11 nov 2007

2.4.1 Das Rheingold: Scena IV – Processo ad Alberich

Un giusto processo? Una meritata punizione? La legge del contrappasso? Il chi la fa, l’aspetti? Nell’Universo - non quello della Natura ingenua e pura - ma dell’Uomo e del suo libero arbitrio, esiste ormai solo la scelta fra il male e il peggio, fra il peccato cosciente e quello becero, fra l’odio viscerale e il disprezzo razionale, fra lo “Sfruttamento Sanguinario” e la “Ragion di Stato”.

- Ciò che la stupidità - in qualche modo razionale - delle Ninfe ha messo in moto nel piccolo Alberich, la coscienza della propria misera condizione, la disperata decisione di peccare per ribellarsi comunque al “nulla esistenziale”(1)…

- Ciò che la presunzione di superiorità sul resto degli esseri viventi - sul “popolo bue” - ha ingenerato in Wotan, la pazzesca idea di dominare il mondo per “diritto acquisito”…

- Ciò che ha spinto i Giganti, forti ma ignoranti, a cercare una legittimazione al loro stato inferiore, la cieca rincorsa all’ignavia come rivolta contro la sottomissione…

- Tutto questo groviglio inestricabile di pensieri, desideri, volontà, rabbia, perversione, frustrazione, malignità, malvagità e arroganza…

…ebbene, adesso tutto ciò arriva all’appuntamento con il definitivo redde rationem.

Poi, sepolti i morti, leccate le ferite, ripuliti in qualche modo gli abiti - e soprattutto le coscienze - si potrà celebrare, in pompa magna, e con l’impiego di tutti i potenti mezzi che generosamente la Natura offre all’Uomo, l’inizio della Storia.

Siamo tornati sulle amene alture dei Lichtalben, dove uno Schwarzalb, anzi il loro capo supremo, viene processato.

I temi di Loge hanno scortato Alberich, la cui condizione è ben rappresentata dal tema della schiavitù, e proprio Loge fa da pubblico ministero (forse, più propriamente, da procuratore militare di Wotan): “Luge, Liebster, dort liegt die Welt…”, guarda, carissimo, laggiù c’è il mondo che volevi conquistarti; dimmi, che posto mi ci assegni tu? E, mentre il fetentone “gli danza attorno beffardamente” (come ci dice la didascalìa in partitura) Alberich viene investito dal tema del suo “trionfo”, qui davvero uno sberleffo atroce, che sale dagli archi agli strumentini…

Alla rabbia del nano (“Schändlicher Schächer!“) Wotan, calmo e padrone, risponde: “Gefangen bist du…”, sei in catene ed ora, invece di conquistare il mondo, dovrai pagare un riscatto per la tua liberazione.

Alberich sfoga la sua ira (anche e soprattutto contro la propria vanagloria) e Loge rigira il coltello nella piaga (ancora il trionfo di Alberich, sfottente). Il nano sa che deve pagare, con tutto il tesoro, il suo stupido errore di presunzione; ma sa anche che gli basterà tenersi l’anello, per ricostruirsi potere e ricchezza.

Loge gli slega la mano destra, e Alberich porta alla bocca l’anello, sussurrando un comando (temi dell’anello e della dominazione)… poi, sul tema dei Nibelunghi, nei violoncelli, inizia un’autentica processione: sono i nani, schiavi di Alberich, che portano dalle viscere della terra il tesoro e lo ammucchiano ai piedi di Wotan. I temi della schiavitù e del tesoro si aggiungono, a rappresentarci mirabilmente la scena. Alberich è prigioniero di Wotan, ma tuttora signore e dittatore dei Nibelunghi, che tratta con la stessa sprezzante durezza di sempre, minacciandoli con l’imperiosa ostensione dell’anello! E così, su un ritorno impressionante del tema della dominazione, il trasporto si conclude e i nibelunghi tornano via, sgattaiolando nelle gole, col loro tema che si perde lontano... in timpani e violoncelli.

Ora vi ho pagato, esclama Alberich, ma Loge, intanto, getta sul mucchio d’oro anche il Tarnhelm, che il nano rivoleva indietro. Altra imprecazione di Alberich (“Verfluchter Dieb!”) ma ancora c’è rimedio (chi mi fece il primo, me ne farà un altro, mormora tra sè, contrappuntato dal tema dell’elmo magico).

Ma il peggio deve ancora arrivare: Wotan vuole anche, e soprattutto, l’anello! (“Ein gold’ner Ring…”)
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Note:

1. O al “tutto” dell’apeiron, direbbe Anassimandro da Mileto!

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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