A questo punto, mentre la cadenza del tema del Walhall, in LAb nei corni, cerca di imporsi, dal fondo della vallata, dove scorre placido il Reno, giunge invece fin quassù un canto che avevamo udito nella prima scena: è il tema del canto delle figlie del Reno, “Rheingold, Rheingold”, oro del Reno, oro puro! come ci risplendevi chiaro e luminoso! Ma come era ben più gioioso, allora, quel canto, e di ben due toni pieni più alto, nel solare DO maggiore! Qui è in LAb e oltretutto (ancora una “miniatura” del gran maestro!) l’attacco di Wellgunde, che canta la seconda voce, invece di essere sulla sottodominante e calare alla mediante, per armonizzare la prima voce di Woglinde in perfetto maggiore, qui arriva alla mediante salendo dalla sopratonica aumentata, creando con ciò un effetto di instabilità e di disagio, che splendidamente esprime lo stato d’animo delle ninfe, sempre più sconfortate per la perdita dell’oro. Sul cui tema, esposto dal corno sulla dominante MIb, Wotan si volge ad ascoltare: ma che lamento giunge ancora alle mie orecchie?
Sono le tre ninfe che implorano: “Um dich, du klares / wir nun klagen…” (a te, luminoso, chiediamo: restituiscici l’oro…) E attenti: cantano ciò su una variante del motivo “Sieh, wie selig / im Glanze wir gleiten!” (guarda come beate guizziamo nello splendore!) con cui avevano mostrato l’oro ad Alberich, dando così sciaguratamente inizio alla sventura che ora le affligge (come si usa dire? chi è causa del suo mal…); solo che allora – nella prima scena - era in perfetto maggiore (modulando sul SOL) mentre adesso, nel secondo verso, sfuma in modo minore (“wir nun klagen”) a sottolineare il loro lamento…
Loge: sono le piccole del Reno, che lamentano il furto dell’oro.
Wotan: perfide ninfe! chiudi loro la bocca! (modula a REb).
Sul tema del Walhall (seconda sezione, “ascendente”) qui nei violini, Loge imbonisce le ninfe: “Ihr da im Wasser…”, voi laggiù nell’acqua, ascoltate cosa Wotan vi augura! Se non vi risplende più l’oro, nel nuovo splendore degli dèi potrete tuttavia vivere beatamente! Ma la spudorata ipocrisia di quella frase è smascherata dalla sua conclusione musicale, sostenuta - nientemeno - che dalla coda del tema del trionfo di Alberich, esattamente (a parte la tonalità) come ci era apparsa nella terza scena, dopo l’adulazione di Loge al nano! Qui, Wagner ha davvero distillato in poche battute musicali un’autentica “summa enciclopedica freudiana”: c’è dentro tutto il miscuglio malsano di sbornia di potere (Wotan) di rancorosa velleità di dominio (Alberich) e di astuzia maliziosa e servile (Loge).
Le ninfe continuano: “Rheingold, Rheingold!”, e ancora il tema del loro canto, sul SOLb, ha un che di lamentoso, di accorato, quasi di straziante… appare anche, sempre in modo minore! il tema dell’oro, prima delle ultime parole delle ninfe (in REb, a chiudere sulla dominante LAb) davvero tremende, che sintetizzano un’intera, per quanto ingenua e schematica, visione del mondo: “Traulich und treu…”, solo nelle profondità esistono fedeltà e verità, falso e vile è ciò che si gode lassù in alto! (filosofia della miseria, verrebbe da pensare…)
Ora però si deve proprio chiudere, possibilmente in bellezza (!?): la sezione ascendente del tema del Walhall introduce quello della spada - allargato nel tempo, data la solennità dell’evento - che si alza ora, nella seconda tromba e nel secondo trombone, in REb (“compromettendosi” perciò con l’atmosfera del castello, ma non senza un qualche iniziale disagio, come testimonia l’armonizzazione del Walhall, “abbrunata” per due misure, sulla relativa SIb minore) e compie un ulteriore balzo all’insù, a raggiungere la dominante, nella prima tromba e negli altri due tromboni, sempre col sigillo del Walhall, per ribadire che oggi inizia davvero, per l’Universo, una nuova era, nel bene e nel male…
Poi gli archi bassi, clarinetto basso, fagotti, tromba e trombone bassi e tube ripropongono – a mò di cadenza finale - il tema dell’arcobaleno-ponte, questa volta in REb maggiore (si direbbe: in una curiosa e spregiudicata interpretazione dei sacri canoni della forma-sonata!) sempre col contorno delle sei arpe e degli archi alti, oltre che degli strumentini, mentre trombe, tromboni e timpano ripetono ostinatamente la fanfara marziale (tà-tatata-tà) del Walhall. Dopo che sono state ripercorse le prime tre arcate del ponte, sopraggiunge - repentina quanto pesante - la chiusura.
Per ora, quindi, tutto bene? Non propriamente, direi, se si riesamina (al “play-back”) quest’ultima scena.
Sono le tre ninfe che implorano: “Um dich, du klares / wir nun klagen…” (a te, luminoso, chiediamo: restituiscici l’oro…) E attenti: cantano ciò su una variante del motivo “Sieh, wie selig / im Glanze wir gleiten!” (guarda come beate guizziamo nello splendore!) con cui avevano mostrato l’oro ad Alberich, dando così sciaguratamente inizio alla sventura che ora le affligge (come si usa dire? chi è causa del suo mal…); solo che allora – nella prima scena - era in perfetto maggiore (modulando sul SOL) mentre adesso, nel secondo verso, sfuma in modo minore (“wir nun klagen”) a sottolineare il loro lamento…
Loge: sono le piccole del Reno, che lamentano il furto dell’oro.
Wotan: perfide ninfe! chiudi loro la bocca! (modula a REb).
Sul tema del Walhall (seconda sezione, “ascendente”) qui nei violini, Loge imbonisce le ninfe: “Ihr da im Wasser…”, voi laggiù nell’acqua, ascoltate cosa Wotan vi augura! Se non vi risplende più l’oro, nel nuovo splendore degli dèi potrete tuttavia vivere beatamente! Ma la spudorata ipocrisia di quella frase è smascherata dalla sua conclusione musicale, sostenuta - nientemeno - che dalla coda del tema del trionfo di Alberich, esattamente (a parte la tonalità) come ci era apparsa nella terza scena, dopo l’adulazione di Loge al nano! Qui, Wagner ha davvero distillato in poche battute musicali un’autentica “summa enciclopedica freudiana”: c’è dentro tutto il miscuglio malsano di sbornia di potere (Wotan) di rancorosa velleità di dominio (Alberich) e di astuzia maliziosa e servile (Loge).
Le ninfe continuano: “Rheingold, Rheingold!”, e ancora il tema del loro canto, sul SOLb, ha un che di lamentoso, di accorato, quasi di straziante… appare anche, sempre in modo minore! il tema dell’oro, prima delle ultime parole delle ninfe (in REb, a chiudere sulla dominante LAb) davvero tremende, che sintetizzano un’intera, per quanto ingenua e schematica, visione del mondo: “Traulich und treu…”, solo nelle profondità esistono fedeltà e verità, falso e vile è ciò che si gode lassù in alto! (filosofia della miseria, verrebbe da pensare…)
Ora però si deve proprio chiudere, possibilmente in bellezza (!?): la sezione ascendente del tema del Walhall introduce quello della spada - allargato nel tempo, data la solennità dell’evento - che si alza ora, nella seconda tromba e nel secondo trombone, in REb (“compromettendosi” perciò con l’atmosfera del castello, ma non senza un qualche iniziale disagio, come testimonia l’armonizzazione del Walhall, “abbrunata” per due misure, sulla relativa SIb minore) e compie un ulteriore balzo all’insù, a raggiungere la dominante, nella prima tromba e negli altri due tromboni, sempre col sigillo del Walhall, per ribadire che oggi inizia davvero, per l’Universo, una nuova era, nel bene e nel male…
Poi gli archi bassi, clarinetto basso, fagotti, tromba e trombone bassi e tube ripropongono – a mò di cadenza finale - il tema dell’arcobaleno-ponte, questa volta in REb maggiore (si direbbe: in una curiosa e spregiudicata interpretazione dei sacri canoni della forma-sonata!) sempre col contorno delle sei arpe e degli archi alti, oltre che degli strumentini, mentre trombe, tromboni e timpano ripetono ostinatamente la fanfara marziale (tà-tatata-tà) del Walhall. Dopo che sono state ripercorse le prime tre arcate del ponte, sopraggiunge - repentina quanto pesante - la chiusura.
Per ora, quindi, tutto bene? Non propriamente, direi, se si riesamina (al “play-back”) quest’ultima scena.
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