nel nostro piccolo”) anche qui da noi.
12. Comportamento tenuto anche nei confronti di altri musicisti: esempio fulgido è Mendelssohn, da Wagner ridicolizzato nei suoi giudizi, ma poi abbondantemente saccheggiato nelle sue opere. Persino l’insopportabile, svillaneggiato - e soprattutto ebreo! - Meyerbeer fu apertamente preso a modello, come risulterà lampante a chi confronti il terzo atto del Robert le diable con il secondo del Parsifal…
13. Guarda caso, uno dei tanti ebrei… innamorati di Wagner.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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