24 dic 2008

3.2.2.3 Die Walküre: Atto II - Scena II - Wotan e Brünnhilde (II)

Wotan comincia, sommessamente, a parlare... “Als junger Liebe…” Racconta della sua gioventù, di come - essendosi “stancato” dell’Amore - si sia dato alla ricerca del Potere e sia arrivato ad essere il capo del mondo, fondandone le leggi(1) e di come sia stato attirato dalla malizia di Loge(2), che ora se n’è scappato chissà dove(3).

“Von der Liebe doch mocht‘ ich nicht lassen…“, il potere non mi ha distolto però dall‘amore, cui ho continuato ad anelare. Wotan ci fa notare qui la differenza profonda fra la sua condizione (lui cerca di contemperare potere e amore, sia pure extraconiugale) con quella di Alberich, che invece ha maledetto l‘amore per ottenere il potere, rubando l‘oro del Reno(4). Sulle parole “…und mit ihm masslose Macht“, i fagotti ripropongono il tema dell’anello (con le sue terze discendenti e poi ascendenti, proprio a formare un cerchio!)

“Den Ring den er schuf…“, l‘anello che Alberich si forgiò, io glielo rubai, ma invece di riconsegnarlo alle figlie del Reno, lo diedi ai Giganti, come pegno per la costruzione del Walhall. E dal “Burg”, si alza, manco a dirlo, nei tromboni e nelle tube, un frammento del marziale tema della rocca: tre misure - modulanti da LA a DO maggiore - ne condensano la storia, fino al presente (“...aus der ich der Welt nun Gebot“). Qui le viole intonano un altro tema che viene da lontano, cioè dal Rheingold: quello, ascendente, delle Norne, che sappiamo essere derivato a sua volta, per trasposizione in modo minore, da quello della nascita del mondo.

Wotan continua, ricordando l‘ammonimento di Erda (la madre terra) nel Rheingold, di guardarsi dall‘anello, e della fine incombente (pezzi del tema del Patto vagano nei fagotti e violoncelli). Ci dice che poi è tornato da Erda, da cui ha avuto in figlia proprio Brünnhilde. Attenzione qui ad un particolare, piccolo ma, come sempre, illuminante: Wotan canta “der Welt weisestes Weib gebar mir, Brünnhilde, dich” la più saggia donna al mondo mi generò, Brünnhilde, te. Su quali note? Fino al “mir” sono le stesse, ovviamente trasposte in ritmo e tonalità (qui MI minore) del tema di Siegfried! “Brünnhilde, dich” (in MI maggiore) invece replica la chiusa del Walhall. Insomma, qui c’è condensato - proprio in poche battute - mezzo Ring!

Prosegue Wotan, agitandosi: ti ho allevata con altre otto sorelle (si ode infatti, poco dopo, il tema della cavalcata) destinate a portare nel Walhall gli eroi morti in battaglia (per far da difesa contro le mire espansionistiche di Alberich e dei suoi). Vediamo a qual punto di cinismo e anche di disprezzo della vita umana fosse arrivato Wotan, sotto l’ossessione del pericolo nibelungico: sottomettere gli uomini con patti truffaldini, poi spingerli per tramite delle Valchirie a farsi guerra tra loro, in modo da selezionare i morti più valorosi per reclutarli come guardie del Walhall! E sulle sezioni ascendenti del tema della rocca, qui in LA maggiore, Brünnhilde conferma di averne effettivamente portati molti, ma ora cosa è che preoccupa il padre? (“Was macht dir nun Sorge…”, dopo che il LA del Walhall ha modulato a DO maggiore).

Preceduto dal tema delle Norne, Wotan riprende il suo racconto: “Ein Andres ist’s…”: è Alberich che lo preoccupa, ma non le sue orde, ad affrontare le quali bastano e avanzano gli eroi raccolti nel Walhall, bensì il fatto che possa tornare ad impadronirsi dell’anello (il cui tema ricompare nelle tube prima delle parole “Nur wenn je den Ring zurück er gewänne…”) e con quello plagiare gli eroi del Walhall ed aizzarli a combattere il loro stesso dio!

Perciò Wotan vorrebbe strappare l’anello al gigante Fafner che lo custodisce: ma come fa il custode della legge a rubare qualcosa che lui stesso ha dato in pegno, a seguito di regolare contratto? Sulle parole “Doch mit wem ich vertrug…” i violoncelli e i contrabbassi ci ripropongono il tema del patto coi Giganti, che poco prima i timpani ci avevano fugacemente ricordati, attraverso il loro martellante tema(5).
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Note:
1. Wagner riprende qui il mito dell’Odin “caucasico”, che si autoimmola per nove notti appeso all’albero Yggdrasil, e poi cede perfino un occhio, per conquistare sapienza e divinità.
2. Wagner sembra voler attribuire a Loge un ruolo davvero determinante in tutte le vicende planetarie! Nella terza scena del Rheingold abbiamo saputo come il dio del fuoco avesse fatto comunella con Alberich, molto prima di associarsi, per così dire, a Wotan.
3. Ma vedremo che Wotan lo richiamerà perentoriamente in servizio, alla fine dell’opera!
4. Per la verità sappiamo che Alberich ha rinunciato all’Amore in conseguenza di una autentica costrizione...
5. Notiamo qui come Wotan parli a Brünnhilde di Fafner e del tesoro, ma senza precisare che il gigante si è trasformato in drago. Nell’Atto III, Schwertleite mostrerà invece di conoscere anche questo particolare, piuttosto importante nell’economia del Ring, e ignoto a Brünnhilde medesima, come dobbiamo constatare. Quindi: ci troviamo di fronte ad un’altra piccola incongruenza in cui Wagner incappa, sempre dovuta alle immani dimensioni della trama ed alle modalità con cui furono scritti i poemi del Ring.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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