22 lug 2007

Premessa (per… l’inciampato)

Questo scritto è nato senza volerlo(1).

Sì, perché voler scrivere su Wagner(2) e sul Ring, e per di più da parte di un dilettante, nel campo della musica, come della scrittura, come della filosofia, di tutto, insomma… sarebbe pura follia, o stupida presunzione.

Dico, se qualcuno vuole seriamente ragguagliarsi sull’argomento, si deve allora leggere le pagine scritte – sul versante filosofico-sociologico - da Theodor Wiesengrund Adorno, da Alfred Lorenz su quello musicale e da Thomas Mann su quello estetico-psicologico.(3)

Per il resto, su Wagner esiste in libreria, e soprattutto - scusate, siamo nel terzo millennio… - qui su Internet, una quantità spropositata di scritti, reperti, recensioni, esegesi, biografie, epicinii, epicedi ed mp3, da occupare un’intera esistenza solo a leggerne i titoli! (4)

Se poi uno conosce un pochino di tedesco, allora gli ci vorrebbero parecchie metempsicosi, per esplorare anche solo “a volo d’uccello” tutto ciò che sul genio (e sregolatezza?) di Lipsia è stato prodotto (e spesso anche - a ragione o a torto - “vomitato”).Per di più, dopo essermi incamminato in questa avventura nell’estate del 2000 - eravamo ancora nel millennio precedente, vero? - verso il 2005, resomi conto che… ci voleva tempo (avevo sì e no iniziato il Siegfried…) mi sono posto un obiettivo da rievocazione storica, e tempi invero “wagneriani”: il bicentenario della nascita di Wagner, 22 maggio, 2013! Non garantisco per nulla di potercela fare; ma, ben cosciente che, per la ricorrenza, ci sarà un’autentica inondazione di scritti, film, sceneggiati, rappresentazioni, tavole rotonde, chat, forum, DVD, concorsi a premi, e chi più ne ha… ho deciso di cominciare per tempo a divulgare queste mie riflessioni.

Dopodichè mi sono chiesto: perché mai qualcuno – in mezzo a un simile oceano di informazioni, accumulatesi in ormai 130 anni di “post-wagner” - dovrebbe invece leggere un testo scritto da un carneade dilettante?

Per una sola ragione, ho immaginato: la stessa per cui, fra milioni di persone che ci circondano, ciascuno di noi ne sceglie una come compagno/a, o amico/a, o socio/a, o magari come marito/moglie; in realtà: perché, in qualche modo, ci inciampa! Così, al malcapitato inciampato su questo “mattone”, posso solo dire: già che ci sei, provaci! E chissà che, dopo averci provato, lui possa concludere: ma sì, dopotutto c’è in giro anche di peggio…(5)

Solo un rapido accenno al mio personale approccio all’analisi delle opere di Wagner, in specie del Ring: per me (e sono convinto che la cosa dovrebbe valere per tutti, interpreti in prima fila) conta esclusivamente ciò che è scritto sulla partitura rilasciata da Wagner alle stampe, e cioè i segni musicali, i testi e le didascalie di scena, null’altro. In sostanza, deve valere il seguente principio: “siccome leggiamo in partitura questo e quest’altro, allora possiamo dedurre che Wagner intendesse esprimere questo o quel concetto, o sentimento”.

Il giudizio critico sull’opera dovrebbe in ogni modo prescindere da qualunque riferimento (biografico, letterario, cronachistico) per quanto importante o autorevole. Quindi, mai sostenere: “siccome Wagner intendeva esprimere questo o quel concetto, allora dobbiamo interpretare la partitura in questo o quest’altro modo”. (Per inciso, è seguendo questo approccio che si sono fatti e si continuano a fare allestimenti semplicemente assurdi delle opere di Wagner; ne è esempio celebre e tristemente famoso l’edizione del Ring del centenario di Bayreuth, 1976).

Purtroppo, avendo lo stesso Wagner detto, scritto, confidato e divulgato opinioni, teorie e proclami che sono spesso in contraddizione con i contenuti delle sue opere, l’impresa di tenere tali esternazioni fuori dal contesto delle opere medesime è talvolta improba, ma personalmente sono convinto che il principio vada sempre e a tutti i costi rispettato. Soltanto così è possibile apprezzare e giudicare artisticamente Wagner; viceversa, si apre la strada a tutte le strumentalizzazioni (e anche qui, è stato proprio l’ambiente più vicino a Wagner a rendersi storicamente responsabile di un uso purtroppo distorto e perverso delle sue opere).

Copyright? Scherziamo? Va da sé che lo “status” del presente scritto è del tutto “open-source” (come si usa dire in gergo webbico) e che nessuno verrà mai perseguito per averlo fatto circolare, riprodotto, spedito, citato, tradotto, esaltato o denigrato. Invece, a chi ci volesse lucrare sopra, mi limiterò, alberichamente, a maledire (e in stabreim):
“Ka t’wegn un Känker…”

___
Note:
1. Della incolpevole motivatrice di questa donchisciottesca (o …brancaleonesca) impresa mi limiterò a riportare le iniziali: M.I.D.
2. In realtà questo scritto tratta fondamentalmente della Tetralogia. I riferimenti biografici o agiografici all’artista (come ad altre sue opere) saranno limitati allo stretto necessario.
3. La citazione di tali autori non presuppone che le rispettive opere su Wagner contengano verità definitive…
4. Lì chiunque può trovare dettagli su come Wagner si vestiva e si profumava, sul colore delle mutandine (o mutandone) delle sue amanti, e sulle ipotesi che lui sospettasse – orrore! – di aver sangue ebreo nelle vene.
5. Quanto al “di meglio” - per non dire al “meglio in assoluto”, almeno se restiamo in Italia - mi limiterò a citare “L’Anello del Nibelungo” (edizioni Rusconi, 1982) del compianto Prof. Teodoro Celli, che mi ha “iniziato” allo straordinario mondo del Ring e che – lo dichiaro qui apertamente – ho preso a modello per questo scritto.
Powered By Blogger
Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
*****
fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
*****
orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
*****
Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
*****
L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
*****
La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
*****
…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

Mani-avanti / Disclaimer

Questo blog non è, nè vuol essere, nè intende diventare, una testata giornalistica. Viene aggiornato senza alcuna periodicità, a mera discrezione dell’autore.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Con l'atto della pubblicazione, l'autore di ciascun commento dichiara la propria esclusiva responsabilità per i contenuti dello stesso, sollevando questo blog ed il suo autore da ogni e qualsivoglia responsabilità.
Tutti i contenuti del blog sono prodotti ai soli fini divulgativi e di analisi critica; nel caso di violazione del diritto di copyright saranno immediatamente rimossi previa comunicazione da parte del titolare.

Any copyrighted material on these pages is included as "fair use", for the purpose of study, review or critical analysis only, and will be removed at the request of copyright owner(s).