17 dic 2007

2.4.9 Das Rheingold: Scena IV – La Spada

Poi Wotan conclude il suo gazzettino: “Von Morgen bis Abend…”, da mattino a sera (tutta la vicenda del Rheingold si compie in una sola giornata!(1)) con coraggio ed angoscia (e il tema dell’anello è lì a ricordarcelo, sfociando in quello delle Norne) esso è stato finalmente conquistato! “Es naht die Nacht…”, arriva la notte (quale brivido freddo ci provoca qui il tremolo degli archi) e il castello ci darà rifugio.

Ora attenzione, perché su una modulazione che ci porta al SI naturale armonizzato sull’accordo di settima, arriva un momento davvero “topico”: la didascalìa in partitura avverte (di Wotan): “come rapito da un grande pensiero, molto risoluto”…

Cosa sta passando per la mente di Wotan?: “…come potrò riavere l’anello? dato che non posso toglierlo a Fafner, che lo possiede legittimamente, allora farò in modo che un Altro faccia questo per me: perciò creerò un figlio che sappia compiere l’impresa in piena libertà, e qui c’è lo strumento con cui la porterà a termine”.

Wotan pensa, non dice… ma allora come sappiamo noi delle sue intenzioni? Ma naturalmente, dalla musica che nasce ora in orchestra, e precisamente nella tromba in DO maggiore, che espone il tema della spada(2), due volte, a incastonare il saluto di Wotan alla rocca: “So grüss ich die Burg…”

Il tema (quante volte lo risentiremo, già dal primo atto della Walküre…) è fatto sempre e solo con le tre note della triade perfetta (do-mi-sol) come il tema dell’oro, ma qui dà proprio l’idea di una spada che viene estratta dal fodero e poi brandita verso l’alto, in segno di forza, di eroismo, di coraggio, ma anche di sfida (vedremo che questa spada sfiderà - e per ben due volte, con esiti diametralmente opposti - nientemeno che la lancia di Wotan e le Rune su di essa incise…) Dopo il salto di quarta all’insù (SOL-DO) il tema presenta un salto di ottava all’ingiù (DO-DO) che subito caratterizza il saluto di Wotan (“So grüss…”) e che caratterizzerà poi i richiami di Siegmund (e addirittura di Siegfried) al padre e alla spada; poi segue un frammento ascendente (MI-SOL-DO-MI) del tema della “nascita del mondo” (quello esposto inizialmente nel preludio dai corni): anche qui, quanto si vede bene quale sia la stretta relazione fra i temi e i leit-motive che Wagner impiega per descriverci la sua favola!

Dopo che la seconda apparizione del tema della spada si è chiusa con la cadenza finale del tema del Walhall, suggellata nella prima tromba da un ulteriore salto di quinta ascendente, a toccare il SOL, Wotan si rivolge alla moglie: “Folge mir, Frau…”, seguimi, donna, con me vieni ad abitare nel Walhall! La modulazione ci ha portato da DO maggiore a REb, e il tema della rocca, ora nei corni, accompagna l’invito di Wotan e la domanda di Fricka che, curiosa, chiede da dove venga quel nome, mai sentito prima. La risposta di Wotan è stavolta esplicita, ma massimamente involuta, se non proprio criptica (“Was mächtig der Furcht mein Mut mir erfand, wenn siegend es lebt, leg' es den Sinn dir dar!”)(3) e contiene gli immancabili salti di ottava discendente (REb: “Furcht-mein” e poi DO: “Sinn-dir”). Il Walhall è qui esposto con le prime 10 misure usuali (salvo il fatto che sono i clarinetti a entrare sul SOLb e gli oboi sul SIb) poi - a partire dal “leg’ es…” - c’è la modulazione a FA maggiore, 4 misure, su cui la frase si chiude.

Loge non si vorrebbe accodare agli dèi che si apprestano a salire nella reggia; “Ihrem Ende eilen sie zu…” dice (sul tema dell’anello): questi stolti vanagloriosi stanno affrettando la propria fine, e io non voglio spartirla con loro, guarda un pò… mi verrebbe persin voglia di bruciarli vivi (e stiamo pur certi che lo farà, ma molto, molto più avanti…); dovrò pensare bene a cosa fare per il futuro. Poi si avvia a malincuore verso di loro(4).
___
Note:
1. Quanto meno la parte coperta dalle scene II-III-IV. La scena I in effetti occupa da sola un giorno, come abbiamo avuto modo di notare, dapprima commentando l’apparizione (e sparizione) del sole, e poi constatando che la Scena II si apre di buon mattino.
2. L’Edda, la Völsunga Saga e il Nibelungenlied citano delle spade, con vari nomi e origini, ma non c’è concordanza fra le diverse storie e versioni. In particolare, il concetto di “eredità della spada” (da Wotan, attraverso Siegmund, fino a Siegfried) è sì presente nella Völsunga Saga, ma esposto, al solito, in modo episodico e sconnesso, mentre in Wagner assume invece un’importanza a dir poco capitale nello sviluppo, anche “filosofico”, dell’intero Ring.
3. Quel che, signore della paura, l'animo mio ha trovato, se con vittoria vivrà, ti spiegherà quel senso. (trad. Guido Manacorda). Nella Walküre Wotan fornirà dettagli più precisi in merito alle finalità del Walhall.
4. Loki, con altri giganti, tornerà minaccioso su una nave, contro gli dei, nel fatidico giorno del Ragna röc.

Nessun commento:

Powered By Blogger
Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
*****
fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
*****
orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
*****
Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
*****
L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
*****
La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
*****
…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

Mani-avanti / Disclaimer

Questo blog non è, nè vuol essere, nè intende diventare, una testata giornalistica. Viene aggiornato senza alcuna periodicità, a mera discrezione dell’autore.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Con l'atto della pubblicazione, l'autore di ciascun commento dichiara la propria esclusiva responsabilità per i contenuti dello stesso, sollevando questo blog ed il suo autore da ogni e qualsivoglia responsabilità.
Tutti i contenuti del blog sono prodotti ai soli fini divulgativi e di analisi critica; nel caso di violazione del diritto di copyright saranno immediatamente rimossi previa comunicazione da parte del titolare.

Any copyrighted material on these pages is included as "fair use", for the purpose of study, review or critical analysis only, and will be removed at the request of copyright owner(s).