21 dic 2007

2.4.10 Das Rheingold: Scena IV – Il lamento delle Ninfe

A questo punto, mentre la cadenza del tema del Walhall, in LAb nei corni, cerca di imporsi, dal fondo della vallata, dove scorre placido il Reno, giunge invece fin quassù un canto che avevamo udito nella prima scena: è il tema del canto delle figlie del Reno, “Rheingold, Rheingold”, oro del Reno, oro puro! come ci risplendevi chiaro e luminoso! Ma come era ben più gioioso, allora, quel canto, e di ben due toni pieni più alto, nel solare DO maggiore! Qui è in LAb e oltretutto (ancora una “miniatura” del gran maestro!) l’attacco di Wellgunde, che canta la seconda voce, invece di essere sulla sottodominante e calare alla mediante, per armonizzare la prima voce di Woglinde in perfetto maggiore, qui arriva alla mediante salendo dalla sopratonica aumentata, creando con ciò un effetto di instabilità e di disagio, che splendidamente esprime lo stato d’animo delle ninfe, sempre più sconfortate per la perdita dell’oro. Sul cui tema, esposto dal corno sulla dominante MIb, Wotan si volge ad ascoltare: ma che lamento giunge ancora alle mie orecchie?

Sono le tre ninfe che implorano: “Um dich, du klares / wir nun klagen…” (a te, luminoso, chiediamo: restituiscici l’oro…) E attenti: cantano ciò su una variante del motivo “Sieh, wie selig / im Glanze wir gleiten!” (guarda come beate guizziamo nello splendore!) con cui avevano mostrato l’oro ad Alberich, dando così sciaguratamente inizio alla sventura che ora le affligge (come si usa dire? chi è causa del suo mal…); solo che allora – nella prima scena - era in perfetto maggiore (modulando sul SOL) mentre adesso, nel secondo verso, sfuma in modo minore (“wir nun klagen”) a sottolineare il loro lamento…

Loge: sono le piccole del Reno, che lamentano il furto dell’oro.

Wotan: perfide ninfe! chiudi loro la bocca! (modula a REb).

Sul tema del Walhall (seconda sezione, “ascendente”) qui nei violini, Loge imbonisce le ninfe: “Ihr da im Wasser…”, voi laggiù nell’acqua, ascoltate cosa Wotan vi augura! Se non vi risplende più l’oro, nel nuovo splendore degli dèi potrete tuttavia vivere beatamente! Ma la spudorata ipocrisia di quella frase è smascherata dalla sua conclusione musicale, sostenuta - nientemeno - che dalla coda del tema del trionfo di Alberich, esattamente (a parte la tonalità) come ci era apparsa nella terza scena, dopo l’adulazione di Loge al nano! Qui, Wagner ha davvero distillato in poche battute musicali un’autentica “summa enciclopedica freudiana”: c’è dentro tutto il miscuglio malsano di sbornia di potere (Wotan) di rancorosa velleità di dominio (Alberich) e di astuzia maliziosa e servile (Loge).

Le ninfe continuano: “Rheingold, Rheingold!”, e ancora il tema del loro canto, sul SOLb, ha un che di lamentoso, di accorato, quasi di straziante… appare anche, sempre in modo minore! il tema dell’oro, prima delle ultime parole delle ninfe (in REb, a chiudere sulla dominante LAb) davvero tremende, che sintetizzano un’intera, per quanto ingenua e schematica, visione del mondo: “Traulich und treu…”, solo nelle profondità esistono fedeltà e verità, falso e vile è ciò che si gode lassù in alto! (filosofia della miseria, verrebbe da pensare…)

Ora però si deve proprio chiudere, possibilmente in bellezza (!?): la sezione ascendente del tema del Walhall introduce quello della spada - allargato nel tempo, data la solennità dell’evento - che si alza ora, nella seconda tromba e nel secondo trombone, in REb (“compromettendosi” perciò con l’atmosfera del castello, ma non senza un qualche iniziale disagio, come testimonia l’armonizzazione del Walhall, “abbrunata” per due misure, sulla relativa SIb minore) e compie un ulteriore balzo all’insù, a raggiungere la dominante, nella prima tromba e negli altri due tromboni, sempre col sigillo del Walhall, per ribadire che oggi inizia davvero, per l’Universo, una nuova era, nel bene e nel male…

Poi gli archi bassi, clarinetto basso, fagotti, tromba e trombone bassi e tube ripropongono – a mò di cadenza finale - il tema dell’arcobaleno-ponte, questa volta in REb maggiore (si direbbe: in una curiosa e spregiudicata interpretazione dei sacri canoni della forma-sonata!) sempre col contorno delle sei arpe e degli archi alti, oltre che degli strumentini, mentre trombe, tromboni e timpano ripetono ostinatamente la fanfara marziale (tà-tatata-tà) del Walhall. Dopo che sono state ripercorse le prime tre arcate del ponte, sopraggiunge - repentina quanto pesante - la chiusura.

Per ora, quindi, tutto bene? Non propriamente, direi, se si riesamina (al “play-back”) quest’ultima scena.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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