24 mag 2010

3.3.1.3 Die Walküre: Atto III - Scena I – “O augusta meraviglia”

E da quel RE, Sieglinde, sulle parole “O hehrstes Wunder!”, nobilissima meraviglia!, intona un nuovo tema che Wagner non riutilizzerà più, tenendolo gelosamente in serbo nientemeno che per il finale, e in particolare poi per le ultime sette misure, del Götterdämmerung (composto quasi vent‘anni più tardi!) laddove esso tornerà per impersonare suggestivamente, ma anche problematicamente, la possibilità – tutt’altro che garantita, peraltro - di riscatto e di rinnovamento dell’umanità: è il tema cosiddetto della redenzione(1). Di esso notiamo da subito il profilo: RE-SOL (l’attacco della Spada) e poi: sensibile-tonica-sopratonica, quindi tonica-sensibile-tonica (SOL) seguita da una settima discendente, sul LA, in corrispondenza del “Wunder”. Orbene, ricordate per caso Alberich, alla fine della prima scena del Rheingold, nel drammatico momento di maledire l’amore?: stessa chiusa musicale, tonica-sensibile-tonica (DO) e poi la settima all’ingiù, sul RE… Ecco ancora una volta un sottile e inquietante legame che la musica – nelle mani di un genio - riesce meravigliosamente a stabilire fra due concetti: l’amore (da Alberich maledetto) e la meravigliosa speranza (qui da Siegfried rappresentata). Il che getta – fin da subito – un’ombra sinistra sul futuro del nostro eroe(2)…

Notiamo di passaggio come il “salto di settima discendente” sia usato in più occasioni da Wagner per rappresentare l’inestricabile intreccio fra sacro e profano, fra etica e materialismo: l’amore e la sua maledizione, in Alberich; l’amore e il suo uso venale (in Fricka e Wotan). Per Siegfried siamo, almeno per ora, sul terreno “sacro”, ma solo perché un embrione non può che rappresentare – in ogni caso – una positività, un valore nobile, perbacco: una vita. Vita che tuttavia deve ancora svilupparsi compiutamente per dare i suoi frutti materiali e spirituali. E saranno questi, e solo questi, l’unica base su cui la si potrà - a tempo debito - valutare e giudicare…

Tornando al canto di Sieglinde, dopo il “Wunder” i violini risalgono con due terzine dalla sopratonica alla sensibile e, sulla tonica SOL, la futura madre proclama, sempre sul tema della redenzione: “Herrlichste Maid!” (nobilissima fanciulla(3)) e con ciò saluta la protettrice Valchiria, benedicendola con il suo dolore.

Bene, un ultimo parapiglia delle Valchirie annuncia che adesso Wotan sta proprio arrivando da quelle parti (“Steh’!, Brünnhild!” emesso da un megafono, da lontano) e bisogna perciò prepararsi al peggio. Brünnhilde chiede ancora disperatamente la protezione delle sorelle, che cercano di nasconderla alla vista di Wotan, ma tutto è inutile: accompagnato dal suono di una macchina del tuono, disposta sulla scena, il dio arriva finalmente sul suo cavallo, seminando il panico nelle figlie: “Hieher rast sein rächender Schritt!” Qui infuria il suo passo vendicatore!
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Note:
1. Definizione entrata ormai nella letteratura sul Ring, ma assai poco autorizzata dallo scenario (lo stesso Wagner usava il temine glorificazione di Brünnhilde, in sostanza spostando l’enfasi sulla Valchiria, a sottolinearne ulteriormente la presa di coscienza, avvenuta nel secondo atto): viceversa, volendo riferire il tema al concepimento di una nuova vita, esso allora potrebbe essere descritto ed etichettato in mille modi diversi, senza tirare in ballo necessariamente la “redenzione” (cosa che avrebbe un senso solamente in uno scenario cristiano “natalizio-pasquale”, da Parsifal insomma, davvero difficile da giustificarsi qui). Ancor più arbitraria e fantasiosa, quanto suggestiva, è la definizione di redenzione attraverso l’amore che alcuni esegeti, in specie francesi, hanno voluto proporre, senza elementi razionali a supporto. È vero invece che, scomparso Siegmund, Siegfried rappresenta ormai l’unica possibilità e speranza di salvezza per Wotan (e per Brünnhilde con lui) più che per Sieglinde... la quale si prepara a vivere la sua maternità (l’unica cosa rimastale, che sarà anche l’ultimo atto della sua vita) come inconsapevole strumento al servizio della volontà del padre.
2. In effetti Siegfried è a sua volta figlio di un “amore maledetto” (in quanto frutto di adulterio e incesto!) Torneremo comunque su questo problema, invero capitale, al momento di analizzare la chiusa del Ring.
3. Da qui la citata descrizione di Wagner del tema come: glorificazione di Brünnhilde.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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