21 mag 2010

3.3.1.2 Die Walküre: Atto III - Scena I – L’annunciazione a Sieglinde

Adesso il trambusto si è placato, e anche Sieglinde parla: “Nicht sehre dich Sorge um mich…”, non occupatevi di me, lasciatemi morire, senza Siegmund non voglio vivere ed è un frammento del tema della rinunzia che supporta questa implorazione… Seguita dalla richiesta alla Valchiria di essere trafitta con la spada, per farla finita.

Brünnhilde (accompagnata dal tema della sua sollecitudine, negli archi): “Lebe, o Weib!”, vivi, donna, poichè porti un Wälso nel tuo grembo!(1)

Violini, viole e violoncelli, come impazziti (di somma gioia mista a grandissima ansia!) descrivono mirabilmente lo stato d’animo di Sieglinde nell’apprendere la notizia. “Rette mich, Küne”, proteggimi, salva il mio bambino (e negli archi ancora sale il tema della sollecitudine di Brünnhilde)(2).

Adesso si ode da nord arrivare Wotan (accompagnato dal tema della sua angoscia) e le Valchirie devono decidere come salvare la povera Sieglinde; una di loro, precisamente Siegrune(3), ricorda che, verso est, c’è una foresta, dove Fafner, il gigante trasformatosi in drago, custodisce il tesoro e l’anello di Alberich (sulle parole di Schwertleite(4) “Wurmes Gestalt schuf sich der Wilde” si ode il circolare tema dell’anello…) È un posto insicuro, ma Brünnhilde sa bene che lì Wotan non andrà a certo a cercarla(5) e lì Sieglinde viene perciò indirizzata.

Ma prima, Brünnhilde deve annunciarle addirittura il nome del figlio che nascerà: “den hehrsten Helden der Welt hegst du, o Weib, im schirmenden Schoss” (il più nobile eroe del mondo tu nutri, o donna, nel grembo protettore) dice la Valchiria, e pronuncia queste parole (all’unisono con 2 corni in FA) sul tema di Siegfried.

Il tema(6) - quante volte tornerà nel seguito! - principia in DO minore (SOL-DO-DO-MIb-RE-DO) per poi salire di una sesta minore, modulando direttamente a LAb maggiore; qui rimane, dapprima scendendo sulla tonica (DO-SIb-LAb) e poi salendo alla dominante MIb, su cui si conclude la citata frase di Brünnhilde (MIb-FA/DO-RE-MIb). Qui corno inglese, fagotti e 6 corni in MI riprendono il tema dal MIb minore, salendo quindi (sesta minore) al SI naturale, che diviene tonica. Su questa tonalità si rimane, scendendo all’ottava sottostante dopo un’esplorazione dei gradi della scala da sopratonica a dominante (DO#-RE#-MI-FA#/RE#-MI/RE#-DO#-SI). Il tutto suggellato, nelle due trombe in MI, dal tema della spada, i cui frammenti, recuperati sul campo di battaglia, Brünnhilde ora estrae dalla sua corazza per consegnarli a Sieglinde.

E Brünnhilde canta “der neugefügt das Schwert einst schwingt“ (chi brandirà la spada di nuovo forgiata) ancora sul tema di Siegfried (da DO minore a LAb maggiore) e poi conclude: “den Namen nehm’ er von mir“ (il nome prenda da me) su una variazione della seconda sezione del tema, che porta al FA#, sensibile del SOL maggiore su cui viene pronunciato, per la prima volta nel Ring, il nome di Siegfried (letteralmente la “pace della vittoria”): “Siegfried erfreut sich der Sieg!“ (Siegfried gioisca della vittoria). Un’ottava discendente, con risalita a mediante e dominante (la Spada!) e poi approdo al SOL di partenza, su cui tromba bassa e corni dispiegano ancora il tema della Spada (Nothung, che Siegfried riuscirà a forgiare di nuovo, ma nella prossima opera!) facendolo salire però alla dominante (RE).

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Note:
1. Una vera e propria “annunciazione”, che dà modo a taluni esegeti di sostenere che, per Wagner, Siegfried rappresenterebbe nientemeno che il Cristo. Quanto al “come fa Brünnhilde a sapere della gravidanza di Sieglinde?” abbiamo già avanzato l’unica ipotesi plausibile: l’ha saputo - per telepatia ?! - dal padre, nella Scena II dell’Atto II...
2. Si noti la diversa reazione di Sieglinde, all’annuncio della maternità, rispetto a quella di Siegmund. Il giovane aveva anteposto il suo amore per la donna, e la sua ferma volontà di rimanerle vicino, alla vita stessa del proprio figlio: o io vivo con loro, oppure moriamo tutti! Invece Sieglinde, che senza Siegmund pure vorrebbe morire, all’annuncio della sua maternità si preoccupa subito e con la massima sollecitudine della salvezza propria, come prerequisito per la salvezza del figlio. Anche qui, Wagner rappresenta mirabilmente gli archètipi di uomo e donna, di fronte a problemi di portata cosmica.
3. Come detto, l’informazione relativa a Fafner può essere arrivata alle sorelle solo da Brünnhilde, che l’ha avuta dal padre, insieme all’ordine tassativo di non divulgare i contenuti di quel loro colloquio. Quindi delle due l’una: o Brünnhilde è inaffidabile, oppure a Wagner è sfuggita questa piccola incongruenza. Certo è che la trama del Ring obbligatoriamente necessitava che Sieglinde venisse spedita a Neidhöhle!
4. È qui che apprendiamo per la prima volta la notizia della trasformazione di Fafner in drago, informazione ignota anche a Brünnhilde, come sappiamo. Possiamo perdonare a Wagner anche quest’altra incongruenza?
5. In realtà vedremo che il dio-viandante si recherà a Neidhöhle all’inizio del secondo atto del Siegfried…
6. Nel Prologo del Götterdämmerung ci soffermeremo sui temi di Siegfried e sui possibili loro significati.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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