1 apr 2008

3.1.3.3 Die Walküre: Atto I - Scena III - Winterstürme

Ma adesso c’è un altro magistrale colpo di teatro, uno dei tanti che Wagner ci riserva, da gran favolatore e sceneggiatore sopraffino qual’è: la porta della casa si spalanca d’improvviso, sbattendo ripetutamente con violenza inaudita, mossa da una ventata (sono trombe, tromboni e timpani ad impersonificarne i colpi, prima ravvicinati, poi diradati). Ma non è più la tempesta dell’inizio dell’opera, perché qui è arrivata la Primavera, e con essa l’Amore! (fratello e sorella(1), come canterà Siegmund fra poco, proprio come gemelli sono i due Wälsi che si apprestano a celebrare la loro unione…) Ed ecco perciò i violoncelli (dopo le parole di Siegmund, in SI maggiore, “Siehe, der Lenz lacht in den Saal”, guarda, la Primavera sorride nella casa…) modulare dalla sensibile LA#, per enarmonia, al SIb e ripetere il tema ondeggiante della tempesta, ma trasformato e trasfigurato in un dolce, tiepido e inebriante venticello di primavera! Sono 8 battute in 3/4, tutte strutturate a coppie, con terzina ascendente più semicroma e dieci semicrome discendenti, dapprima dal SOL fino al MI naturale, poi dal DO fin giù al LA, poi dal RE al RE sottostante, quindi dal SOL giù fino alla mediante RE.

Qui Siegmund intona il famoso “Winterstürme”(2), che è un autentico inno alla Primavera, al rifiorire della Natura e all’eterno, cogente e misterioso quanto stupefacente sbocciare della Vita.(3)

Il brano, come detto, è in SIb, una specie di “barcarola” in tempo di 9/8, che si configura come una vera e propria aria, anzi una romanza, o un lied, se si preferisce. E tutto ciò in barba alle stesse grigie e noiose “teorie” wagneriane, che pretendevano la totale messa al bando - nel dramma musicale - di tutti i numeri chiusi dell’opera tradizionale, bollati come insulse forme finalizzate puramente al cosiddetto belcanto, di matrice italiana.(4)

Per la verità, il brano ha un inizio, ma non una fine chiaramente individuabile (che si potrebbe arbitrariamente porre dopo 29 misure) poiché in realtà esso sfocia direttamente nel lungo, entusiasmante dialogo d’amore fra i gemelli Wälsi, dove alcuni motivi dell’aria vengono ripetutamente ripresi.

L’incipit (“Winterstürme…”) è sulla tonica, cui si torna dopo discesa alla dominante; alla misura 2 (“…wichen dem Wonnemond”) il canto si appoggia alla sopratonica, scendendo dalla sottodominante; ancora due misure che muovono e tornano alla sopratonica (“in mildem Lichte leuchtet der Lenz”) ed altre due che ripetono ciascuna la discesa dalla sottodominante alla sesta (“auf linden Lüften, leicht und liebliech”) quindi due che, a partire dalla dominante, scendono alla tonica, per risalire alla mediante REb (“Wunder webend er sich wiegt”); qui si ripetono le due misure che scendono da sottodominante a sesta (“durch Wald und Auen, weht sein Athem”) dopodichè si spicca il volo dalla sesta e in due misure si scende alla tonica, risalendo poi alla dominante FA (“weit geöffnet lacht sein Aug’”). Ora c’è la ripresa del motivo iniziale, per quattro misure (“aus sel’ger Voglein Sange süss ertönt / holde Düfte haucht er aus”) con “classico” quanto commovente raddoppio della voce nell’oboe, dopodichè per due misure (“seinem warmen Blut entblühen wonnige Blumen”) si reitera il motivo iniziale, ma arrivando alla sopratonica passando dalla dominante e con armonizzazione di DO minore, a creare la tensione che porta in due misure alla chiusa della prima parte (“Keim und Spross entspriesst seiner Kraft”) sulla tonica SIb. Le restanti 9 misure(5) (di questa personale ed arbitraria circoscrizione del brano) ci portano con ritmo marziale (“Mit zarter Waffen Zier bezwingt er die Welt”, si parla qui delle “armi” con cui la Primavera sottomette il mondo intero!) nell’atmosfera di RE minore, poi di DO maggiore, quindi (“Winter und Sturm wichen der starken Wehr”) si sale a MI maggiore, e poi nuovamente a SIb, con la conclusione sulla mediante REb (“...uns trennte von ihm”).

Qui inizia propriamente il “duetto” d’amore, che converrà seguire parola per parola, e quasi nota per nota, tanto è straordinario e trascinante(6).
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Note:
1. Curiosamente (e la cosa è stupendamente appropriata rispetto ai personaggi) in lingua tedesca il maschile è der Lenz (Primavera-Siegmund) e il femminile è die Liebe (Amore-Sieglinde).
2. Cedono le bufere invernali / alla voluttuosa luna, / in mite luce / luce il nuovo tempo; / su tiepide aure, / teneramente e gratamente, / meraviglie tessendo / egli si culla; / per foreste e per campi / spira il suo respiro; / ampio, aperto / ride il suo occhio: / del canto di uccelli gioiosi / dolce esso risuona, / soavi profumi / esso esala: / dal suo caldo sangue fioriscono / fiori di voluttà, / germi e virgulti / dalla sua forza sorgono. (La traduzione è del grande Guido Manacorda).
3. Ritroveremo atmosfere simili nei Meistersinger (il monologo di Hans Sachs, con il lancinante “Lenzes Gebot, die süsse Not”) e infine nel Parsifal (il celebre Karfreitags-Zauber).
4. È sempre opportuno tenere ben separati i fatti (cioè a dire: i contenuti – poemi, musica e didascalìe - dei drammi wagneriani) dalle opinioni, che Wagner medesimo espresse, a voce o per iscritto, durante tutta la sua esistenza. E ciò vale tanto per gli aspetti strettamente artistici, quanto per i risvolti “politici” delle sue opere, come vedremo alla fine di questo scritto. Per nostra fortuna, il Wagner teorico, pedante e – diciamolo pure – “complessato” nella vita materiale, fu spesso e volentieri smentito dal Wagner artista. Che in fondo confessava di creare le sue opere quasi fosse “sotto dettatura” di forze soprannaturali.
5. Con grazia di armi graziose / costringe egli il mondo; / inverno e bufera cedono / all'impetuoso assalto: / ben dovette ai suoi coraggiosi colpi / cedere anche la porta crudele, /la insolente e rigida, che / noi da lui separava... (Trad.: Guido Manacorda).
6. Esso è in tutto e per tutto degno precursore di quello, davvero “sbudellante” ed interminabile, del secondo atto del Tristan…

1 commento:

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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