Alberich osserva, non capisce ancora, si informa dalle ninfe sul significato di quel giocattolo e sull’uso che se ne possa fare…
Le ninfe non perdono l’occasione per sbeffeggiarlo, questa volta per la sua ignoranza crassa. Infatti, Wellgunde avverte (dal MI, dominante di LA maggiore, cangiante poi al minore): “Der Welt Erbe…”, l’eredità del mondo sarà tutta di chi forgerà un anello con l’oro del Reno! E lo canta su note che rappresentano la prima esposizione del tema dell’anello(1), che poi riapparirà innumerevoli volte in futuro, nella sua perfetta forma, fatta di terze prima discendenti e poi ascendenti, cioè assolutamente circolare (quale realismo in questa allegoria!) Le note che compaiono nel tema sono: MI-DO-LA-FA#-LA-DO-MI (armonizzate così: MI+DO-DO+LA-LA+FA#-FA#+RE#, e analoga risalita). Si noti qui che le prime quattro note del tema, quelle del “semicerchio discendente”, se suonate insieme vengono a costituire un accordo (rivolto) di sesta di LA minore, di cui ci si dovrà ricordare spesso e infine - nientemeno - nella quart’ultima misura del Götterdämmerung!
Poco dopo però Woglinde precisa: “Nur wer der Minne Macht versagt…”, solo chi rinnegherà la forza dell’amore, potrà padroneggiare la magìa che gli consentirà di forgiarsi l’anello onnipotente(2)… Il tema, qui in DO minore, è detto della rinunzia, ed è tradizionale fonte di dubbi e terreno di scontro fra esegeti, dato che Wagner lo impiega nelle circostanze più disparate ed in modo apparentamente incongruente.(3)
Musicalmente, il tema è sostenuto dalle tube piccole (cosiddette “wagneriane“, perché inventate proprio da Wagner). Una variante della sezione centrale del tema (di cui alle parole “Minne Macht”, caratterizzata da una discesa dal terzo grado minore, MIb, attraverso la sopratonica RE, sulla tonica DO) riapparirà spesso, come avremo modo di vedere e udire.
Le tre ninfe si rassicurano a vicenda: Alberich non potrà rubare l’oro per farsi l’anello, poichè è così innamorato - di loro, appunto - che mai arriverà a maledire l’amore. Le scioccone non si rendono conto che proprio loro, con la condotta di poco prima, hanno invece creato in Alberich le condizioni di disperazione e di frustrazione che lo portano ora a giocare il tutto per tutto, poichè a questo punto, peggio di così per lui le cose non potrebbero davvero andare. Ma è il loro “inconscio” che continua a tradirle, portandole a cantare i loro “…heiajaheia!” e “Wallalalalala…” all’oro sempre sul ritmo dei Nibelunghi.
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Le ninfe non perdono l’occasione per sbeffeggiarlo, questa volta per la sua ignoranza crassa. Infatti, Wellgunde avverte (dal MI, dominante di LA maggiore, cangiante poi al minore): “Der Welt Erbe…”, l’eredità del mondo sarà tutta di chi forgerà un anello con l’oro del Reno! E lo canta su note che rappresentano la prima esposizione del tema dell’anello(1), che poi riapparirà innumerevoli volte in futuro, nella sua perfetta forma, fatta di terze prima discendenti e poi ascendenti, cioè assolutamente circolare (quale realismo in questa allegoria!) Le note che compaiono nel tema sono: MI-DO-LA-FA#-LA-DO-MI (armonizzate così: MI+DO-DO+LA-LA+FA#-FA#+RE#, e analoga risalita). Si noti qui che le prime quattro note del tema, quelle del “semicerchio discendente”, se suonate insieme vengono a costituire un accordo (rivolto) di sesta di LA minore, di cui ci si dovrà ricordare spesso e infine - nientemeno - nella quart’ultima misura del Götterdämmerung!
Poco dopo però Woglinde precisa: “Nur wer der Minne Macht versagt…”, solo chi rinnegherà la forza dell’amore, potrà padroneggiare la magìa che gli consentirà di forgiarsi l’anello onnipotente(2)… Il tema, qui in DO minore, è detto della rinunzia, ed è tradizionale fonte di dubbi e terreno di scontro fra esegeti, dato che Wagner lo impiega nelle circostanze più disparate ed in modo apparentamente incongruente.(3)
Musicalmente, il tema è sostenuto dalle tube piccole (cosiddette “wagneriane“, perché inventate proprio da Wagner). Una variante della sezione centrale del tema (di cui alle parole “Minne Macht”, caratterizzata da una discesa dal terzo grado minore, MIb, attraverso la sopratonica RE, sulla tonica DO) riapparirà spesso, come avremo modo di vedere e udire.
Le tre ninfe si rassicurano a vicenda: Alberich non potrà rubare l’oro per farsi l’anello, poichè è così innamorato - di loro, appunto - che mai arriverà a maledire l’amore. Le scioccone non si rendono conto che proprio loro, con la condotta di poco prima, hanno invece creato in Alberich le condizioni di disperazione e di frustrazione che lo portano ora a giocare il tutto per tutto, poichè a questo punto, peggio di così per lui le cose non potrebbero davvero andare. Ma è il loro “inconscio” che continua a tradirle, portandole a cantare i loro “…heiajaheia!” e “Wallalalalala…” all’oro sempre sul ritmo dei Nibelunghi.
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Note:
1. Nelle saghe nordiche l’anello di Andvari (Alberich) è citato come strumento di accaparramento di ricchezze, ma in forza di quale potere non è detto, né viene spiegato come il nano-luccio se lo sia procurato e a quale prezzo. Un altro anello (Draupnir) è fornito ad Odin dai fabbri-orafi Sindre e Brok (che gli hanno anche forgiato la lancia, oltre al martello di Thor-Donner) ed ha il potere di generare otto altri anelli uguali ogni nove notti. Odin lo getta sulla pira dove viene cremato il figlio Balder, che però gli rimanda indietro l’anello dall’aldilà. (Insomma, un sacco di storie senza capo né coda!)
2. Come detto, questo fondamentale e demoniaco nesso fra anello (potere) e maledizione dell’Amore è una “invenzione” (nel senso letterale di: scoperta) di Wagner. Nelle saghe, nulla di tutto ciò.
3. Il tema rappresenta- esteriormente - il generale moto di abbandono e di allontanamento, od anche l’atto di estirpare qualcosa da qualcos’altro: qui, l’amore dall’anima dell’uomo; nella Walküre, ad esempio, la spada dal frassino e poi la divinità da Brünnhilde; in Siegfried: l’abbandono della castità… Ma torneremo a tempo debito ad analizzarne le diverse e ben più profonde implicazioni.
1. Nelle saghe nordiche l’anello di Andvari (Alberich) è citato come strumento di accaparramento di ricchezze, ma in forza di quale potere non è detto, né viene spiegato come il nano-luccio se lo sia procurato e a quale prezzo. Un altro anello (Draupnir) è fornito ad Odin dai fabbri-orafi Sindre e Brok (che gli hanno anche forgiato la lancia, oltre al martello di Thor-Donner) ed ha il potere di generare otto altri anelli uguali ogni nove notti. Odin lo getta sulla pira dove viene cremato il figlio Balder, che però gli rimanda indietro l’anello dall’aldilà. (Insomma, un sacco di storie senza capo né coda!)
2. Come detto, questo fondamentale e demoniaco nesso fra anello (potere) e maledizione dell’Amore è una “invenzione” (nel senso letterale di: scoperta) di Wagner. Nelle saghe, nulla di tutto ciò.
3. Il tema rappresenta- esteriormente - il generale moto di abbandono e di allontanamento, od anche l’atto di estirpare qualcosa da qualcos’altro: qui, l’amore dall’anima dell’uomo; nella Walküre, ad esempio, la spada dal frassino e poi la divinità da Brünnhilde; in Siegfried: l’abbandono della castità… Ma torneremo a tempo debito ad analizzarne le diverse e ben più profonde implicazioni.
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