11 set 2007

2.2.2 Das Rheingold: Scena II – Wotan e Fricka

Fricka è la prima a svegliarsi: scuote il marito con parole piene di ansia e preoccupazione; perchè? Mentre Wotan ancora sogna (“Der Wonne seligen Saal…”, la sacra sala della delizia) i violoncelli ci avvertono (e stavolta senza lasciarci ombra di dubbio, poichè intonano il tema dell’anello!) che egli deve avere proprio la coscienza sporca… Ma il dio, come nulla fosse, vaneggiando di onore e potenza (“Mannes Ehre, ewige Macht…” sulla cadenza del tema del Walhall, nei corni) si permette addirittura di “arpeggiare” sull’accordo di LAb maggiore (“…ragen zu endlosem Ruhm!”, salgono a eterna gloria).

Fricka insiste: svegliati, e preoccupati! Negli archi gravi compare per la prima volta (scendendo dal MIb per dieci note fino al sottostante REb, e qui ancora in una forma blanda e sonnolente, proprio come uno sbadiglio del dio che si sveglia di malavoglia…) il tema del Patto, che rappresenterà in tutto il Ring la legge naturale, le Rune contrattuali incise sulla lancia di Wotan, a cui nessuno può sfuggire, menchemeno il dio medesimo…

La didascalìa dice, di Wotan: “sollevandosi un poco” e possiamo immaginare che il tema del Patto si riferisca anche alla lancia alla quale il dio si appoggia per alzarsi. Ora Wotan si compiace del Walhall, il cui tema accompagna il suo saluto (“Vollendet das ewige Werk!…”, compiuta è l’eterna opera!); in questa seconda presentazione, il tema occupa in tutto 23 misure: ma dopo il passaggio in FA minore, come in ogni pezzo musicale che resti rigorosamente ancorato ai dettami della tonalità, invece che modulare sulla dominante LAb, come nell’esposizione originaria (e come sembrerebbe voler fare Wotan col suo “…hehrer, herrlicher Bau!”, nobile, gloriosa rocca! un salto di ottava discendente, REb-REb, seguito da uno di decima ascendente, fino alla mediante FA, seguito da uno speculare discendente, con risalita poi alla dominante LAb, attraverso il FA) si “torna a casa”, alla tonica di REb, che la prima tromba consacra successivamente con l’aggiunta di una chiusa in cui spicca un salto di ottava all’insù, poggiato sulla mediante FA (misure 19-20) che però poi, passando per la sopratonica e scendendo alla dominante LAb, risale al REb conclusivo delle misure 21-23 (come si vede, il nostro non dimentica mai le “buone regole” da Conservatorio…) Si noti qui la scala discendente dei bassi, che precede immediatamente la chiusa: è un frammento per nulla riempitivo che ricorda, da un lato, il Patto, e dall’altro ci premonisce sulla caducità del Walhall (lo risentiremo precisamente alla fine del Götterdämmerung!)

Ora Fricka ci spiega il malfatto: in cambio della costruzione, che cosa ha avuto il coraggio di promettere ai Giganti, il marito spudorato? Nientemeno che Freia(1) (sorella di Fricka) la dea dell’Amore! Si stenta quasi a crederlo: pur di procurarsi uno strumento del potere, anche il nostro dio ha per caso deciso (proprio come Alberich!) di rinunciare all’amore? Tutti, ma proprio tutti: gli elfi chiari, come quelli neri, ed anche i Giganti, come vedremo, portano in seno una colpa, un peccato originale di cui dovranno prima o poi pagare il fio!

Quale distanza, fra i concetti che Wagner pone al centro della sua arte, e gli stolti libretti che caratterizzano il melodramma tradizionale!(2)

Wotan l’ha quindi combinata grossa! anzi… doppia! infatti egli ha, contemporaneamente:
1. offerto come ricompensa l’Amore che, sappiamo, mai può essere oggetto di baratto…
2. proprio ben sapendo questo, aveva già in mente di non mantenere la promessa, quindi stava ingannando i Giganti fin dall’inizio!

Il colloquio fra Wotan e Fricka è proprio di una coppia tipica, dove il maschio ha manìe di grandezza e mal si rassegna al chiuso della famiglia, mentre la moglie guarda quasi esclusivamente alle regole costituite e non perde occasione per rinfacciare al marito le sue piccole o grandi colpe, in modo petulante e noioso(3). Seguiamo il declamato dei due…

F: “Nur Wonne schafft dir…”, a te reca gioia, ciò che a me spaventa...: sono preoccupata per Freia; ora che la rocca è finita, qualcuno reclamerà la ricompensa (e il Patto lo testimonia, scendendo dal SIb nei violoncelli). Sull’ultima parola di Fricka, che chiede se Wotan ha scordato ciò che ha promesso (Freia, appunto…) i timpani, piano, ci anticipano chi è questo “qualcuno”: i Giganti!

W: “Wohl dünkt mir…”, lascia fare a me, ora il castello è fatto, e questo è ciò che importa: quanto alla ricompensa, tu non preoccupartene. (Il tema del Patto sottolinea ancora, per ben due volte, negli archi bassi, scendendo dapprima dal SOL, poi dal SIb, il contratto che lega Wotan ai Giganti).

F: “O lachend, frevelnder Leichtsinn!” (notare nei flauti il tema della schiavitù) o leggerezza inaudita! promettere in pegno la mia dolce sorella Freia! Ma cosa non farebbero gli uomini per avere la potenza! Ah, la loro avidità…

W: “Gleiche Gier war Fricka…”, ma Fricka non parlava così quando mi chiese la reggia! (e il tema dell’anello si fa sentire nei corni…)

F: “Um des gatten Treue…”, devo pur pensare alla fedeltà del marito, fare qualcosa per trattenerlo a casa, evitare che se na vada lontano… Lo stupendo tema detto del vincolo d’amore, su “herrliche Wohnung, wonniger Hausrath…” - che cade di un’ottava, da sensibile a sensibile, passando dalla sesta, quindi percorrendo, su “Wohnung” (la rocca) una settima discendente, proprio come la maledizione di Alberich all’amore (ahi, ahi, qui gatta ci cova!) e poi risale al MI di partenza, per discendere sulla fondamentale FA, passando per la dominante DO - sottolinea come la donna si faccia attirare anche dalle manìe del marito, pur di usarle poi a proprio vantaggio…

W: (cantando lo stesso tema, in MIb, modulando dal RE minore della moglie; verrebbe quasi da dire: rispondendo per le rime!) “Wolltest du Frau…”, tu mi vorresti incatenare, donna, ma io sono un dio e devo conquistarmi il mondo (a questo mi serve il castello, non certo a rinchiudermici con te, cosa ti credi?)

E Wotan ripercorre qui (“…von aussen gewinne die Welt”) modulando a DO maggiore, l’arpeggio con cui aveva salutato la rocca in LAb, al risveglio (“…ragen zu endlosem Ruhm!”) Ecco come la semplice riproposizione di un tema serve splendidamente a stabilire connessioni psicologiche, programmatiche ed esistenziali! Poi Wotan chiude con il “solito” salto di ottava all’ingiù: “Wandel und Wechsel liebt, wer lebt…”, chi vive davvero, ama il movimento ed il cambiamento: stereotipo tipicamente maschile! che la tromba sottolinea con la perentoria chiusura del tema del Walhall.

F: “Liebloser, leidigster Mann!…”, uomo senza amore e senza pietà, per i tuoi giocattoli getti la vergogna sull’amore e sul valore della moglie? (tema della rinunzia su “Weibes Werth?”). Loge più avanti tornerà ripetutamente sul concetto “Weibes Wonne und Werth”, il valore e la delizia del femminino, e sempre accompagnandosi al tema della rinunzia (stante l’oggetto delle sue ricerche sociologiche, come vedremo…)

W: “Um dich zu Weib…”, non dimenticare che per averti in moglie io ho ceduto uno dei miei occhi! (e il tema del Patto è lì a confermare, scendendo sempre dal SIb…)(4) Io amo le donne(5) (!?) più di quanto tu creda; non preoccuparti per Freia, non ho mai pensato nemmeno lontanamente di cederla!

F: “ So schirme sie jetzt…”, allora proteggila proprio adesso!

___
Note:
1. Nelle saghe Freyia (come il fratello Freyr, Froh) era di stirpe Vanir, poi passata agli Æsir. Oltre ad attribuirle arbitrariamente (come vedremo in seguito) la custodia delle mele, Wagner non esita a cambiarle anche lo stato di famiglia, presentandocela come cognata di Wotan: questa forzatura ha l’indubbio pregio di aggiungere realismo alle ansie e alle preoccupazioni di Fricka.
2. Val la pena osservare come sia stata la musica pura (strumentale) e non quella parlata (opera lirica) ad occuparsi per prima di concetti di filosofia e sociologia. Un esempio fulgido ci viene dalla “forma-sonata”, inventata nel settecento come struttura portante di composizioni strumentali (primi tempi di sinfonie, di concerti, quartetti, sonate per pianoforte, musiche da camera); in essa si presentano (esposizione) in sequenza due temi distinti e addirittura contrapposti: il primo, normalmente di stampo eroico, virile, esposto nella tonalità di base; il secondo, invece, di carattere contemplativo, elegiaco, femminile, intonato sulla dominante della tonalità principale; i due temi vengono poi a stretto contatto, a volte addirittura in duro confronto fra loro, nella sezione dello sviluppo; infine, nella ripresa e ricapitolazione, che porta alla conclusione del brano, il secondo tema si adegua, per così dire, al primo, assumendone la tonalità. Cosa sta a rappresentare tutto ciò? Nientemeno che il rapporto (di volta in volta conflittuale e cooperativo) fra diverse idee, classi sociali, stati d’animo, poteri, interessi, visioni del mondo! Tutta la musica sinfonica, da Haydn in poi (massimamente Beethoven) ha quindi avuto un suo programma interno e finalmente Wagner, “portando la sinfonia nell’opera”, non ha fatto che spingere il fenomeno alle sue più estreme conseguenze.
3. Per ora siamo a livello di normalità del menàge: vedremo poi come nella Walküre (atto II) il conflitto esploderà insanabile e porterà a conseguenze estreme.
4. In realtà le saghe narrano di Odin che cede un occhio per attingere sapienza dal pozzo dello zio Mimir (o Mimer) come ci confermeranno le Norne nel prologo del Götterdämmerung.
5. Wagner accentua l’attitudine di Odin verso l’altro sesso. Come vedremo, ci presenterà Wotan come generatore delle Valchirie, cosa non rintracciabile nelle saghe.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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