4 nov 2008

3.2.2.1 Die Walküre: Atto II - Scena II - Wotan e Brünnhilde, introduzione

Finita una scena pesante, ne comincia subito un‘altra che è forse anche peggio… perciò non resta che prepararsi a soffrire ancora, oppure - per soffrire un pò meno e magari godere di più - studiare e capire!

Dapprima Wotan farà un lungo riepilogo dei fatti trascorsi (ciò che si è già visto e udito nel Rheingold) poi aggiungerà le notizie dell‘ultima ora (che sono - purtroppo per lui - sempre peggiori, per quanto attiene al suo disegno di riconquista dell‘anello). Infine, disperato, deciderà addirittura di affrettare la propria fine (ma sappiamo che ci vorranno ancora - per nostra fortuna! - due opere e mezza prima che ciò si consumi…) purchè cessino l‘angoscia e l‘inferno che si porta dentro.

Riassunti e rievocazioni

Prima di analizzare un pò più da vicino la scena, sarà il caso di far notare un procedimento che Wagner usa qui per la prima volta (e che ritroveremo in seguito, nelle successive giornate): la presentazione, ad opera di uno o più personaggi, di fatti accaduti nel passato e già descritti, in cronaca diretta, in precedenti opere del ciclo.

L’elenco di tali circostanze è abbastanza lungo, ma ci limiteremo a citare quelle principali, che sono:
1. il racconto di Wotan a Brünnhilde, che ci apprestiamo a seguire,
2. la “tenzone di conoscenza” fra il Viandante-Wotan e Mime, nella seconda scena di Siegfried,
3. il racconto delle Norne, nel prologo di Götterdämmerung.

Come è logico, tali rievocazioni ci vengono proposte all’inizio dell’Opera in questione, o comunque prima della presentazione di fatti che devono necessariamente trovare riferimento e causa in qualcosa di preesistente agli stessi. Ciò ha una spiegazione, per così dire, operativa e tecnica, da mettere in relazione con la sequenza di scrittura dei poemi del Ring; sappiamo che Wagner li compose a ritroso (salvo Rheingold-Walküre), aggiungendo di volta in volta una nuova opera a quelle già terminate: da qui la necessità di introdurre il riepilogo (necessario alla comprensione dell’opera in oggetto) di antefatti, che poi venivano però più o meno dettagliatamente descritti e vissuti nell’opera successiva (nella stesura del poema) ma antecedente (nella cronologia dei fatti medesimi).

Vedremo a suo tempo come il racconto delle Norne, che fu scritto per primo, e quando ancora il Ring non era stato concepito, dovesse necessariamente riportarci dei riferimenti e dei particolari utili ad introdurci alle vicende della Siegfrieds Tod. Parte delle notizie ivi comprese - oltre alla profezia dell’imminente e “bruciante” fine degli dèi - sono relative a fatti anteriori allo stesso Rheingold (Wotan che beve alla fonte sotto l’Yggdrasil e ricava una lancia dal frassino). Poi le Norne ripercorrono - come farà più o meno Wagner nella stesura dei poemi - la storia a ritroso, partendo dai fatti più recenti: quindi ricordando dapprima l’incontro-scontro fra Wotan e Siegfried, poi la Valchiria circondata dal fuoco, e infine Alberich che strappa l’oro del Reno.

Parimenti, le notizie che apprenderemo dal confronto Viandante-Mime all’inizio del Siegfried, ci danno particolari (apparentemente) più precisi su alcuni fatti già noti a chi ha ascoltato Rheingold (chi abita il mondo: sotterraneo, terreno e soprannaturale) e Walküre (i Wälsi, Siegmund e Sieglinde, la spada infranta).

Possiamo azzardare qualche ipotesi sulle ragioni che portarono Wagner a non espungere tali riassunti, una volta completato il ciclo dei quattro poemi? La prima è di ordine pratico: nei primi anni ’50 dell’800, Wagner era ben convinto - e tutta la storia successiva lo conferma - che ciascuna opera dovesse essere comunque “chiusa in se stessa” e separatamente rappresentabile (l’idea di avere un suo Festspielhaus dove concentrare in quattro giorni tutto il Ring non arrivava ancora a passargli per la testa(1)); da qui l’inevitabilità della proposizione di antefatti.

La seconda è però più profonda e strettamente legata alla concezione wagneriana del dramma musicale e dell’impiego dei leit-motive: la presenza di riepiloghi, riassunti, richiami di avvenimenti precedenti, dà un’occasione in più a Wagner di sfoderare tutta la sua maestrìa nel riproporci temi già noti sotto nuove forme, con diverse sfumature, con caratterizzazioni particolari; insomma, non si tratta mai di pure, stucchevoli e alla lunga noiose, ripetizioni, ma sempre di geniali variazioni (di ritmo, modalità, tempo, agogica, armonizzazione) applicate ai leit-motive per mostrarci le diverse prospettive con cui fatti e personaggi possono essere visti e rivissuti a distanza.
___
Note:
1. Oggi qualche bizzarro amante delle classifiche del Guinness si cimenta in improbabili maratone, del tipo “Il Ring tutto d’un fiato”: la cosa fa il paio, all’estremità opposta, con le esecuzioni in concerto dei drammi wagneriani distribuita, atto per atto, su serate diverse.

Nessun commento:

Powered By Blogger
Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
*****
fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
*****
orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
*****
Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
*****
L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
*****
La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
*****
…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

Mani-avanti / Disclaimer

Questo blog non è, nè vuol essere, nè intende diventare, una testata giornalistica. Viene aggiornato senza alcuna periodicità, a mera discrezione dell’autore.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Con l'atto della pubblicazione, l'autore di ciascun commento dichiara la propria esclusiva responsabilità per i contenuti dello stesso, sollevando questo blog ed il suo autore da ogni e qualsivoglia responsabilità.
Tutti i contenuti del blog sono prodotti ai soli fini divulgativi e di analisi critica; nel caso di violazione del diritto di copyright saranno immediatamente rimossi previa comunicazione da parte del titolare.

Any copyrighted material on these pages is included as "fair use", for the purpose of study, review or critical analysis only, and will be removed at the request of copyright owner(s).