5 ago 2010

3.3.3.3 Die Walküre: Atto III - Scena III – Wotan commina la punizione a Brünnhilde

Ma non si può tornare indietro, il destino ineluttabile si deve compiere! Partendo dal MIb della maledizione, Wotan canta: “da labte süss dich selige Lust…”, mentre tu trovavi dolce conforto e ti abbeveravi d’amore, a me toccava il fiele dell’angoscia!(1) È una stupenda frase, che gli archi accompagnano, partendo dal LAb dei bassi, con una salita cromatica (MIb-FA-FA#-SOL-SOL#-LA-SIb-SI-DO) seguita da una discesa (SI-LA-SOL#) che ricorda addirittura la Erda del Rheingold, prima di appoggiarsi sul SI naturale, dove l’enigma, in tromba e tromboni, ripropone l’eterna domanda. Ancora Wotan: “Deinen leichten Sinn…“ col tuo comportamento leggero ti sei separata da me… e puntualmente gli archi bassi ripetono, cupi, il tema della giustificazione!

“Perciò devi essere punita…” e lo conferma in pieno il tema del Patto, truce davvero negli archi sul pedale degli ottoni gravi, fortissimo. Ma attenzione, il tema appare però più “mosso” del solito, tutto puntato e – guarda un po’! - con salti di sesta all’insù, quasi a mostrarci di non aver ancora recuperato il suo standard, dopo la “ribellione” di Brünnhilde!

La quale è ancora sostenuta dal tema della sua giustificazione: “Wohl taugte dir nicht…”, la pazza fanciulla non ti ha giovato, ma lei ha amato ciò che tu amavi! Quindi, se pur la vuoi scacciare, non oltraggiarla, non lasciarla esposta al ludibrio e al disonore.

Wotan (mentre gli archi bassi, con attacco in fortissimo, intonano il tema dell’amore): “Du folgtest seliger der Liebe Macht: folge nun dem, den du lieben musst!”, hai ceduto alla forza dell’amore, ora segui colui che devi amare! Si noti come Wagner qui non contrapponga liebe a lust (amore a piacere): nonostante Brünnhilde sia condannata a seguire un uomo non scelto da lei, lei dovrà amarlo, non solo assecondarne il piacere… ed è questa una piccola ma chiara premonizione del fatto - che ci verrà confermato fra poco - che è Siegfried l’uomo con cui lei è destinata ad unirsi.

Brünnhilde ancora implora il padre: “Soll ich aus Walhall scheiden…” se dovrò abbandonare il Walhall e soggiacere ad un uomo dominatore (qui Brünnhilde canta quasi sulle stesse note usate nella scena precedente da Wotan, sullo stesso verso – dem herrischen Manne) fai in modo che non sia un vile, indegno di me. A Wotan, che ancora nega ogni attenuante, la Valchiria risponde toccando il tasto dei Wälsi: “Du zeugtest ein edles Geschlecht…”, hai generato una nobile schiatta (il tema dell’eroismo dei Wälsi si alza due volte). Poi gli preannuncia Siegfried(2) (due volte il suo tema risuona nei corni) poi ancora cerca di intenerirlo parlandogli dei pezzi della spada (col relativo tema nella tromba) che Sieglinde custodisce, ma è tutto inutile! Wotan ogni volta la zittisce, brusco (il tema dell’enigma, l’ossessionante “perchè?” si ripete due volte).

Alla fanciulla che chiede quale sarà la punizione, Wotan risponde “In festen Schlaf…”, ti chiuderò in un sonno profondo, e qui compare il tema della magìa del sonno, fatto da note discendenti, su accordi di tonalità sempre diverse, che esprimono proprio quella sensazione arcana e innaturale che si prova all’avvicinarsi del sonno(3)…

Note del tema del Walhall sottolineano la nobiltà della fanciulla punita, che fa un’ultima preghiera al padre: “Soll fesselnder Schlaft…”, se un sonno profondo mi deve incatenare (tema del sonno) allora fa sì che io non sia facile bottino per un uomo qualunque, ma che solo l’eroe più libero mi possa trovare. E sulle parole “…dass nur ein furchtlos freiester Held…”, si alza, solenne, il tema di Siegfried, affinchè tutti si mettano ben in testa fin d’ora che sarà solo lui, e nessun altro, a risvegliare la fanciulla nel terzo atto della prossima opera! “Dies ein musst du gewähren…”, chiede Brünnhilde, almeno questo devi concedermi, anche se mi devi punire…

Qui compare il tema del Patto, nei fiati, ma ora veloce e soprattutto oscillante, come incapace di riacquistare la sua antica forma pedante! Persino quando Brünnhilde invoca la lancia di Wotan a fare strame del suo corpo - “zerstöre dein Speer…” - il tema del Patto viene intonato da oboe, corni, fagotti e tromboni col piglio originale, ma le ultime tre note di corni e fagotti sono raddoppiate all’ottava, inserendo quindi l’effetto di quel salto di settima all’insù, caratteristico della giustificazione! Insomma, finchè Brünnhilde resta presente a se stessa, continua a condizionare non solo Wotan, ma tutto il suo “impianto giuridico”: e tale condizionamento cesserà, come vedremo fra poco, allorquando la giovane verrà, per così dire, “neutralizzata”, in realtà narcotizzata. (Non si ripeterà mai abbastanza quanto sia meticoloso Wagner nel rappresentare in musica, e con pochi tratti, le situazioni psicologiche e filosofiche più complesse…)

Dunque, Brünnhilde accetta la punizione ma, sul galoppare del tema della cavalcata, supplica Wotan: accendi un grande fuoco attorno a me, che tenga lontano i codardi e gli indegni!(4) Ed ecco risuonare qui il tema dell’incantesimo del fuoco, nei fiati sostenuti dalle volute degli archi, ad introdurre ancora il tema della magìa del sonno, che accompagna le ultime parole che udiamo cantare da Brünnhilde nella Walküre: “…es leck' ihre Zung', es fresse ihr Zahn den Zagen, der frech sich wagte, dem freislichen Felsen zu nahn!” …che il fuoco “lambisca la sua lingua, divori il suo dente il codardo, che osi temerario, alla paurosa rupe appressarsi!”(5)

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Note:
1. Abbiamo già osservato come l’origine della punizione che Odin infligge a Sigrdrifa (Brünnhilde) nella Sigrdrifumol di Saemund sia il puro risentimento per una quasi veniale disobbedienza della Valchiria: là Odin non manifesta alcun problema “esistenziale”: caso mai doveva essere felice di avere con sé, nel Valhall, il prode Hjalmgunnar, e non l’insignificante Agnar…
2. La reazione di Wotan, tutt’altro che sorpreso dall’annuncio della gravidanza di Sieglinde, ci conferma che in realtà la cosa gli doveva essere ben nota già da prima delle sue rivelazioni alla figlia nella seconda scena; e che anzi è proprio da lui – e da chi altro? - che la Valchiria può esserne venuta a conoscenza.
3. Weber - a proposito di “fonti” - aveva già scritto, molto in piccolo, una cosa del genere nell’Euryanthe, terzo atto, cavatina Hier dicht am Quell, dove la protagonista implora la morte, sulle parole: Da will ich mir den Tod erflehn, mein stilles Grab (mir bauen).
4. Wagner prende questo dettaglio (come altri) dalla citata Sigrdrifumol.
5. Traduzione di Guido Manacorda.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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