27 nov 2007

2.4.6 Das Rheingold: Scena IV – Fafner fratricida

Dunque, Fafner comincia ad arraffare il tesoro (temi dei giganti e dei nibelunghi!)

Fasolt gli si avventa addosso, per avere la sua parte(1).

Fafner gli dice: ti sei beato di Freia, fratello, e non l’avresti certo spartita con me! e allora a me adesso spetta “la metà più grossa” (sic) del bottino!

Loge non perde occasione per dare consigli (più o meno interessati); sussurra a Fasolt (accompagnandosi col tema dell’annientamento!): “Den Hort lass’ ihn raffen…”, lascia che Fafner si prenda pure tutto il tesoro, tu tieniti solo l’anello! Il tema dell’anello guizza e ansima in orchestra, mentre Fasolt lo reclama e poi lo strappa a Fafner, il quale (“Halt ihn fest…”, tienilo saldo, che non ti scappi!) assesta una tremenda botta in testa al fratello, che stramazza morto! Ai timpani il compito di registrarne l’ultimo rantolo… Ora guarda pure l’occhio di Freia, l’anello non ti appartiene! conclude Fafner, che comincia con calma ad insaccare il tesoro (avrà finito e se ne andrà col sacco in spalla solo alla fine della “tempesta” scatenata da Donner).

Il tema – invero terrificante - della maledizione si alza nei tromboni, a certificare che le parole di Alberich lasciano il segno per davvero!(2) E Wotan non può non riconoscerlo (“Furchtbar nun…” adesso vedo la potenza spaventevole della maledizione!) mentre il relativo tema ancora si ripete nei tromboni, seguito da quello dell’annientamento!

Loge vede sempre le cose dal lato positivo: guarda, Wotan, i tuoi nemici si ammazzano fra loro per l’anello (e il tema dell’annientamento freme negli archi…)

Wotan vorrebbe tornare da Erda, per saperne di più sul suo futuro (ma ciò accadrà - sulla scena - solo nel terzo atto del Siegfried…(3)) mentre Fricka, sempre piuttosto avulsa dal contesto, chiede: “Wo weilst du, Wotan?”, che aspetti, Wotan, non ti attira l’idea di occupare la nostra nuova dimora? E ha il coraggio di cantarlo sul tema del vincolo d’amore, la noiosa megera!

Accompagnato da un frammento del tema del Walhall e da uno del tema dell’anello (quanto sono davvero parenti!) Wotan ammette: “Mit bösem Zoll…”, sì, la rocca l’ho pagata un ben triste prezzo, e il tema della maledizione suggella la sua amara riflessione.
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Note:
1. Come già accennato, Fafnir e Regin decidono di uccidere il padre Hreidmar per impossessarsi dell’oro sequestrato da Loki ad Andvari. Dato che l’omicidio è fisicamente commesso da Fafnir, è questi che si tiene per sè tutto il tesoro, che custodirà trasformandosi in drago, proprio come il Fafner di Wagner.
2. Nella citata vicenda presso Hreidmar, è Loki a dare comunicazione a lui e ai suoi figli della maledizione che incombe sui possessori del tesoro di Andvari, e così Hreidmar viene tosto fatto secco dal figlio Fafnir!
3. Per la verità Wotan ci farà sapere di una sua visita ad Erda (con annesso rapporto “biblico”) nella Walküre.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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