4 ago 2010

3.3.3.2 Die Walküre: Atto III - Scena III – Le accuse di Wotan e la difesa di Brünnhilde

La frase successiva “War es so ehrlos…”, è punteggiata da un frammento del tema della morte, nei violoncelli… Altri frammenti, del tema della sentenza, in oboe e corno inglese, accompagnano la coraggiosa richiesta della fanciulla “O sag, Vater, sieh mir ins Auge…”, dimmi padre, guardami negli occhi, spiegami quale colpa ho commessso, che ti spinge a punire così la tua bimba più cara.

Wotan le risponde (“Frag deine That…”) chiedilo alle tue stesse azioni… ma nientemeno imitando il tema della giustificazione della figlia, con un salto all’insù (DO-LA) di sesta (quale sottile psicologia dell’inconscio!) che stupendamente rappresenta l’irresistibile - pur se parzialmente represso - impulso del padre ad associarsi alla coraggiosa iniziativa della figlia ed a riconoscerne implicitamente le ragioni profonde (oltre che la coerenza con il suo stesso primitivo disegno).

Adesso, fra i due inizia un botta e risposta da schizofrenia acuta: la Valchiria (frammenti del tema della cavalcata nei corni) sostiene di aver eseguito il vero volere del padre...

W: ti ho forse ordinato di proteggere Siegmund? (tema dell’enigma del destino nei tromboni).

B: sì, questo fu il tuo comando.

W: ma io l’ho poi revocato!

B: sì, ma agendo contro te stesso, dopo esserti fatto infinocchiare da Fricka (il cui tema della collera fa qui opportunamente capolino).

W: pensavo che tu mi avessi capito, perciò devo punire la tua disobbedienza.

Ancora la giustificazione, in MI minore, nel corno inglese e nell’oboe, poi Brünnhilde: “Nicht weise bin ich…”, non sarò saggia, ma una cosa l’avevo capita bene, che tu amavi Siegmund! (dolcissima qui la modulazione a LA maggiore, abbellita dall’inciso del flauto). Sostenuta dall’incipit in LA minore del tema del presagio di morte, la Valchiria prosegue: avevo capito che ti addolorava togliere a Siegmund la mia protezione! Poi, ancora preceduta dal tema completo del presagio, ricorda “Tod künden trat ich vor ihn”, mi sono presentata a lui per annunciargli la morte (tema della sentenza, qui però variato e mosso, che sottolinea tutta la spiegazione della fanciulla); ma ho visto il suo supremo disagio, ho ascoltato il suo lamento, il suo sincero amore e il suo terribile dolore! Mi sono vergognata di me stessa, e così ho pensato solo ad aiutarlo, a condividere con lui vittoria o morte! E il tema del malcontento di Wotan suggella l’accorata confessione, che è in effetti anche il ricordo del momento preciso in cui la Valchiria ha – per così dire – fatto il suo “salto di qualità esistenziale”. Ricordo che poi si conclude con uno dei momenti più straordinari di tutto il Ring: “Der diese Liebe mir ins Herz gelegt…” solo per l’Amore, con cui Siegmund mi ha contagiato, ho disobbedito alla tua volontà!

Bisognerebbe qui di fermarsi e ammirare, proprio al microscopio, queste 18 battute, dove il tema della giustificazione, dapprima in corni e clarinetto, poi in oboe e corno inglese, infine negli archi, si trasfigura (in modo maggiore, MI!) e si presenta con la piena dignità e la sicurezza trasparente e serena delle grandi idee, nobile e maestoso, con tutta la forza di cui è capace l’Amore; e la musica davvero ci dimostra come ciò che ci appare come una ineluttabile, persino inspiegabile e comunque insopportabile routine (il tema del Patto, che sempre e pervicacemente “sprofonda”) possa essere trasformato in “splendidi ed alti ideali” dall’intervento dell’Amore. Nella Tetralogia il tema risuonerà ancora una volta - e con quale ampiezza e grandiosità avremo occasione di verificarlo fra non molto - per rifarsi poi vivo (come si è già ricordato) nelle ultime battute del Tristan.

Un solo appunto, sulle prime 4 di quelle 18 battute (in tempo di 3/4): dopo l’attacco (“Der diese”, SI-DO#-RE#, dominante, sesta, sensibile) si arriva al “Liebe”, MI, tenuto dalla voce per due intere misure, più due crome, sulle quali la voce percorre la settima discendente (MI-FA#) che sempre nel Ring caratterizza l’amore, sia quello nobile che quello maledetto (Alberich!) Ma contemporaneamente, proprio a cavallo delle due citate misure, il tema della giustificazione, nei corni e clarinetto, spicca il salto di settima ascendente (SI-LA) proprio come a dirci che l’Amore, quello con la A maiuscola, è in grado di farci salire dalla terra al cielo!

Preceduto e seguito da un tema che è la variante di quello di Liszt, Wotan ammette: “So thatest du…” così tu facesti ciò che volentieri io avrei fatto, ma che tuttavia mi convinsi a non fare! È lo strazio del dio, che sa bene che la figlia era dalla sua parte, mentre lui si vedeva costretto da un opprimente, tremendo stato di necessità, ad agire contro la sua stessa volontà, arrivando a desiderare addirittura la propria fine! Ecco perchè non a caso, dopo le parole “…meine ew’ge Trauer zu enden”, cantate sulla variante del tema della rinunzia, nei tromboni si alza il cupo tema della maledizione!

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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