12 mar 2008

3.1.3.2 Die Walküre: Atto I - Scena III - I ricordi di Sieglinde

Annunciata dal timpano che ancora rintocca il tema di Hunding (piano, poichè ormai l’energumeno starà dormendo profondamente, sotto l’effetto del sonnifero...) ora torna Sieglinde introdotta dall’oboe (che canta in SOL la seconda sezione del tema dei Wälsi!): preceduta da una figura dei violoncelli, che verrà ripresa più avanti e che richiama il Winterstürme, annuncia a Siegmund di aver narcotizzato il marito e gli racconta della spada e di quanto lei speri che sia lui a conquistarla: qui udiamo, sul tema della spada esposto in DO maggiore dalla tromba bassa (quella in RE), corni e strumentini, la prima esposizione del tema del grido di vittoria dei Wälsi (che sale dal SOL, passando per DO, RE, MI, al SOL sovrastante, ancora un arco di un’ottava!) sul quale Sieglinde inizia il suo racconto. E narra, principiando in MI minore, del matrimonio di Hunding, che lei subì tristemente, ma durante il quale uno straniero, un viandante con mantello e gran cappello a coprire un occhio, entrò nella sala e pose lo sguardo su di lei; poi sfoderò una spada e la infilò – fino all’elsa – nel tronco del frassino.

Sieglinde nulla sapeva di Wotan, ma a noi risulta subito chiarissima l’identità del viandante, poiché l’orchestra intona – sempre in MI maggiore - il tema del Walhall, qui esposto in modo esteso, anche se variato rispetto al suo “standard”; le prime 9 misure seguono quasi perfettamente tale standard (a parte la tonalità e gli strumenti, qui corni e fagotti) poi arriva la variazione netta: a misura 10, invece di ripetere la misura 9, i corni salgono ancora (MI#-FA#-SOL#) con cadenza plagale fino al LA, poi su al SI e infine al DO#, su cui Sieglinde riprende il MI maggiore, a descrivere il misto di tristezza e consolazione (“Thränen und Trost zugleich”) che le infondevano gli sguardi del viandante.

Solo un attimo per ragionare sulla tonalità - MI maggiore - con cui il Walhall compare qui a sottolineare i ricordi che Siegmund prima e Sieglinde poi hanno del padre Wotan. Oltre al fatto che MI è tradizionalmente la tonalità della pace, della serenità e dell’innocenza, che ben si addice a descrivere ricordi della fanciullezza, va detto che qui esso rappresenta appunto Wotan (per interposto Walhall, castello di cui i gemelli non hanno certo nozione). E quindi impersona tutto il “disegno filosofico” che sta dietro alla rocca, un “pensiero alto”, molto più alto (di tre semitoni!) dell’oggetto materiale, che invece porta dentro i suoi mattoni tutto il peso dei peccati commessi per costruirlo. Infine, si può anche pensare ad un altra allegoria: non è vero per caso che, nei nostri ricordi di quando si era bambini o ragazzi, fatti e persone risultino “ingigantiti”, rispetto al normale?

Torniamo a Sieglinde, che passa a descrivere la scena della spada; e allora i corni, a canone, ne reiterano il tema, dapprima in MI, poi modulando a LA maggiore, quindi a LA minore e da qui alla relativa DO, su cui la tromba rientra a sottolineare, prima piano, poi forte, possente, le parole di Sieglinde (“…in der Esche Stamm, bis zum Heft”) che si esalta a decrivere il gesto con cui lo sconosciuto conficcò nel tronco la spada, che nessun uomo è mai riuscito fino ad oggi a svellere da lì(1). Ma ora Sieglinde sa bene chi fosse quel viandante e per chi avesse lasciato la spada nel tronco! E lo spiega modulando plagalmente a LA maggiore da una variante del tema del Walhall (sempre in MI). Poi ancora una modulazione per terze minori ascendenti (LA-DO-MI, sulle parole “wem allein im Stamm das Schwert er bestimmt”, chi solo può svellerla dal tronco) al SOL, su cui reitera il suo auspicio: fosse Siegmund quell’uomo! “O fänd ich ihn hier…“, canta, sulle ultime note (SOL-FA#-MI-RE-DO#) del tema del grido di vittoria dei Wälsi, che tornerà più volte ancora a sottolineare la speranza di Sieglinde e l’impegno di Siegmund a vendicarla.

Sieglinde ora esprime tutto il suo anelito a ritrovare l’eroe che vendichi le sue miserie, e il tema del grido di vittoria ne sostiene la perorazione (“...süsseste Rache”, dolcissima vendetta). Siegmund, sul tema dell’eroismo dei Wälsi, dichiara di aver trovato in Sieglinde il coronamento dei suoi sogni, ed ancora il tema del grido di vittoria sale in corni e strumentini (“...freudige Rache”, gioiosa vendetta), a sottolineare lo slancio con cui abbraccia finalmente Sieglinde, sempre col grido di vittoria a sostenerlo.
___
Note:
1. Nella Völsunga Saga, Odin conficcò la spada nel Branstock, il tronco della quercia. Là peraltro Sigmund estrae la spada dal tronco soltanto come “prova di bravura” e senza alcun fine specifico ed impellente.

Nessun commento:

Powered By Blogger
Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
*****
fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
*****
orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
*****
Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
*****
L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
*****
La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
*****
…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

Mani-avanti / Disclaimer

Questo blog non è, nè vuol essere, nè intende diventare, una testata giornalistica. Viene aggiornato senza alcuna periodicità, a mera discrezione dell’autore.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Con l'atto della pubblicazione, l'autore di ciascun commento dichiara la propria esclusiva responsabilità per i contenuti dello stesso, sollevando questo blog ed il suo autore da ogni e qualsivoglia responsabilità.
Tutti i contenuti del blog sono prodotti ai soli fini divulgativi e di analisi critica; nel caso di violazione del diritto di copyright saranno immediatamente rimossi previa comunicazione da parte del titolare.

Any copyrighted material on these pages is included as "fair use", for the purpose of study, review or critical analysis only, and will be removed at the request of copyright owner(s).