Wotan si rende conto, sempre più, di come si sia cacciato in un vicolo cieco: “Der durch Verträge…” io che sono signore dei patti, mi ritrovo schiavo di essi; ed è ancora il tema del Patto ad uscire da tromboni e tube, prima che compaia un nuovo tema, di valenza capitale davvero (torreggerà molto più avanti, in forma di ouverture sinfonica, come preludio al terzo atto del Siegfried). Si tratta dell‘angoscia di Wotan, un tema che letteralmente pervade la parte del monologo che arriva adesso: si tratta della constatazione - angosciosa per davvero - che il disegno del dio è irrimediabilmente destinato al fallimento; e non è un caso che ad aprire questa sezione del monologo sia il tema della Spada (il simbolo per eccellenza del grande progetto, balenato nella mente di Wotan alla conclusione del Rheingold) suonato, in DO, dalla tromba bassa, a contrappuntare l’angoscia esposta inizialmente (in MI minore) dagli archi bassi. Il tema è in realtà costituito da due temi già a noi noti: una prima sezione che sale da tonica alla terza minore dell’ottava sopra; lo abbiamo già sentito nel Rheingold ad accompagnare l’ammonimento di Erda: è il tema delle Norne, da cui c’è poco di buono da aspettarsi... e infatti, dopo una caduta sulla tonica di partenza, sale alla sesta minore, da cui si diparte la seconda sezione, che ripropone pari-pari il tema del Malcontento! Insomma, è il destino che non lascia scampo e getta il gelo e la disperazione nel cuore, fosse anche quello di un dio.
Wotan racconta di come abbia immaginato una via d’uscita, per il recupero dell’anello: “Nun Einer könnte...”, solo uno potrebbe farlo, uno che non abbia bisogno del mio aiuto, che agisca in modo autonomo, con le proprie forze, che spinto dalla necessità compia un’azione che a me è vietata, ma che io desidero sopra ogni cosa! E ribadisce il concetto, quasi a verificarne la drammatica inconsistenza ed a confermare a se stesso la vacuità dell’assunto : “Der, entgegen dem Gott…” uno che contro di me, combatta tuttavia in mio favore...(1) Non basta ancora: “Wie macht’ ich den Andren...” come posso costruirmi io un altro che, in totale libero arbitrio, compia purtuttavia ciò che io stesso desidero?(2) Si pone e ci propone argomenti e riflessioni davvero futili, come oggetto dei suoi drammi, “Herr Kapellmeister” Richard Wagner!
E così il tema dell’angoscia riprende il sopravvento, prima dello sfogo disperato: ”O göttliche Noth! Grässliche Schmach!”, ancora sul tema del suo affanno. Tutto ciò che costruisco e genero, non è altro che me stesso, tutti miei schiavi: “Knechte!” e risuona il tema della schiavitù e della frustrazione, in tutta l‘orchestra. Ma è la schiavitù di Wotan, ed il tema della sua angoscia adesso esplode in una straziante sintesi, con le sue due sezioni a sovrapporsi, in contrappunto, con la collera di Fricka a ricordarci chi ha creato - con la sua accusa - questa situazione.
Ma Siegmund? Non opera di sua spontanea volontà? abbozza l‘ingenua Brünnhilde. Attenzione a cosa sentiamo adesso: un inciso, sulle parole “...wirkt er nicht selbst?” - che scende la triade di DO maggiore (SOL-MI-DO) e poi sale alla sesta (LA) - che ci ricorda da vicino quello cantato - in LA maggiore - da Brünnhilde poco prima dell’inizio del soliloquio di Wotan, sulle parole “...mir was du willst” (dimmi qual’è la tua volontà). Ancora una volta, in una particella minima, quasi insignificante, la musica ci rivela un concetto capitale: Siegmund opera secondo la volontà di Wotan!
Il tema dell’eroe torna negli archi bassi, poi anche nei fagotti, mentre Wotan ammette: io l’ho cresciuto selvaggio (“Wild durchschweift ich…”) l’ho istigato contro gli dei, ma ora soltanto la spada lo può difendere da loro (tema della spada, ma spezzato e interrotto a metà… quasi un presentimento di ciò che avverrà fra non molto). Ancora il tema del malcontento e Wotan che mestamente riconosce: ho mentito a me stesso e Fricka questo l’ha capito bene (accidenti!)(3)
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Wotan racconta di come abbia immaginato una via d’uscita, per il recupero dell’anello: “Nun Einer könnte...”, solo uno potrebbe farlo, uno che non abbia bisogno del mio aiuto, che agisca in modo autonomo, con le proprie forze, che spinto dalla necessità compia un’azione che a me è vietata, ma che io desidero sopra ogni cosa! E ribadisce il concetto, quasi a verificarne la drammatica inconsistenza ed a confermare a se stesso la vacuità dell’assunto : “Der, entgegen dem Gott…” uno che contro di me, combatta tuttavia in mio favore...(1) Non basta ancora: “Wie macht’ ich den Andren...” come posso costruirmi io un altro che, in totale libero arbitrio, compia purtuttavia ciò che io stesso desidero?(2) Si pone e ci propone argomenti e riflessioni davvero futili, come oggetto dei suoi drammi, “Herr Kapellmeister” Richard Wagner!
E così il tema dell’angoscia riprende il sopravvento, prima dello sfogo disperato: ”O göttliche Noth! Grässliche Schmach!”, ancora sul tema del suo affanno. Tutto ciò che costruisco e genero, non è altro che me stesso, tutti miei schiavi: “Knechte!” e risuona il tema della schiavitù e della frustrazione, in tutta l‘orchestra. Ma è la schiavitù di Wotan, ed il tema della sua angoscia adesso esplode in una straziante sintesi, con le sue due sezioni a sovrapporsi, in contrappunto, con la collera di Fricka a ricordarci chi ha creato - con la sua accusa - questa situazione.
Ma Siegmund? Non opera di sua spontanea volontà? abbozza l‘ingenua Brünnhilde. Attenzione a cosa sentiamo adesso: un inciso, sulle parole “...wirkt er nicht selbst?” - che scende la triade di DO maggiore (SOL-MI-DO) e poi sale alla sesta (LA) - che ci ricorda da vicino quello cantato - in LA maggiore - da Brünnhilde poco prima dell’inizio del soliloquio di Wotan, sulle parole “...mir was du willst” (dimmi qual’è la tua volontà). Ancora una volta, in una particella minima, quasi insignificante, la musica ci rivela un concetto capitale: Siegmund opera secondo la volontà di Wotan!
Il tema dell’eroe torna negli archi bassi, poi anche nei fagotti, mentre Wotan ammette: io l’ho cresciuto selvaggio (“Wild durchschweift ich…”) l’ho istigato contro gli dei, ma ora soltanto la spada lo può difendere da loro (tema della spada, ma spezzato e interrotto a metà… quasi un presentimento di ciò che avverrà fra non molto). Ancora il tema del malcontento e Wotan che mestamente riconosce: ho mentito a me stesso e Fricka questo l’ha capito bene (accidenti!)(3)
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Note:
1. Questo qualcuno - anche se Wotan non lo dice esplicitamente - non può che essere Siegfried...
2. I poemi nordici sfiorano appena questi problemi, laddove si narra dei corvi di Odin (ne riparleremo…) che volano sulla terra per verificare il comportamento degli uomini e riferirne al dio.
3. Ancora qui torna alla ribalta la natura di Fricka, che Wotan conquistò in cambio di un occhio: ecco perchè lei gli può “guardare attraverso”, come lui impreca.
1. Questo qualcuno - anche se Wotan non lo dice esplicitamente - non può che essere Siegfried...
2. I poemi nordici sfiorano appena questi problemi, laddove si narra dei corvi di Odin (ne riparleremo…) che volano sulla terra per verificare il comportamento degli uomini e riferirne al dio.
3. Ancora qui torna alla ribalta la natura di Fricka, che Wotan conquistò in cambio di un occhio: ecco perchè lei gli può “guardare attraverso”, come lui impreca.
2 commenti:
"um dir zu frommen, biet ich was ich kann", (a giovarti io offro quel che posso) dice Daland all'Olandese.
giova proprio l'ottimo servizio di commentare, passo dopo passo, un poema così ampio e complesso (condivido la necessità di giungere ad una conoscenza-coscienza della musica, non solo wagneriana però).
lavoro attento, curato, altro che da dilettante, e piacevole alla lettura.
muovo un suggerimento per il futuro: inserire delle osservazioni riguardo le tante interpretazioni lasciate su disco e video per vedere come si sia o meno realizzata l'essenza dell'opera.
Caro orfeo, vedo che tu sei “inciampato” sul sassolino da me buttato per terra! Hai avuto la bontà di apprezzare... e lo hai fatto in modo poeticissimo - per me immeritato - citando il verso dall’Holländer.
Io non posso che contraccambiare, dopo essere entrato nel tuo blog, del tutto sconosciutomi prima (anche perchè nuovo-nuovo) e per il quale ti faccio i complimenti.
Guarda che io sono proprio un dilettante, e scrivo per avere una scusa per ascoltare e studiare ciò che della musica mi attrae intellettualmente, più che emozionalmente.
Non aspettarti da me ciò che - gentilmente, e te ne ringrazio - mi chiedi. Ti dirò in tutta franchezza che non sono un fanatico dell’ascolto e delle interpretazioni. Lo sono dell’opera originale (massimamente Wagner, ma non solo) così come lasciataci scritta sulle partiture. Preferisco immaginarla nella mia fantasia, piuttosto che analizzare come se la sono immaginata Furtwängler, Knapperstbusch, Karajan, o Boulez, Sinopoli, Solti, Barenboim, o Thielemann, Gatti, Mehta, Levine, e così via citando. Ti sembrerò presuntuoso, ma ragiono un pò come l’orso Brahms, che soleva dire: “quando voglio sentire un Don Giovanni come si deve, mi sdraio sul sofà e apro la partitura”.
Così, quando vado a teatro a vedere una rappresentazione, mi limito a giudicarla secondo il metro che mi son costruito in testa, leggendo (studiando, quando possibile) l’originale. Se del caso, scrivo le mie impressioni su blog "proslambanomenos". Fare classifiche o paragoni non mi interessa, caso mai leggo i giudizi di chi ha più esperienza di me.
Passerò spesso a leggerti, ci puoi contare!
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