24 lug 2007

2.1.1 Das Rheingold: Preludio

La quiete primordiale; ancora non esiste vita, nè musica, ma un indistinto rumore di fondo, caratteristico degli abissi(1), o anche ciò che gli astronomi chiamano space-noise… e il nostro mago come ce lo rappresenta? Chiedendo ai secondi contrabbassi (al suo tempo non andavano sotto il MI naturale) di abbassare l’accordatura di un semitono, per raggiungere il MIb grave, cosa che, sugli strumenti di allora, produceva per l’appunto un rumore, più che un suono (paradossalmente gli strumenti moderni, che con la quinta corda possono suonare perfettamente anche quella nota, non ci danno l’effetto che Wagner voleva…)

Una fugace considerazione sulla tonalità: il MIb rappresenta tradizionalmente la Natura nella sua visione “religiosa”, o anche esoterica; e qui ci troviamo appunto nella sfera del metafisico, poichè siamo tornati al momento della creazione, dell’Universo e dell’Uomo. Molto più avanti Brünnhilde, al suo risveglio nel terzo atto del Siegfried, saluterà la Natura con il DO maggiore, la tonalità della sua visione “laica”, a rappresentarne il “nuovo corso” che lei e Siegfried si apprestano ad inaugurare.(2)

Sul tempo di 6/8 i fagotti, quindi altri strumenti bassi, rafforzano il volume del rumore(3), suonando il SIb che forma, col MIb dei contrabbassi, la cosidetta quinta vuota, un’atmosfera dal carattere indeterminato e ancora indecifrabile. Se ascoltiamo attentamente (e un’occhiata alla partitura ce lo conferma…) scopriamo anche quale sia il ritmo del “respiro” della quiete primordiale: i contrabbassi fanno un primo respiro lunghissimo (8 misure legate, quasi a rappresentare la preesistente immobilità assoluta) e poi si stabilizzano sul respiro regolare di 4 misure legate; i fagotti, che entrano sfalsati di 4 misure, fanno un primo lungo respiro di 6 misure, poi si stabilizzano anch’essi sul respiro di 4 misure; quindi, contrabbassi e fagotti “respirano” a canone, sfalsati di due misure! (siamo forse qui all’eccesso di “bizantinismo” dell’espressione musicale? ciascuno giudichi da sè…) Si aggiunga che i contrabbassi continueranno a “respirare” così per 30 volte, poi faranno 4 respiri più corti subito prima della conclusione del preludio (2 misure ciascuno: come ansimando? forse in prossimità di un… parto?(4) e guarda caso proprio in corrispondenza delle veloci, ugualmente affrettantesi sestine ascendenti degli strumentini e degli unici segni di crescendo che compaiono appunto 4 volte nelle ultime 8 misure del preludio); i fagotti invece, dopo quello iniziale, faranno 9 respiri, accompagnando l’esposizione dei corni (di cui diremo subito) dopodichè, in corrispondenza dell’entrata dei violoncelli (la prima forma di “ondeggiamento”) introduranno la variante del tema dell’alba del mondo…

Ma torniamo subito dentro la quinta vuota, quella specie di “brodo di coltura”, o di palpitante “placenta cosmica”, perché qui, come per incanto, nasce la vita; anzi, in realtà e prima di ogni forma di vita animale, nasce la Musica: otto corni, in sequenza, prima distanziati, poi in sovrapposizione a canone, espongono il tema dell’alba del mondo, ma soprattutto ci spiegano – facendo nientemeno che della teoria – cos’è la musica! Sì, la teoria degli armonici naturali(5) viene qui poeticamente spiegata al volgo! Il tema spazia così, dal grave all’acuto: tonica, dominante, ottava, mediante, dominante, ottava, mediante; e vedremo quanti leit-motive (uno su tutti: quello dell’oro) scaturiranno presto da questi tre primi armonici naturali!

“Musica, Harmonia mundi” dicevano gli antichi, che fino dall’alba dell’umanità avevano intuito, e poi teorizzato, come la musica sia profondamente legata ai fenomeni naturali, persino dal punto di vista matematico(6).

Dunque, l’Universo si mette in moto! Gli elementi prendono forma: quali? Ovviamente i quattro fondamentali e, primo fra essi, l’Acqua (ecco perchè siamo sul fondo del Reno(7), come ci avverte la didascalìa sulla partitura). Ma che di acqua si tratti lo si capisce bene dalla musica degli archi (violoncelli, poi viole, quindi violini) che espongono un tema ondeggiante, liquido, che poi si carica ulteriormente di energia(8).

Acqua, perchè è l’acqua - e questo lo sappiamo bene - che permette alla vita di svilupparsi(9): dopo le 16 misure della quiete primordiale e le 32 dell’alba del mondo, seguono qui altre 88 misure in MIb maggiore, con tutti gli strumenti che progressivamente entrano in gioco, senza che il tempo acceleri mai, ma accelerando il ritmo (ad esempio, con la descritta frase dei fagotti ad accompagnare le crome degli archi, poi con l’entrata dei clarinetti, che suonano una variante del tema dell’Alba, chiamata dell’elemento primordiale, sostenuti da sempre più ondeggianti semicrome dei violoncelli) e aggiungendo nuovi “armonici” a quelli originariamente esposti dai corni (per ora sopratonica, quarta e sensibile… la sesta cominceremo a sentirla solo nelle ultime 8 misure del preludio, “annegata” nelle sestine ascendenti dei legni); provocando in sostanza – pur suonando sempre piano(10) - un accrescimento del volume del suono, che rende proprio l’effetto del fiume che si ingrossa, alimentato dai suoi affluenti, possente e maestoso al tempo stesso.

Wagner ha descritto dettagliatamente, in testa al Preludio, la scena che dovrà apparire allo spettatore: il verdastro fondo del Reno, con scogli e acqua che scorre nella penombra. Si noti però che il sipario deve rimanere abbassato per 126 delle 136 misure del Preludio medesimo: quindi noi “vediamo con l’orecchio” ciò che l’artista ci ha descritto. Il sipario si deve sollevare alla misura 126 e quindi possiamo immaginare che la scena divenga “visibile all’occhio” alla misura 129, cioè precisamente laddove iniziano le 8 misure conclusive del Preludio, con i crescendo descritti. Si noti anche che, a misura 131, la didascalìa prevede che Woglinde si renda visibile, mentre nuota attorno ad uno scoglio.
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Note:
1. In forma di abisso era immaginato il mitologico Ginnungagap, il nordico “chaos”.
2. Non diversamente, nella sua Alpensinfonie, Richard Strauss impiegherà dapprima il maestoso DO per presentarci la natura “oggettiva” (sezione della vetta, Auf dem Gipfel) e poi il MIb per descriverne il religioso ricordo, nel vespertino raccoglimento dell’Ausklang, con tanto di intervento dell’organo!
3. Tranne le trombe, tutti gli strumenti - per 128 delle 136 misure del preludio - devono suonare rigorosamente piano (p).
4. In tutto, il preludio occupa 136 misure, ostinatamente in MIb; essendo esse in 6/8, tempo bipartito, farebbero 136x2=272 tempi, quanti i giorni di una naturale gestazione umana…
5. Nel ‘700 era stata perfezionata da Jean-Philippe Rameau, ma già era stata intuita da molti matematici, a partire da Pitagora, per arrivare a Gioseffo Zarlino, veneziano del ‘500.
6. Che Pitagora sia oggi ricordato soltanto per il suo teorema e non per le sue ricerche e scoperte sull’intima natura dei suoni, è puro segno di incultura e di ignoranza! Per non parlare poi dei grandi filosofi e studiosi della cultura araba - Ishaq Al-Kindi, Ibn Sina (Avicenna), Al-Farabi, Safi Al-Din e molti altri ancora – le cui opere sono state sepolte da secoli di restaurazione e conformismo cristiani.
7. Mentre nel Nibelungenlied il Reno è solo parte del “panorama”, e nelle saghe nordiche è citato come “eldorado” (in quanto fiume ricco d’oro) in Wagner diviene quasi una divinità, con tanto di figlie, che fra poco conosceremo. In effetti, Wagner lo “mitizza”, assimilandolo agli Élivágar, gelidi (e peraltro mefitici) fiumi primordiali, sgorganti dal Hvergelmir, da cui nacque - per contatto con le fiamme del Múspellheimr - Ymir, l’uomo-brina, la prima forma di vita nell’universo.
8. Un tema mutuato da Mendelssohn (sì, proprio l’artista tanto criticato, nel libello Judenthum, solo perché colpevole di essere ebreo): ouverture da concerto op.32, Zum Märchen von der schönen Melusine (La leggenda della bella Melusina, guarda caso un’anguillesca creatura acquatica…)
9. Per i filosofi “presocratici” – come per i moderni biologi, del resto - l’acqua era l’elemento da cui si era generata originariamente ogni forma di vita.
10. Come detto, le uniche eccezioni alla regola riguardano le trombe – che entrano a misura 113, con l’indicazione molto dolce – e strumenti bassi e strumentini che, nelle ultime 8 misure, compiono 4 crescendo.

2 commenti:

Michela ha detto...

Grazie mille per questo lavoro!
Michela

daland ha detto...

@Michela
Ringrazio commosso...

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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