1 ago 2007

2.1.6 Das Rheingold: Scena I – Il Peccato

E sono proprio le rotelline del cervellino del nibelungo Alberich che stanno adesso girando vorticosamente, attorno al pensiero dell’anello (è l’orchestra, manco a dirlo, a spiegarcelo in modo inequivocabile, intonandone continuamente il tema, nel DO maggiore mutuato dall’oro del Reno); vediamo un pò, caro oro: attraverso di te posso conquistarmi il mondo intero? Ormai ragiona (e come!) Alberich… ripetendo, quasi per autoconvincersene fino in fondo, il “Der Welt Erbe” di Wellgunde, come lei dal MI, ma qui mediante del DO maggiore che peraltro, sul cerchio dell’anello, subitaneamente sfuma in DO minore, su una frase davvero “cosmica”:

“Erzwäng’ ich nicht Liebe, doch listig erzwäng’ ich mir Lust?”

“Allora, se non mi è concesso l’amore, con malizia mi procurerò il piacere?”

Questi due versi, e la musica del tema dell’anello che li sorregge (con quella del tema della rinunzia che segue subito, e sempre in DO minore, nei violoncelli) ci raccontano e ci spiegano cose dell’animo umano, della nostra psiche e dei nostri sentimenti, meglio e più di quanto potrebbero fare metri di trattati di psicanalisi e di sociologia! Bigogna notare anche qui la meticolosa ricerca espressiva e filosofica di Wagner: Liebe e Lust, amore e piacere, quanto diversi e abissalmente lontani fra loro sono questi due concetti e queste due realtà!

Liebe: l’amore, che si può solo ricevere in dono, poichè mai potrà essere messo in vendita…

Lust: il piacere, che si può comprare con l’oro, ad ogni angolo di strada!

Ad Alberich è stato negato un diritto naturale (quello all’Amore) ed allora si vendica, cercando il potere con cui procurarsi tutto il piacere che vorrà… ma quanta disperazione resta appesa (proprio come il tema della rinunzia…) a quel Lust, perchè nessun potere e nessuna ricchezza potranno mai trasformarlo in Liebe!

Fermiamoci un attimo e ragioniamo: che alternative ha Alberich? Restarsene com’è, brutto, disprezzato, solo, senza amore e senza relazioni, a condurre una vita vuota e inutile… oppure peccare contro la Natura, avendo coscienza che ciò non gli procurerà l’Amore, ma almeno gli darà qualche sia pur bieca soddisfazione, lo farà sentire ed essere “qualcuno”… In fondo, la decisione che sta prendendo ne fa una figura grande, perchè anche per peccare, in modo cosciente, razionale ed assumendosi fino in fondo responsabilità e rischi, bisogna pur avere una statura al di sopra della mediocrità…

Tanto per fare un paragone, il fratello Mime, che comparirà più tardi, ci farà capire cosa significhi invece essere malvagi, ma anche meschini e insignificanti allo stesso tempo!

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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