4 nov 2009

3.2.3 Die Walküre: Atto II - Scena III - Siegmund e Sieglinde

La scena è abbastanza breve e mossa (secondo il principio sinfonico per cui ad un tempo lento deve seguirne uno animato, e viceversa).

Psicologicamente è tutta incentrata sulla descrizione dello stato d’animo in cui si trova Sieglinde: la consapevolezza del peccato commesso, dell’offesa recata alle sacre regole del focolare; il presentimento che la colpa dovrà essere duramente espiata, e il dolore aggiuntivo derivante dal constatare che tale espiazione coinvolgerà anche il nobile e amato fratello.

Il quale invece è più che mai sicuro di sè. Vede nella spada ritrovata - che ora stringe saldamente in pugno - il segno di un destino che gli è divenuto amico. E non ha il minimo dubbio di poter difendersi da qualunque nemico.

La scena è costituita fondamentalmente da un dialogo in quattro parti: due frasi recitate - con portamento sicuro - da Siegmund, alternate a due monologhi di Sieglinde, pieni di ansia, preoccupazione, paura e visioni da incubo.

La didascalìa ci dice che Brünnhilde è salita su un picco, dove è situata la caverna-alloggio che lei condivide con il suo cavallo(1); e da lì scorge i due gemelli in fuga, diretti proprio verso di lei; che si ritira quindi nella caverna.

L‘interludio orchestrale ci presenta sempre i temi dell‘amore e della fuga intrecciati, ma qua e là compare, sia pure sulla stessa nota ribattuta, il tema di Hunding, a ricordarci ancora da chi i due amanti sono inseguiti… Siegmund cerca di fermare la sorella (“Raste nun hier”) ma lei prosegue (“Weiter!”) con il tema della fuga che riprende a galoppare, in tutta l’orchestra, ma adesso in modo più calmo, progressivamente placandosi, finchè Siegmund riesce a fermare la sorella (“Verweile, süsseste Weib!”) Sul tema dell’amore, le conferma che lui è lì per proteggerla (“Siegmund ist dir Gesell”) e i corni ripetono quello straordinario inciso che avevamo udito nel primo atto, allorquando Siegmund aveva cantato alla sorella “denn wonnig weidet mein Blick”, perché gioiosamente pasce il mio sguardo.

Le viole lo sviluppano dolcemente, poi clarinetto ed oboe reiterano il tema dell’amore, ma Sieglinde tosto riparte (“Hinweg! Hinweg!…”) ed incomincia un lungo monologo in cui si accusa di tradimento – lei già legata ad un uomo, sia pure non amato - aggiungendo di non essere degna, lei donna infedele, di un uomo puro come lui, da lei stessa trascinato nel disonore. Durante questo monologo appaiono alcuni degli stupendi temi del primo atto, di quello sbudellante “duetto d’amore” di cui i due erano stati protagonisti.

Sieglinde canta “…vor der süssesten Wonne”, davanti alla dolcissima delizia, e lo canta come là Siegmund aveva descritto la sua gioia nell’amarla; ma qui la delizia diventa scorno (“Grauen und Schauder”) per la donna traditrice! “Lascia la maledetta!” grida Sieglinde, io sono priva d’onore!

Siegmund, supportato dal tema dell’eroismo prima delle parole “Was je Schande dir schuf” (Quella vergogna che ti portò, l’empio la dovrà espiare) la rassicura: Nothung darà il benservito a Hunding e ai suoi compari! E la tromba bassa fa sentire il tema della Spada prima delle parole “Rache dann hast du erreicht!” (avrai così vendetta); ma immediatamente dopo si ode, nei timpani, l’inconfondibile ritmo di Hunding, che sta sopraggiungendo.

E qui Sieglinde cade in una specie di lungo deliquio. Immagina Hunding che, risvegliatosi, ha chiamato a raccolta i suoi per vendicare l’onta subita: corni e trombe emettono otto autentici singhiozzi (acciaccatura e semiminima, in fortissimo e forte) a sottolineare lo stato d’animo della donna. Che si getta al collo di Siegmund, ma ode i corni di Hunding e immagina la muta di cani inferociti, contro cui nessuna spada potrà prevalere. Crede di vedere Siegmund sbranato dai cani, la spada distrutta (“...in Stücken zerstaucht das Schwert”, tema della spada nelle trombe…) Nel deliquio, Sieglinde vede persino spezzarsi e cadere il frassino in cui la spada era conficcata!(2) E sviene fra le braccia di Siegmund.

Il quale la sorregge (“Schwester, Geliebte!”) le ascolta il respiro per rassicurarsi che sia ancora viva, e poi la adagia al suolo, mentre il tema dell’amore, nei violoncelli, sottolinea il suo lungo bacio sulla fronte di lei.

___
Note:
1. Il nome del destriero di Brünnhilde - Grane, un ippogrifo in realtà - ci verrà comunicato nella prima scena del terzo atto, allorquando le sorelle valchirie ne descriveranno l’arrivo trafelato.
2. Un’evidente allegorìa del focolare, distrutto dal suo tradimento.

Nessun commento:

Powered By Blogger
Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
*****
fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
*****
orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
*****
Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
*****
L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
*****
La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
*****
…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

Mani-avanti / Disclaimer

Questo blog non è, nè vuol essere, nè intende diventare, una testata giornalistica. Viene aggiornato senza alcuna periodicità, a mera discrezione dell’autore.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Con l'atto della pubblicazione, l'autore di ciascun commento dichiara la propria esclusiva responsabilità per i contenuti dello stesso, sollevando questo blog ed il suo autore da ogni e qualsivoglia responsabilità.
Tutti i contenuti del blog sono prodotti ai soli fini divulgativi e di analisi critica; nel caso di violazione del diritto di copyright saranno immediatamente rimossi previa comunicazione da parte del titolare.

Any copyrighted material on these pages is included as "fair use", for the purpose of study, review or critical analysis only, and will be removed at the request of copyright owner(s).