9 set 2008

3.2.1.1 Die Walküre: Atto II - Scena I - Introduzione, Wotan e Brünnhilde

Anche il secondo atto si apre - come il primo - in un’atmosfera da tregenda: alla base, in entrambi i casi, la condizione di pericolo di esseri umani: là del solo Siegmund, allo sbando in mezzo alla foresta, inseguito dai nemici; qui dei due gemelli-amanti, inseguiti - in fin dei conti - da quegli stessi nemici, capitanati da Hunding. È verosimilmente mattina, visto che gli avvenimenti immediatamente precedenti erano avvenuti nel corso della notte(1). Nel primo atto c’era anche una componente meteorologica (con tanto di Donner!) che qui è assente, anche se compensata da un altro tipo di “uragano”, come presto vedremo.

Le trombe aprono con il tema della spada, ma in uno scenario drammatico (sono i due gemelli che fuggono): tempo impetuoso, tonalità LA minore, incupita dal FA#, salto all’ingiù di decima, anzichè di ottava, e due terzine puntate a risalire. I violini suonano il tema della fuga, fa una timida apparizione quello dell’amore, poi ancora la fuga, dalla dominante MI; una breve pausa, quasi a tirare il fiato, ma proprio col cuore in gola, quindi ancora la spada, sempre concitata, la fuga che sale al MI, ora diventato per un attimo tonica, e da qui si sale ancora più in alto fino al cielo (il SI) dove l’orchestra, con terzine sincopate (ma qui compare minaccioso nelle tubette e nei timpani anche il ritmo martellante, inconfondibile, di Hunding, che incombe sui fuggitivi) ci annuncia il passaggio delle Valchirie(2), di cui compare per la prima volta, in tromba bassa e tromboni, partendo dal DO e sfociando sul MI, il famoso tema della cavalcata(3), col quale si aprirà poi, in forme e proporzioni gigantesche, il terzo atto.

Siamo su un selvaggio picco roccioso; Wotan, armato di tutto punto, ordina alla figlia Brünnhilde(4) (una delle nove Valchirie da lui generate) di proteggere Siegmund nell‘imminente scontro con Hunding. Possiamo ben immaginare che Brünnhilde ne sia felice, visto che Siegmund è pur sempre un suo fratellastro: così lancia il suo grido, Hojotoho! Ha alcune varianti, questo urlo selvaggio e primitivo: la prima (croma - croma puntata - semicroma - semiminima) scende di un’ottava (ohibò, ci si vede subito il DNA di Wotan!) SOL-SOL, passando dal RE# e risale al SI; un’altra da quel SI spicca un salto di un’ottava in alto; seguita da un’altra ancora che, invece che sul SI, sale al DO e da qui al DO acuto. Vedremo come nel terzo atto anche altre Valchirie si esibiranno in questo grido, nelle sue diverse forme; Brünnhilde invece, dopo questa scena, in cui lo espone non meno di 22 volte, non lo ripeterà mai più, e ne scopriremo più avanti la ragione...

Intanto la nostra Valchiria scorge arrivare da lontano Fricka, la moglie di Wotan: non sembra proprio animata da amichevoli intenzioni, la prima fra le déesse... e perciò Brünnhilde mette in guardia il padre, lancia un’ultima serie di 4 Hojotoho! (2 sfocianti sul SI e due sul DO) cui segue il conclusivo Heiaha! ha! (sul SI, con salto di un’ottava all’ingiù). Ad esso si sovrappongono le scalpitanti terzine di violoncelli e contrabbassi, ad annunciare Fricka, col trotto trafelato dei due arieti che trascinano il suo carro, mentre la Valchiria se ne va, lasciando Wotan da solo a vedersela con la moglie.
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Note:
1. L’intera Walküre copre all’incirca un lasso di 24 ore: da una serata, in cui Siegmund arriva nella capanna di Hunding, alla serata del giorno successivo, quando Wotan addormenta Brünnhilde.
2. Wagner trasferisce nel Ring, in modo abbastanza fedele, la figura delle Valchirie dei poemi eddici. Dove peraltro non è rintracciabile la loro discendenza diretta da Odin-Wotan.
3. A proposito di questo tema, si è scoperto che viene da un pezzo per pianoforte di Schumann: come si vede, Wagner ha preso molti spunti da altri musicisti, così come ne ha, a sua volta, forniti a dozzine ai suoi posteri.
4. Nelle saghe si narra di Brynhild (a volte chiamata anche Sigrdrifa). Come detto, lì non è figlia di Odin... ma come potrebbe mai esistere il sublime terzo atto della Walküre, senza quel rapporto di sangue?

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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