E da quel RE, Sieglinde, sulle parole “O hehrstes Wunder!”, nobilissima meraviglia!, intona un nuovo tema che Wagner non riutilizzerà più, tenendolo gelosamente in serbo nientemeno che per il finale, e in particolare poi per le ultime sette misure, del Götterdämmerung (composto quasi vent‘anni più tardi!) laddove esso tornerà per impersonare suggestivamente, ma anche problematicamente, la possibilità – tutt’altro che garantita, peraltro - di riscatto e di rinnovamento dell’umanità: è il tema cosiddetto della redenzione(1). Di esso notiamo da subito il profilo: RE-SOL (l’attacco della Spada) e poi: sensibile-tonica-sopratonica, quindi tonica-sensibile-tonica (SOL) seguita da una settima discendente, sul LA, in corrispondenza del “Wunder”. Orbene, ricordate per caso Alberich, alla fine della prima scena del Rheingold, nel drammatico momento di maledire l’amore?: stessa chiusa musicale, tonica-sensibile-tonica (DO) e poi la settima all’ingiù, sul RE… Ecco ancora una volta un sottile e inquietante legame che la musica – nelle mani di un genio - riesce meravigliosamente a stabilire fra due concetti: l’amore (da Alberich maledetto) e la meravigliosa speranza (qui da Siegfried rappresentata). Il che getta – fin da subito – un’ombra sinistra sul futuro del nostro eroe(2)…
Notiamo di passaggio come il “salto di settima discendente” sia usato in più occasioni da Wagner per rappresentare l’inestricabile intreccio fra sacro e profano, fra etica e materialismo: l’amore e la sua maledizione, in Alberich; l’amore e il suo uso venale (in Fricka e Wotan). Per Siegfried siamo, almeno per ora, sul terreno “sacro”, ma solo perché un embrione non può che rappresentare – in ogni caso – una positività, un valore nobile, perbacco: una vita. Vita che tuttavia deve ancora svilupparsi compiutamente per dare i suoi frutti materiali e spirituali. E saranno questi, e solo questi, l’unica base su cui la si potrà - a tempo debito - valutare e giudicare…
Tornando al canto di Sieglinde, dopo il “Wunder” i violini risalgono con due terzine dalla sopratonica alla sensibile e, sulla tonica SOL, la futura madre proclama, sempre sul tema della redenzione: “Herrlichste Maid!” (nobilissima fanciulla(3)) e con ciò saluta la protettrice Valchiria, benedicendola con il suo dolore.
Bene, un ultimo parapiglia delle Valchirie annuncia che adesso Wotan sta proprio arrivando da quelle parti (“Steh’!, Brünnhild!” emesso da un megafono, da lontano) e bisogna perciò prepararsi al peggio. Brünnhilde chiede ancora disperatamente la protezione delle sorelle, che cercano di nasconderla alla vista di Wotan, ma tutto è inutile: accompagnato dal suono di una macchina del tuono, disposta sulla scena, il dio arriva finalmente sul suo cavallo, seminando il panico nelle figlie: “Hieher rast sein rächender Schritt!” Qui infuria il suo passo vendicatore!
___
Note:
1. Definizione entrata ormai nella letteratura sul Ring, ma assai poco autorizzata dallo scenario (lo stesso Wagner usava il temine glorificazione di Brünnhilde, in sostanza spostando l’enfasi sulla Valchiria, a sottolinearne ulteriormente la presa di coscienza, avvenuta nel secondo atto): viceversa, volendo riferire il tema al concepimento di una nuova vita, esso allora potrebbe essere descritto ed etichettato in mille modi diversi, senza tirare in ballo necessariamente la “redenzione” (cosa che avrebbe un senso solamente in uno scenario cristiano “natalizio-pasquale”, da Parsifal insomma, davvero difficile da giustificarsi qui). Ancor più arbitraria e fantasiosa, quanto suggestiva, è la definizione di redenzione attraverso l’amore che alcuni esegeti, in specie francesi, hanno voluto proporre, senza elementi razionali a supporto. È vero invece che, scomparso Siegmund, Siegfried rappresenta ormai l’unica possibilità e speranza di salvezza per Wotan (e per Brünnhilde con lui) più che per Sieglinde... la quale si prepara a vivere la sua maternità (l’unica cosa rimastale, che sarà anche l’ultimo atto della sua vita) come inconsapevole strumento al servizio della volontà del padre.
2. In effetti Siegfried è a sua volta figlio di un “amore maledetto” (in quanto frutto di adulterio e incesto!) Torneremo comunque su questo problema, invero capitale, al momento di analizzare la chiusa del Ring.
3. Da qui la citata descrizione di Wagner del tema come: glorificazione di Brünnhilde.
Notiamo di passaggio come il “salto di settima discendente” sia usato in più occasioni da Wagner per rappresentare l’inestricabile intreccio fra sacro e profano, fra etica e materialismo: l’amore e la sua maledizione, in Alberich; l’amore e il suo uso venale (in Fricka e Wotan). Per Siegfried siamo, almeno per ora, sul terreno “sacro”, ma solo perché un embrione non può che rappresentare – in ogni caso – una positività, un valore nobile, perbacco: una vita. Vita che tuttavia deve ancora svilupparsi compiutamente per dare i suoi frutti materiali e spirituali. E saranno questi, e solo questi, l’unica base su cui la si potrà - a tempo debito - valutare e giudicare…
Tornando al canto di Sieglinde, dopo il “Wunder” i violini risalgono con due terzine dalla sopratonica alla sensibile e, sulla tonica SOL, la futura madre proclama, sempre sul tema della redenzione: “Herrlichste Maid!” (nobilissima fanciulla(3)) e con ciò saluta la protettrice Valchiria, benedicendola con il suo dolore.
Bene, un ultimo parapiglia delle Valchirie annuncia che adesso Wotan sta proprio arrivando da quelle parti (“Steh’!, Brünnhild!” emesso da un megafono, da lontano) e bisogna perciò prepararsi al peggio. Brünnhilde chiede ancora disperatamente la protezione delle sorelle, che cercano di nasconderla alla vista di Wotan, ma tutto è inutile: accompagnato dal suono di una macchina del tuono, disposta sulla scena, il dio arriva finalmente sul suo cavallo, seminando il panico nelle figlie: “Hieher rast sein rächender Schritt!” Qui infuria il suo passo vendicatore!
___
Note:
1. Definizione entrata ormai nella letteratura sul Ring, ma assai poco autorizzata dallo scenario (lo stesso Wagner usava il temine glorificazione di Brünnhilde, in sostanza spostando l’enfasi sulla Valchiria, a sottolinearne ulteriormente la presa di coscienza, avvenuta nel secondo atto): viceversa, volendo riferire il tema al concepimento di una nuova vita, esso allora potrebbe essere descritto ed etichettato in mille modi diversi, senza tirare in ballo necessariamente la “redenzione” (cosa che avrebbe un senso solamente in uno scenario cristiano “natalizio-pasquale”, da Parsifal insomma, davvero difficile da giustificarsi qui). Ancor più arbitraria e fantasiosa, quanto suggestiva, è la definizione di redenzione attraverso l’amore che alcuni esegeti, in specie francesi, hanno voluto proporre, senza elementi razionali a supporto. È vero invece che, scomparso Siegmund, Siegfried rappresenta ormai l’unica possibilità e speranza di salvezza per Wotan (e per Brünnhilde con lui) più che per Sieglinde... la quale si prepara a vivere la sua maternità (l’unica cosa rimastale, che sarà anche l’ultimo atto della sua vita) come inconsapevole strumento al servizio della volontà del padre.
2. In effetti Siegfried è a sua volta figlio di un “amore maledetto” (in quanto frutto di adulterio e incesto!) Torneremo comunque su questo problema, invero capitale, al momento di analizzare la chiusa del Ring.
3. Da qui la citata descrizione di Wagner del tema come: glorificazione di Brünnhilde.
Nessun commento:
Posta un commento