Nel frattempo, il sole si è alzato all’orizzonte e una lama di luce penetra nell’acqua(1), illuminando qualcosa di nuovo e di meraviglioso: un pepitone d’oro!(2) E all’oro le tre ninfe fanno la guardia, e attorno ad esso cominciano a danzare. Nel tempo di 9/8, in SOL maggiore, gli archi ci rappresentano con le loro terzine il luccichio della superficie dell’acqua, mentre i corni introducono il tema dell’oro, dapprima nella pura melodia, che analizzeremo tra poco, esposta dal secondo corno, poi con un’armonizzazione semplice (accordi di due note, nel secondo e terzo corno) infine con armonizzazione più ricca (accordi di tre note, nei tre corni, ripetuti due volte) proprio a mostrarci il progressivo caricarsi di luce della pepita.
Successivamente, mentre gli archi, con 9 biscrome per ciascun quarto, intensificano di ben tre volte l’intensità dello “sberluscio”, modulando a DO maggiore, la tromba espone nella sua pienezza il tema dell’oro. L’oro, il metallo più nobile, il più bello, il più prezioso! Cosa, meglio di lui, può rappresentare la natura e l’intero universo? E cosa, in musica, può rappresentare lui se non una sequenza costituita da tre suoni, che si estende esattamente su una ottava (SOL-SOL-DO/SOL-SOL-DO-MI-SOL)?
Questo tema merita proprio di essere osservato da vicino, poichè tornerà mille volte nella nostra fiaba, e in quali diverse ed anche spaventose forme lo si vedrà tra non molto; allora: si tratta delle tre note fondamentali della scala (DO-MI-SOL, e sono anche i primi tre armonici naturali, la prima “forma di vita” che abbiamo ascoltato, ricordate? negli otto corni del preludio) disposte in modo da racchiudere esattamente un’ottava (SOL-SOL) quindi idealmente a rappresentare tutte le note che un’ottava, appunto, comprende e, con esse, il Tutto! Attenzione, tre note che, quando suonate insieme (come hanno fatto i tre corni) formano la triade perfetta maggiore, l’accordo più naturale, quindi una vera e propria trinità (e si esagera forse a pensare che sia proprio: “la” Trinità?)
Davvero c’è da restare stupefatti di fronte a tanta meticolosa ricerca dell’espressività musicale, che il nostro rapsodo sfodera ad ogni piè sospinto! E ne abbiamo subito un altro esempio fulminante: “Rheingold! Rheingold!” cantano soavemente le tre ninfe, su un tema, detto del Canto delle Figlie del Reno, di due note discendenti (LA-SOL, nella prima voce) che richiama, in modo maggiore (ma nella seconda voce – FA-MI – esattamente in minore) il tema della schiavitù con cui Alberich aveva sfogato la sua frustrazione poco prima.
Ma allora (e cominciamo pure a sospettarlo, perchè fra poco ne avremo piena conferma!) non è che per caso esista un nesso, per ora nascosto, fra i due fenomeni: schiavitù e oro?
Ma, a proposito di sotterranei legami, poco prima del “Rheingold!”, le ninfe cantano il loro “Heiajaheia!/...wallala/lalala/leiaja/hei!” all’oro (appena esploso nella tromba in DO) esattamente sul ritmo sincopato del tema dei Nibelunghi! (9/8, con una croma puntata, una semicroma, 4 crome e ancora croma puntata, semicroma e croma…) Sì, perché già dobbiamo cominciare a sospettare in quali mani finirà fra poco il rosso metallo…
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Successivamente, mentre gli archi, con 9 biscrome per ciascun quarto, intensificano di ben tre volte l’intensità dello “sberluscio”, modulando a DO maggiore, la tromba espone nella sua pienezza il tema dell’oro. L’oro, il metallo più nobile, il più bello, il più prezioso! Cosa, meglio di lui, può rappresentare la natura e l’intero universo? E cosa, in musica, può rappresentare lui se non una sequenza costituita da tre suoni, che si estende esattamente su una ottava (SOL-SOL-DO/SOL-SOL-DO-MI-SOL)?
Questo tema merita proprio di essere osservato da vicino, poichè tornerà mille volte nella nostra fiaba, e in quali diverse ed anche spaventose forme lo si vedrà tra non molto; allora: si tratta delle tre note fondamentali della scala (DO-MI-SOL, e sono anche i primi tre armonici naturali, la prima “forma di vita” che abbiamo ascoltato, ricordate? negli otto corni del preludio) disposte in modo da racchiudere esattamente un’ottava (SOL-SOL) quindi idealmente a rappresentare tutte le note che un’ottava, appunto, comprende e, con esse, il Tutto! Attenzione, tre note che, quando suonate insieme (come hanno fatto i tre corni) formano la triade perfetta maggiore, l’accordo più naturale, quindi una vera e propria trinità (e si esagera forse a pensare che sia proprio: “la” Trinità?)
Davvero c’è da restare stupefatti di fronte a tanta meticolosa ricerca dell’espressività musicale, che il nostro rapsodo sfodera ad ogni piè sospinto! E ne abbiamo subito un altro esempio fulminante: “Rheingold! Rheingold!” cantano soavemente le tre ninfe, su un tema, detto del Canto delle Figlie del Reno, di due note discendenti (LA-SOL, nella prima voce) che richiama, in modo maggiore (ma nella seconda voce – FA-MI – esattamente in minore) il tema della schiavitù con cui Alberich aveva sfogato la sua frustrazione poco prima.
Ma allora (e cominciamo pure a sospettarlo, perchè fra poco ne avremo piena conferma!) non è che per caso esista un nesso, per ora nascosto, fra i due fenomeni: schiavitù e oro?
Ma, a proposito di sotterranei legami, poco prima del “Rheingold!”, le ninfe cantano il loro “Heiajaheia!/...wallala/lalala/leiaja/hei!” all’oro (appena esploso nella tromba in DO) esattamente sul ritmo sincopato del tema dei Nibelunghi! (9/8, con una croma puntata, una semicroma, 4 crome e ancora croma puntata, semicroma e croma…) Sì, perché già dobbiamo cominciare a sospettare in quali mani finirà fra poco il rosso metallo…
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Note:
1. Nella didascalìa posta all’inizio del Preludio, Wagner prevede che l’acqua del Reno si veda scorrere da destra verso sinistra. Perché questa precisazione? La cosa resta del tutto indifferente finchè la scena è immersa nella penombra, ma può acquistare importanza con l’ingresso della luce solare. Facciamo un’ipotesi: Wagner (e lo spettatore con lui) guarda il Reno scorrere da Sud a Nord (questa è la direzione “prevalente” della corrente) quindi guarda da Ovest verso Est e resta, almeno inizialmente, contro-sole; poi il sole sale e arriva a picco, creando la massima intensità di luce dorata, sulla seconda invocazione (Rheingold!) delle Ninfe. Possiamo poi immaginare che il sole cominci a calare e che Alberich strappi l’oro dallo scoglio verso il tramonto, visto che – sparito l’oro – tutto sprofonda nel buio più pesto.
2. Il Reno era famoso nell’antichità per la ricchezza d’oro delle sue sabbie.
1. Nella didascalìa posta all’inizio del Preludio, Wagner prevede che l’acqua del Reno si veda scorrere da destra verso sinistra. Perché questa precisazione? La cosa resta del tutto indifferente finchè la scena è immersa nella penombra, ma può acquistare importanza con l’ingresso della luce solare. Facciamo un’ipotesi: Wagner (e lo spettatore con lui) guarda il Reno scorrere da Sud a Nord (questa è la direzione “prevalente” della corrente) quindi guarda da Ovest verso Est e resta, almeno inizialmente, contro-sole; poi il sole sale e arriva a picco, creando la massima intensità di luce dorata, sulla seconda invocazione (Rheingold!) delle Ninfe. Possiamo poi immaginare che il sole cominci a calare e che Alberich strappi l’oro dallo scoglio verso il tramonto, visto che – sparito l’oro – tutto sprofonda nel buio più pesto.
2. Il Reno era famoso nell’antichità per la ricchezza d’oro delle sue sabbie.
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