21 nov 2007

2.4.4 Das Rheingold: Scena IV – La ricompensa per i Giganti

Ma i giganti interrompono l’idillio, poichè devono pur sempre essere pagati. È Fasolt che racconta del corretto comportamento suo e del fratello, in attesa della paga… Sul tema del patto coi giganti, Wotan indica il tesoro che ripagherà Freia. Qui, e per l’ennesima volta, si assiste ad un osceno baratto fra amore (ricomprato dagli dèi) e oro (ricevuto in cambio dai Giganti): ma sappiamo bene quanto tutto ciò sia falso e bugiardo!

Fasolt resta peraltro innamorato della dea (“Das Weib zu missen…”, col tema di Freia che sale nei violoncelli, in modo minore, e quello della rinunzia che lo segue) ma anche lui si è fatto ormai convincere dal fratello allo scambio blasfemo, perciò chiede tanto oro che la figura della dea ne venga ricoperta completamente(1) (ancora il tema di Freia, lamentoso, negli oboi). Piantati due pali ai lati di Freia, i giganti intimano che vi si ammucchi il tesoro, fino a far scomparire alla vista la dea. Il tema del patto segue i due, aiutati da Froh e Donner, che ammucchiano il tesoro (e se ne ode il relativo tema); anche il tema dei nibelunghi si affaccia, a ricordarci chi ha lavorato alla produzione di tutto quel ben di dio…

Wotan è disgustato: “Tief in der Brust…”, la vergogna mi brucia in fondo al petto. Fricka ancora gli rimprovera un’altra vergogna, quella che lui ha gettata su Freia, il cui tema, sempre in modo minore, sale negli oboi.

Finito l’ammasso, Wotan pretende Freia libera (tema delle mele) ma i giganti ancora intravedono qualche capello della dea, e così anche il Tarnhelm finisce sul mucchio. Sembra finita, ma… Fasolt è troppo innamorato della dea: due volte il tema di Freia sale nell’oboe, su due tonalità ascendenti, REb e MI maggiore; il gigante vede ancora un occhio di Freia attraverso l’oro e Fafner (sul tema della rinunzia) pretende che lo spiraglio venga chiuso, ma con che cosa ormai…? Resta solo l’anello! e Fafner lo reclama, deciso(2).

La reazione di Wotan, indovinate un pò, è la stessa - dico: ma proprio identica - di quella che aveva avuto Alberich poco prima (fra i due non c’è proprio alcuna differenza, bisognerà pur ammetterlo!) L’anello? mai!

Loge ha la sua idea fissa: l’anello va restituito alle figlie del Reno (tema del canto delle ninfe) al che Wotan si infuria di più.

I Giganti riprendono Freia, che chiede aiuto, sul tema della schiavitù, e minacciano di portarla via, per sempre questa volta.

Fricka, ancora rimprovera Wotan (”Harter Gott…”) il quale resta però irremovibile.

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Note:
1. L’idea è mutuata dal citato racconto della “lontra”, laddove Hreidmar chiede che la carcassa dell’animale venga completamente coperta d’oro, come condizione perchè Odin e i suoi possano riguadagnare la libertà.
2. Sempre nel citato episodio della “lontra”, dopo che la pelle della stessa è stata riempita e ricoperta con il tesoro di Andvari, Hreidmar vede ancora spuntare un “baffo” dell’animale, e pretende che lo si copra. Odin, che si era tenuto per sé l’anello di Andvari, lo rende per completare l’opera che riscatta lui e i suoi compagni.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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