8 gen 2012

4.1.2.3 Siegfried - Atto I, Scena II - Wotan interroga Mime

Con una retorica discesa di terze (DO-LA-FA-RE-SI, sulle parole adulanti “Nun, ehrlicher Zwerg”, e adesso, onorando(1) nano) Wotan pone il primo quesito. È però la musica a fornirci insieme la domanda e la risposta, attaccando, in LA minore, la prima sezione del tema dell’Eroismo dei Wälsi; poi, invece della seconda, ascoltiamo ancora la prima, ma trasposta in SIb maggiore, che ha qui un sapore quasi di rimorso, di strazio, perché a quella stirpe Wotan fu avverso, pur amandola più di ogni altra cosa al mondo! E non a caso un frammento del tema dell’Addio dalla Walküre accompagna le parole di Wotan “und das doch das liebste ihm lebt?” (e che pure a lui vive più cara?) Il nano quasi non aspetta la fine della domanda, e già si prepara a rispondere, accompagnato dal tema nibelungico con quell’appendice discendente che qui ha il sapore dell’auto-compiacimento (la si indica come motivo del Sotterfugio): anche se non ne so molto, sono però certo che si tratta dei Wälsi, esclama Mime, facendosi addirittura bello con un arricchimento del motivo del loro Eroismo, mentre descrive la vicenda amorosa di Siegmund(2) e Sieglinde, compreso il concepimento di Siegfried (il cui tema immancabilmente udiamo in corni e fagotti). Ancora frammenti del motivo nibelungico accompagnano la domanda retorica di Mime: ho salvato per ora il capoccione, caro Viandante?

Sei stato davvero preciso nel descrivere quella schiatta, e quindi hai risolto il primo quesito: adesso preparati per il secondo. Udiamo in orchestra il motivo della Meditazione di Mime, che introduce l’ambientazione della seconda domanda: un Nibelungo ora veglia su Siegfried, che gli dovrà ammazzare Fafner (il cui motivo si ode nei suoni invero pachidermici delle tube) e consentirgli quindi di impossessarsi di anello e tesoro. Quale spada brandirà Siegfried per compiere l’impresa? A Mime non par vero che il Viandante gli abbia posto una domanda così facile: il motivo nibelungico e quello del suo sotterfugio ci dicono – come indica peraltro la didascalìa – che il nano pregusta già la positiva conclusione della seconda prova, fregandosi le mani… E il motivo della Spada, nella tromba bassa, in DO, ci conferma che Mime ha risposto: Nothung! Ma il nano va oltre la semplice indicazione del nome: racconta a Wotan tutta la storia: della spada conficcata da Wotan nel frassino, che solo Siegmund riuscì a svellere, ma che poi si infranse sulla lancia di Wotan.(3) E conclude confermando il suo piano: usare l’ingenuo Siegfried (ancora ne udiamo il tema) come ignaro e involontario sicario per l’uccisione di Fafner. Adesso il motivo del sotterfugio ne sottolinea l’appiccicosa furbizia, ed è Wotan stesso a farne uso, ma questa volta per minacciare Mime con l’ultima domanda.

Caro il mio nano, sghignazza perfidamente Wotan, se sei davvero un fabbro arguto e tanto sagace da pensare di sfruttare un ragazzo al servizio dei tuoi obiettivi, allora rispondi a questa domanda (al perdurante motivo nibelungico si associano pesanti accordi nei tromboni, che non fanno presagire nulla di buono per Mime). Qui Wotan fa davvero sul serio, e il suo canto sale fino al MIb, due volte, e infine al MI naturale (FAb), proprio a sottolineare il peso capitale dell’ultimo quesito: chi mai saprà riforgiare la Nothung, ritemprandone i frammenti? Il tema di Siegfried, nella tromba bassa, implica già la risposta; che però il povero Mime - ahilui - non conosce! (mai il poveretto potrebbe infatti immaginare che un ragazzo totalmente digiuno di tecnologia metallurgica possa riuscire dove lui, fabbro provetto, ha fallito). Ecco, la musica che segue adesso ben rappresenta un intero mondo che casca addosso a Mime! Ed è - evidentemente nel suo subconscio - il motivo dell’Esuberanza di Siegfried! Motivo che qui esplode in modo davvero selvaggio, a sottolineare l’angoscia e le disperate imprecazioni del nano, completamente rintronato, che esclama: “Verfluchter Stahl, dass ich dich gestohlen!“, maledetto acciaio, dacchè ti ho rubato(4). Sempre sul tema dell’esuberanza, ma ora accompagnato, in corno inglese e fagotti, da quello della frustrazione, Mime confessa di aver già cercato di ricostruire la spada, ma l’acciaio ha resistito ad ogni suo tentativo di saldatura o fusione (e il motivo ristretto dei Nibelunghi è lì a conferma dell’incapacità del nano). Sui primi 4 accordi del suo tema, il Viandante rimprovera Mime: a me tu hai chiesto di cose lontane, mentre non hai saputo chiedermi ciò che ti preme da vicino e che avrebbe potuto giovarti(5)…

Adesso sul tema dei Nibelunghi, ossessivamente ribattuto da violini, viole e strumentini, dopo un guizzo del tema della spada nella tromba bassa, domina il motivo del Patto, che inchioda Mime alle sue… disgrazie. E il resto della risposta del Viandante è di quelli che non lasciano scampo, condito da perfida ironia: o ardito domatore di Fafner (di cui si ode nelle tube il truce motivo) sappi che solo chi non ha conosciuto la paura potrà ritemprare Nothung, il cui tema trombe e tromba bassa ribadiscono, nel canonico DO maggiore.

Violini e viole si lanciano ora in un tremolo spaventevole che raggela il povero Mime. A lui, che lo squadra inebetito allontanarsi, Wotan annuncia: da oggi in poi guardati la testa, io non so che farmene, ma la consegno (e il motivo di Siegfried non lascia dubbi in proposito) a chi non conosce la paura(6)! In un battibaleno il Viandante scompare nella boscaglia, mentre il povero Mime rimane lì, distrutto, accasciato sullo sgabello dietro l’incudine, immerso in un’atmosfera di sconforto e paura, magistralmente evocata dai 12 violoncelli, divisi in tre parti, che emettono un tremolo particolare, non continuo: 8 biscrome seguite da due crome, come un singulto, ma anche un ritmo che richiama all’orecchio qualcosa di già udito.
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Note:
1. Trad. Manacorda.
2. Mime ben conosceva il nome del padre di Siegfried, che ha quindi deliberatamente taciuto al ragazzo, insieme agli altri dettagli sulla vita dei suoi genitori.
3. Anche tutti questi particolari, che Mime mostra di conoscere benissimo, erano stati taciuti a Siegfried, per le ragioni già ricordate.
4. Questa affermazione non corrisponde a verità. Abbiamo appena sentito da Mime, nel racconto a Siegfried, che i pezzi di Nothung gli sono stati consegnati da Sieglinde, la qual cosa è perfettamente verosimile, dopo quanto abbiamo appreso nella Walküre. Di un suo furto di tali frammenti della spada si legge invece nel precedente manoscritto di Der junge Siegfried, e Wagner evidentemente si scordò di sistemare le cose nella versione finale del dramma.
5. Nella citata Vafþrúðnismál, Odin prevale sul gigante usando uno stratagemma invero “dittatoriale”, anzi propriamente carognesco: pone all’avversario un quesito per lui impossibile a rispondere (“cosa sussurrò Odin all’orecchio della salma del figlio Balder, al momento della sua cremazione?”) Vafþrúðnis riconosce in quel momento che è proprio Odin a stargli di fronte, e si dà per vinto (sulla puerilità di questa conclusione non val la pena nemmeno di soffermarsi). Wagner invece si inventa un sottile processo psicologico, laddove Wotan pone a Mime una domanda assolutamente pertinente e addirittura decisiva per il futuro del nano, una domanda che lo stesso Mime - fosse stato previdente, invece che stupido e presuntuoso - avrebbe dovuto porre lui per primo al Viandante.
6. Nel secondo atto questa profezia si materializzerà puntualmente.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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