5 dic 2007

2.4.8 Das Rheingold: Scena IV – Il ponte-arcobaleno

Adesso, mentre l’ultimo possente tuono si perde in lontananza, un grande arcobaleno(1) (col suo etereo tema) si apre nel cielo, e va a congiungere la piana su cui stanno gli dèi con la sovrastante rocca del Walhall… Sono corni, clarinetto basso, fagotti e violoncelli ad esporre il tema, con gli archi ed ora anche le sei arpe a rappresentare i vapori che sfumano pian piano. Il tema si configura come un perfetto ponte, a quattro campate principali, ciascuna poggiata su una campata piccola, che spinge la successiva sempre più in alto.

Val la pena davvero di osservarlo da vicino, questo autentico prodigio di tecnica ingegneristica tradotta in musica! Perché Wagner ce ne ha lasciato il disegno, completo di ogni particolare (potreste caricarlo tranquillamente su un sistema CAD e stamparvelo sul plotter). È per caso una recente scoperta fatta a Wahnfried, in mezzo a tante polverose scartoffie ottocentesche? No di certo, è ciò che è scritto in partitura d’orchestra! Ecco qua…

Prima campata: dalla tonica (SOLb) si sale su, su, fino al V grado dell’ottava superiore, poi si scende fino al III grado dell’ottava di partenza, dove inizia la prima campata piccola (salita al V grado e discesa sulla tonica).

Seconda campata: dalla tonica si sale per due ottave piene, fino alla seconda ottava superiore, per scendere poi al V grado dell’ottava di partenza, dove inizia la seconda campatina (salita all’ottava e discesa al III grado).

Terza campata: dal III grado si sale per due ottave esatte, al III grado, per scendere sulla tonica, alla prima ottava, dove troviamo la terza campatina, che sale al III grado e scende al V grado dell’ottava di partenza.

Quarta campata (qui Froh comincia a cantare “Zur Burg führt die Brücke…”): dal V grado, altro salto all’insù di due ottave piene, fino al corrispondente V grado, da cui si scende al III grado dell’ottava sottostante, dove troviamo la quarta campata piccola (salita al V grado e discesa sulla tonica, un’ottava sopra a quella dove il ponte ha avuto inizio).

Se osserviamo gli apici delle campate (sia principali che secondarie) notiamo che essi sono rappresentati dalla sequenza di quattro note: dominante, tonica, mediante, dominante… la stessa sequenza del tema dell’oro (altra strabiliante dimostrazione di espressività musicale, poiché è con l’oro che il castello e il ponte che vi ci conduce sono stati pagati!)

Alla fine del ponte troviamo ancora altri quattro piccoli archi (tonica - III grado - tonica) che qui sono però in piano, quasi a sorreggere il vialetto d’ingresso al (tema del…) Walhall!
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Sì, perchè alla conclusione della frase di Froh (“…ihren schrecklosen Pfad!”) sul REb, che guida l’accordo di dominante della tonalità di SOLb, stiamo proprio entrando nella rocca, e le quattro tubette, con i tromboni bassi e il contrabbasso-tuba, modulando dominante in tonica, espongono maestosamente il tema del Walhall, nella sua naturale tonalità di REb maggiore…

Come si presenta, in questa quarta apparizione, il nostro tema? Le prime 14 misure sono pressoché identiche a quelle della seconda apparizione (quella del saluto di Wotan); poi però qui le cose cambiano, poiché anche il castello è cambiato, non certo materialmente, ma nelle sue implicazioni etico-politiche, che Wotan ci riassume, sulla modulazione a MIb minore (4 misure): “Abendlich strahlt der Sonne Auge…”, brilla l’occhio del sole serale; e poi: “nella sua luce gloriosa si erge, splendente, il castello”, 4 misure nella relativa SOLb maggiore, sulle di cui due ultime le trombe ripercorrono il “cerchio”, che poi ridisegnano, ma con un salto all’insù di un tono secco (di cui ci si dovrà ricordare…) a LAb minore, in 2 misure, che sfociano a LAb maggiore (“muthig erschimmernd lag sie herrenlos…”, nella luce del mattino risplendeva, ma senza un padrone) ancora per 6 misure, a chiudere per ora il tema in LAb, con il reiterato motivo sopratonica-tonica e il salto di ottava, stavolta sulla dominante MIb, della tromba, con le sei arpe e gli archi alti ad arabescare lo sfondo dell’arcobaleno.
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Note:
1. Il leggendario Bifrost delle saghe nordiche.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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