31 ott 2008

3.2.1.3 Die Walküre: Atto II - Scena I - Wotan e Fricka

Seguiamo il testo per orientarci, per quanto possibile, a seguire il senso del dialogo, e a metterlo in relazione con i temi musicali.

Fricka: “Wo in Bergen du dich birgst...” tu ti nascondi su per i monti, per evitare il mio sguardo, ma io ti ho scovato e sono qui perchè tu mi prometta di aiutarmi. La didascalìa avverte che la dea ha un atteggiamento dignitoso, solenne.

Wotan: “Was Fricka kümmert...” ciò che preoccupa Fricka, lei lo esponga pure liberamente. Qui Wotan declama, senza alcun accompagnamento musicale.

L’inconfondibile tema di Hunding, netto e tagliente, negli archi, ci anticipa l’oggetto del reclamo di Fricka: “Ich vernahm Hundings Noth, um Rache rief er mich an” ho appreso della sciagura di Hunding, che mi ha implorato di vendicarlo, dice la dea che difende le leggi del focolare e pretende giustizia per Hunding, tradito dai gemelli.

“Was so schlimmes schuf das Paar?…” ribatte Wotan, con una efficacissima frase musicale che scende dal DO per un’ottava, proprio come a dire, sicuro di sè e minimizzante: ma no, figurati, ma cosa mai avranno fatto di male quei due... e poi, da quando in qua l’amore è diventato una colpa? E il tema dell’amore, nei violoncelli, lo supporta in pieno nel giustificare i figli per aver agito esclusivamente sotto quel nobile impulso(1).

Fricka (“Wie töricht und taub du dich stellst...“) lo invita a non fare l’ipocrita e ribatte che lei sta difendendo il giuramento del matrimonio.

Al che Wotan le oppone una considerazione di un’assoluta modernità: “Unheilig acht' ich den Eid, der Unliebende eint“, io invece considero sacrilego il giuramento che unisce persone che non si amano! Non pensare che io sia disposto a sanzionare su materie che non ti riguardano (il Patto, in forma concisa, ma efficace, è lì a dargli manforte): se ci sono opposti interessi, che si risolvano apertamente con il conflitto!(2)

Violini e viole fanno scattare la collera di Fricka (“Achtest du rühmlich der Ehe Bruch“) che non si fa mettere sotto, e tocca adesso il tasto delicatissimo dell’incesto, che è un problema ben più grave delle “corna” e del divorzio. Conclude con una domanda retorica: “…Wann ward es erlebt, dass leiblich Geschwister sich liebsten?”, quando mai si è visto che due fratelli si amino carnalmente(3)?

Wotan, per ora sempre calmo e padrone di sè, chiama a testimone, nei violoncelli, il dolcissimo tema della Primavera e risponde: “Heut’ hast du’s erlebt”, questo l’hai vissuto proprio oggi (ed ecco che torna anche il tema dell’amore). Poi conclude, invitando Fricka a gioire benedicendo l’amore (un salto di settima, MIb-FA!) dei gemelli di cui pronuncia i nomi su una frase che chiude sulla tonica MIb, richiamando vagamente la cadenza del Walhall.

Fricka, adesso al colmo della collera (il cui tema si ode negli archi alti) sbotta in una lunghissima requisitoria: “So ist es denn aus mit den ewigen Göttern…”, ecco che fine hanno fatto gli eterni dèi, da quando hai messo al mondo quei gemelli wälsi! Per loro, che sono il frutto della tua infedeltà, stai buttando a mare tutto il sistema di valori che ti eri creato. Il tema della Spada compare qui nella tromba in RE, forse perchè Fricka sta cominciando a capire il significato di quella strana frase che Wotan le aveva rivolto nel Rheingold, al momento di entrare nel Walhall, proprio dopo aver salutato la rocca sulle note di quel tema? Comunque, Fricka, che ancora nulla sa del “disegno politico” di Wotan che sottende l’intera vicenda, la giudica con il solo metro del rispetto delle regole. E chiede giustizia per matrimonio e onore: “O, was klag’ ich um Ehe und Eid...” su un tema, in SOL minore, che ricorda quello della fuga, per sottolineare come i due gemelli stiano fuggendo non solo materialmente, ma anche eticamente: dai loro doveri e dalle sacre leggi. Poi ne dice di tutti i colori a Wotan, rimproverandogli le sue innumerevoli infedeltà, il suo godere di nuove avventure (“wie des Wechsels Lust du gewännest”, nella relativa SI maggiore) che invece a lei addoloravano il cuore. Lei ha dovuto sopportare anche l’arrivo delle nove Valchirie, che ha accettato a denti stretti solo perchè le erano state rese ubbidienti. Ma quando Wotan ha messo al mondo quei gemelli, uomini e non dèi, che ora la oltraggiano, non ci ha visto più! E il tema della sua collera esplode ancora due volte, ad incastonare la sua disperazione: “So führ’ es denn aus; fülle das Mass! Die Betrog’ne lass’ auch zertreten!“ e allora finisci pure la tua opera, colma la misura, calpestami pure, dopo avermi tradita.

Wotan, sempre tranquillo, come ci informa la didascalìa, a questo punto ha una reazione tipica da maschio e da statista: tu non capisci nulla (“Nichts lerntest du…”) del mio progetto. E usa argomenti di natura psico-sociologica, per accusare la moglie di guardare solo al passato, al “normale”, mentre lui apprezza ed anzi favorisce il “nuovo”, il “cambiamento”. Poi le rivela la ragione profonda, cosmica, delle sue azioni: sulle parole “Eines höre!” ascolta ciò che ti dico! si leva - in DO - il tema della spada (sempre nella tromba bassa) perchè Wotan - ancora e sempre calmo e “superiore” (lui è lo statista lungimirante, che diamine!) - spiega che Siegmund, in totale libero arbitrio, dovrà compiere l’impresa che serve agli dèi, ma che il dio non può compiere (è il Patto - negli archi bassi - che lo impedisce!) Il canto di Wotan, con continue modulazioni, assume un carattere arcano, come si addice alla presentazione di un “segreto di stato” Quale? ma perbacco: la riconquista dell’anello perduto (e ce lo spiegano senza lasciar adito a dubbi i temi dell’anello, in clarinetti e fagotti, e del patto coi giganti, in fagotti e archi, che riappaiono qui, dopo essere stati esposti per la prima volta nel Rheingold).

Fricka è preparata a tutto, non si lascia sorprendere, e replica alla perfezione: “Mit tiefem Sinne…”, tu mi vuoi confondere con sofismi profondi... Poi tira fuori un’argomentazione filosofica fulminante: da quando in qua gli uomini possono fare cose che sono impedite agli dèi, visto che operano sotto la loro protezione?

Alla domanda di Wotan (“Ihres eignen Mutes...”, non apprezzi il loro valore?) Fricka ribatte con una stoccata che comincia a far breccia nell’orgogliosa sicurezza del marito: “Wer hauchte Menschen ihn ein?” Chi è che ha ispirato gli uomini? In tutte le tue creature vive solo te stesso, non sono altro che te. Il tema della sua collera la sostiene: tu vuoi ingannarmi con nuove menzogne, ma anche Siegmund te lo sei costruito tu, a tua immagine, e in lui io colpisco te, poichè lui stravede solo per te.

Wotan, commosso: “In wilden leiden erwuchs er sich selbst…”, ma no, Siegmund si è dovuto arrangiare da solo, e io non l’ho mai protetto! Ma attenzione: violoncelli e contrabbassi - ahilui - lo smentiscono clamorosamente, suonando il tema del Patto, e riproponendo a noi l’eterna questione del cosiddetto “libero arbitrio”(4).

Fricka: “So schütz auch heut ihn nicht!”, bene, allora non proteggerlo nemmeno oggi! Levagli la spada invincibile, che gli hai procurato… Wotan: “la Spada?” e ancora la tromba in DO ne scandisce il tema, su un tremolo degli archi che accompagna poi l’accusa di Fricka, di averla lui, il dio, consegnata al figlio.

Wotan, impetuosamente (sta per caso cominciando a perdere le staffe, il nostro?): “Siegmund gewann es sich selbst in der Noth!”, ma no, la spada se l’è conquistata da solo, nel momento del bisogno! Notiamo come qui, evidentemente, Fricka deve aver toccato un nervo scoperto, poichè per la prima volta Wotan si scompone, e risponde con un certo fastidio. Come ci testimonia il tema del suo malcontento, nei fiati, mentre una nota in didascalìa ci avverte per l’appunto che Wotan (rimasto fin qui, come abbiamo visto, calmo e padrone di sè) da questo momento manifesta un crescente corruccio. Il tema ricorda proprio un’imprecazione, con una specie di singhiozzo che ne caratterizza il mesto degradare.

Fricka insiste, con impeto: “Du schuf’st ihm die Noth…”, tu gli hai creato lo stato di necessità, per lui hai conficcato la spada nell’albero e poi hai fatto in modo che la ritrovasse. Il canto di Fricka è contrappuntato splendidamente dal tema del malcontento di Wotan, proprio a chiarirci come le argomentazioni della moglie stiano ormai facendo breccia nella personalità del dio. Ancora una perla di contrappunto: il tema della collera di Fricka, negli archi alti, e quello del Patto, in violoncelli e contrabbassi, quasi irriconoscibile, tutto sbrindellato, che sfocia ancora nel tema del malcontento, su cui Wotan sbotta ancora in un gesto di corruccio.

E allora Fricka, che ha capito che sta ormai facendo centro, continua nel suo attacco: “Mit Unfreien streitet kein Edler...” nessun nobile si batte con un servo, chi è libero deve solo punire il malvagio: e perciò Siegmund deve cadere ai miei piedi! E il tema della sua collera, tremendo, si abbatte come una mazzata su Wotan, che sta ormai cadendo in preda ad un terribile senso di impotenza. Fricka ne approfitta immediatamente, incalzandolo, insopportabile e petulante come sanno essere tutte le mogli quando hanno ragione, fino alla fine: “Der dir als Herren...” A chi ti è servo e suddito (Siegmund) deve per caso obbedire la tua sposa? E conclude: “…die Göttin entweiht er nicht so!”, no, non avrai il coraggio di oltraggiarmi così! Un perentorio accordo di DO minore, fortissimo, sembra un pugno picchiato sul tavolo, che annichilisce Wotan.

Il quale, sempre più corrucciato, come testimonia il malcontento, suonato dagli archi bassi, balbetta, in cerca di una scappatoia: “Was verlangst du?”, cosa chiedi? Fricka è inesorabile: “Lass von dem Wälsung” (ottava cadente, SOL-SOL) lascia perdere Siegmund.

Tema del malcontento , negli archi bassi, ad introdurre la promessa di Wotan: “Er geh’ seines Weg’s”, se ne andrà per la sua strada. Ma Fricka subito lo blocca e gli intima di non proteggere Siegmund quando il vendicatore lo chiamerà a battaglia.

Ancora il malcontento, appena abbozzato: “Non lo proteggerò”. E Fricka, incalzante: “Sieh’ mich in’s Auge”, guardami negli occhi, e non cercare di fregarmi. Distogli da lui anche la Valchiria!

Wotan (cupo, con voce velata, ci indica la didascalìa, mentre il malcontento la fa da padrone) cerca ancora maldestramente di cavarsela con un’ipocrisia: “Die Walküre walte frei”, la Valchiria agisca liberamente, ma Fricka lo inchioda: eh no, lei fa solo il tuo volere, proibiscile esplicitamente di appoggiare Siegmund!

Ancora il malcontento, adesso davvero montante - che si propaga dagli archi bassi al clarinetto basso e ai fagotti - di Wotan: “ma Siegmund ha trovato la mia spada!” (immancabile il tema nella tromba bassa)… e lo dice come un bambino che si arrampica sugli specchi di fronte ad un sacrosanto rimprovero della mamma. Fricka: e tu, toglile l’invincibilità, che Siegmund sia senza protezione quando Hunding lo affronterà.

Un corno annuncia (tema della cavalcata) il sopraggiungere di Brünnhilde (“Heiaha”, e poi ancora il grido Hojotoho e - per l’ultima volta - Hojotoha!) La accolgono Fricka e poi, mentre una tromba “cavalca” ancora il tema delle Valchirie, Wotan: “Ich rief sie für Siegmund…”, l’avevo chiamata io ad aiutare Siegmund, mormora sconfortato...

Fricka si prepara a congedarsi, ormai ha vinto su tutta la linea, e canta “Deine ewigen Gattin heilige Ehre…”, l’onore della tua eterna sposa sia protetto dal suo (di Brünnhilde) scudo; e lo fa su una frase musicale a dir poco stupenda, in MIb, sostenuta dalle terzine ribattute, ma tranquille, di violini e viole; frase che esprime alla perfezione lo stato d’animo della dea, del tutto rasserenata, ora che sta ottenendo piena soddisfazione al suo giusto reclamo. E che poi ricorda ancora a Wotan: “Der Wälsung fällt meiner Ehre”, Siegmund cada per ripristinare il mio onore, con i 4 tromboni che intonano il tema del Patto (sono le regole di Wotan, che adesso è Fricka ad invocare contro di lui!) quasi a scolpirlo su una pesante lapide. Infine, l’intimazione conclusiva: “Empfah' ich von Wotan den Eid?“ ho la parola di Wotan?

Qui siamo al momento preciso in cui cambiano, letteralmente, i destini dell’Universo intero(5): preceduto da un simulacro del tema del suo malcontento (ormai nemmeno lui ha più lacrime per piangere!) “Nimm den Eid”, hai la mia parola, risponde Wotan, che si lascia cadere su una roccia, vittima di una spaventosa impotenza, come recita la didascalìa.

Un motivo di straordinaria bellezza ed espressività(6) che s’innalza per due ottave, dal MIb, ma poi sale ancora di un semitono, al FAb che stride col pedale sottostante, accompagna Fricka che si allontana(7), incontrando Brünnhilde, cui lancia l’ultima esortazione, su una frase musicale (che scende da sensibile a dominante e risale alla sensibile RE) sospesa fra il sereno (del suo animo) e il beffardo (rivolto al marito): “Heervater harret dein…“, il padre ti aspetta per darti i suoi ordini! Sulle ultime parole, i tromboni, piano, fanno echeggiare l‘enorme tema della maledizione, che nel Rheingold Alberich, privato dell‘anello, aveva scagliato contro chiunque se ne fosse impossessato!

Proviamo ad immaginare come può sentirsi un potente che ha ideato un piano di portata cosmica, per realizzare il quale ha addirittura messo al mondo dei figli, facendoli pure soffrire non poco, e organizzato nei minimi particolari il loro incontro, e poi, quando tutto sembra filare liscio e finalmente si intravede il traguardo... arriva qualcuno che non conta nulla, sul piano del potere personale, ma che manda tutto a monte appellandosi proprio ai princìpi che quel potente ha posto alla base del suo stesso sistema di valori. Ecco: ciò che prova quell’individuo ce lo mostra, anzi ce lo fa penetrare fino nel midollo delle ossa, in modo stupefacente, il tema del malcontento di Wotan, che riecheggia in volute discendenti nel clarinetto basso, nei fagotti e nei violoncelli (proprio come si dice di qualcuno che ha l‘inferno nel cuore…) mentre Brünnhilde gli si avvicina, preoccupata e sorpresa allo stesso tempo.

___

Note:
1. Qui abbiamo quasi un rovesciamento di posizioni, rispetto al Rheingold: là Fricka rimproverava Wotan di aver messo il Potere (il Walhall) davanti all’Amore (Freia); qui invece è Wotan che cerca di prendersi la rivincita, giustificando una trasgressione (quella dei due gemelli) proprio in nome dell’Amore.
2. Quest’ultimo concetto potrebbe addirittura essere interpretato come l’epicinio per la “libera concorrenza sui mercati“!
3. Wagner ha creato di suo questa situazione (di capitale importanza per lo sviluppo del Ring, poichè consegna a Fricka il fondamentale, sacrosanto ed inoppugnabile pretesto per sbarrare la strada ai piani di Wotan, e da qui - inconsapevolmente? - re-indirizzare nientemeno che lo sviluppo dell’intero Universo!) che nelle saghe non è minimamente accennata; come detto, nella Völsunga Saga, l’incesto fra Sigmund e Signy è narrato come evento quasi superficiale e per nulla “scandaloso”; inoltre, Odin non punisce Sigmund per questa o altra colpa, come fra poco vedremo fare da Wotan, ma solo per “reclamare la sua spada”.
4. Inutile ribadire come, nelle saghe medievali, questo fondamentale problema filosofico sia soltanto vagamente avvertito, mai seriamente padroneggiato.
5. Non per nulla questa scena, e la successiva, vennero considerate dallo stesso Wagner le più importanti di tutto il Ring.
6. Non è fra i Leit-motive censiti, ed infatti mai più lo risentiremo (così come mai più rivedremo Fricka) ma è indiscutibilmente fra i più strabilianti dell'intero Ring.
7. E mai più la rivedremo, per tutto il resto del Ring! Di lei sentiremo solo parlare (da Wotan e Brünnhilde, poi da Hunding e Siegmund) e ne incontreremo un altare eretto per lei dai Ghibichunghi (in Götterdämmerung).

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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