Siegfried, o la breve giornata dell’Uomo puro, ingenuo (ancora in parte animalesco). Il desiderio di sfuggire alla banale routine, la volontà innata di promozione, il coraggio ai limiti dell’incoscienza, perfino un’istintiva spinta all’innovazione tecnologica sono i tratti distintivi del “ragazzo che vuole conoscere la paura”. E la conoscerà, per l’appunto, ma non già al cospetto dell’orrido drago Fafner, o del misterioso Viandante munito di lancia, bensì di fronte alla Donna, al Sesso, all’Amore.
Anche per il Siegfried convivono diversi piani di interesse e di osservazione: quello musicale, quello drammatico e quello psicanalitico-filosofico.
Il piano musicale può a sua volta essere osservato da lontano (secondo le macro-strutture) e da vicino (secondo i temi e i leit-motive): tutti e tre gli atti sono costituiti da tre scene, le quali si susseguono, quasi scolasticamente, alternando una scena più mossa e vivace ad una più lenta e solenne: Sigfried-Mime (con tanto di orso che getta lo scompiglio in casa) Mime-Viandante (lenta quanto drammatica) ancora Mime-Siegfried (con il trambusto della fucina messa a soqquadro); poi, nel secondo atto, Alberich-Viandante (personaggi “in attesa di eventi”) e Fafner, poi Mime-Siegfried-Fafner, con la breve e cruenta lotta, e ancora Alberich-Mime-Siegfried, con l’intervento dell’Uccellino; nel terzo atto, si inizia con la tempesta nell’animo del Viandante, che Erda non riesce a calmare, poi si prosegue con il lento incontro Siegfried-Viandante, per finire con la gioia irrefrenabile dell’amore fra Siegfried e la finalmente ridestata Brünnhilde. Quanto ai temi, molti ne nascono di nuovi (Siefgried ne è ovviamente uno dei destinatari) e quelli già nati (e noti) nelle opere precedenti tornano sempre variati, onde mostrarci il procedere degli avvenimenti e della vita, o creare ricordi vaghi e sfuocati, o anticipare ritorni e fatti successivi.
Sul versante del dramma, il Siegfried ci propone, fondamentalmente, quattro momenti topici: sempre ne è protagonista il Viandante-Wotan, il quale incontra, nel primo atto, Mime, nel secondo Alberich e nel terzo Erda e poi Siegfried. Per il resto, a parte la breve lotta di Siegfried con il drago, l’azione è circoscritta a qualche scena pseudo-famigliare, con annessi battibecchi (di Mime con Siegfried e poi con Alberich) e all’entusiasmante scena finale.
Si supera, Wagner (e anticipa di decenni Freud!) nella descrizione psicologica dei due amanti: Siegfried, di cui dapprima viene descritta musicalmente in modo straordinario (nel primo, ma soprattutto nel secondo atto) l’associazione inconscia fra l’immagine e l’idea della madre e quella dell’amante; e poi, nel finale, l’autentica paura che prova quando si trova - per la prima volta - di fronte all’altro sesso; e Brünnhilde, di cui - sempre nell’Atto finale - viene magistralmente descritta l’ansia che una donna prova di fronte alla prospettiva della perdita della verginità.
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