Per creare la protezione invalicabile (per tutti, meno che per Siegfried) della figlia, Wotan invoca Loge, il dio del fuoco, da lui un tempo domato (“Loge, hör…”) Avvolgi le rocce col fuoco! E Loge obbedisce (dopo un ulteriore esplosione del Patto e un triplice colpo di lancia che Wotan assesta ad un masso) accompagnato dal suo tema sfavillante dell’incantesimo, con le quartine “puntate” degli ottavini, che contribuiscono a creare un’effetto straordinario, proprio del fuoco che si sprigiona emettendo mille faville, amplificate anche dall’accompagnamento delle semicrome di tre arpe e dai tocchi del glockenspiel, mentre i violini inondano l’aria di biscrome in arpeggio. Siamo in MI maggiore, la tonalità che tradizionalmente incarna la quiete, la pace e l’armonia celestiale(1).
Una modulazione cromatica di 4 misure - di cui le 3-4 caratterizzate dall’irrompere, a fianco del glockenspiel, dei clarinetti acuti e del triangolo ad “attizzare” ulteriormente la fiamma, che circonda ormai completamente Wotan e le rocce circostanti; e con un unico colpo di piatto colpito con bacchetta da timpano – ci porta all’inizio di una definitiva, quanto interminabile esposizione del tema della magìa del sonno, una scala discendente nei fiati alti, che parte dal DO naturale e percorre, semitono per semitono, lungo 4 misure, 17 semiminime, fino al SOL#, mediante del MI sul quale torna adesso tutta l’orchestra, cui nel frattempo si sono aggiunte sei arpe, divise in due parti(2). Ritorno che coincide con quello del tema del sonno, nei fiati alti, con le sei arpe e i violini a “scintillare”.
Mentre si allontana verso il fondo, Wotan prorompe ancora in un ultimo ammonimento, a dir poco colossale: “Wer meines Speeres Spitze fürchtet, durchschreite das Feuer nie!”, chi teme la punta della mia lancia, non attraversi il fuoco! Sì, ma su quale tema risuona il perentorio avvertimento? Ma perbacco! su quello di Siegfried, subito dopo reiterato dalle 3 trombe in MI, dai tromboni e dalla tuba, quasi a capovolgere il concetto: Siegfried non temerà la lancia di Wotan, anzi l’infrangerà con la sua Nothung “ricondizionata”, e quindi potrà attraversare il fuoco e fare sua Brünnhilde (ma questo succederà fra più di due atti d‘opera…)
Wotan ancora si volge a guardare, addolorato, la figlia. Il tema dell’estremo addio, in viole e violoncelli, si unisce a quello del sonno, in una simbiosi meravigliosa, mentre gli ottavini sprigionano (ancora per poco) le loro faville, ma adesso – quale minuziosa ricerca espressiva, quella del nostro mago! - “senza puntatura”, a rappresentarci un fuoco meno vivo, ma costante, stabilizzatosi su un “regime di lungo periodo”, quale sarà quello che dovrà trascorrere nell’attesa dell’eroe… (altra maniacale miniatura: i due ottavini saranno gli unici strumenti dell’orchestra a tacere nelle due ultime battute!)
Wotan si avvia, poi ancora un’ultima volta volge il capo e guarda indietro, mentre persino il tema dell’enigma trova la sua pace e finalmente si placa: la tromba in RE ne espone due volte la primissima sua forma (LA-SOL#-SI) ma quel SI (in origine settima diminuita di REb, la tonalità della decadenza cosmica) adesso si adagia - e vi si trasfigura, dominante - sull’accordo di MI maggiore di tutta l’orchestra, proprio a dare una risposta di serena rassegnazione a quella domanda, tante, troppe volte e ossessivamente implorata, con quel “perché?”(3).
Un ultimo intervento delle 4 trombe e dei 4 tromboni, cui si aggiungono gli altri fiati, ribadisce pesantemente l’accordo di MI maggiore, sugli arpeggi degli archi alti e delle 6 arpe, mentre per la fanciulla assopita comincia da ora l’attesa (che durerà più di dieci anni…) del bacio con cui il suo eroe la ridesterà, per fare di lei una Donna.
___
Note:
1. Gustav Mahler concluderà in questa tonalità, modulandovi dal SOL maggiore d’impianto, il lied “Das Himmlische Leben” (la vita celestiale, tratto dalla poesia “Der Himmel hängt voll Geigen” del Knaben Wunderhorn) a chiusura della sua quarta sinfonia.
2. Nel finale del Rheingold, Wagner aveva fatto “di peggio”, scrivendone le parti tutte divise!
3. Sembra quasi una parafrasi seriosa del motto “Muß es sein? Es muß sein!”, vergato da Beethoven sulla partitura dell’opera 135.
Una modulazione cromatica di 4 misure - di cui le 3-4 caratterizzate dall’irrompere, a fianco del glockenspiel, dei clarinetti acuti e del triangolo ad “attizzare” ulteriormente la fiamma, che circonda ormai completamente Wotan e le rocce circostanti; e con un unico colpo di piatto colpito con bacchetta da timpano – ci porta all’inizio di una definitiva, quanto interminabile esposizione del tema della magìa del sonno, una scala discendente nei fiati alti, che parte dal DO naturale e percorre, semitono per semitono, lungo 4 misure, 17 semiminime, fino al SOL#, mediante del MI sul quale torna adesso tutta l’orchestra, cui nel frattempo si sono aggiunte sei arpe, divise in due parti(2). Ritorno che coincide con quello del tema del sonno, nei fiati alti, con le sei arpe e i violini a “scintillare”.
Mentre si allontana verso il fondo, Wotan prorompe ancora in un ultimo ammonimento, a dir poco colossale: “Wer meines Speeres Spitze fürchtet, durchschreite das Feuer nie!”, chi teme la punta della mia lancia, non attraversi il fuoco! Sì, ma su quale tema risuona il perentorio avvertimento? Ma perbacco! su quello di Siegfried, subito dopo reiterato dalle 3 trombe in MI, dai tromboni e dalla tuba, quasi a capovolgere il concetto: Siegfried non temerà la lancia di Wotan, anzi l’infrangerà con la sua Nothung “ricondizionata”, e quindi potrà attraversare il fuoco e fare sua Brünnhilde (ma questo succederà fra più di due atti d‘opera…)
Wotan ancora si volge a guardare, addolorato, la figlia. Il tema dell’estremo addio, in viole e violoncelli, si unisce a quello del sonno, in una simbiosi meravigliosa, mentre gli ottavini sprigionano (ancora per poco) le loro faville, ma adesso – quale minuziosa ricerca espressiva, quella del nostro mago! - “senza puntatura”, a rappresentarci un fuoco meno vivo, ma costante, stabilizzatosi su un “regime di lungo periodo”, quale sarà quello che dovrà trascorrere nell’attesa dell’eroe… (altra maniacale miniatura: i due ottavini saranno gli unici strumenti dell’orchestra a tacere nelle due ultime battute!)
Wotan si avvia, poi ancora un’ultima volta volge il capo e guarda indietro, mentre persino il tema dell’enigma trova la sua pace e finalmente si placa: la tromba in RE ne espone due volte la primissima sua forma (LA-SOL#-SI) ma quel SI (in origine settima diminuita di REb, la tonalità della decadenza cosmica) adesso si adagia - e vi si trasfigura, dominante - sull’accordo di MI maggiore di tutta l’orchestra, proprio a dare una risposta di serena rassegnazione a quella domanda, tante, troppe volte e ossessivamente implorata, con quel “perché?”(3).
Un ultimo intervento delle 4 trombe e dei 4 tromboni, cui si aggiungono gli altri fiati, ribadisce pesantemente l’accordo di MI maggiore, sugli arpeggi degli archi alti e delle 6 arpe, mentre per la fanciulla assopita comincia da ora l’attesa (che durerà più di dieci anni…) del bacio con cui il suo eroe la ridesterà, per fare di lei una Donna.
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Note:
1. Gustav Mahler concluderà in questa tonalità, modulandovi dal SOL maggiore d’impianto, il lied “Das Himmlische Leben” (la vita celestiale, tratto dalla poesia “Der Himmel hängt voll Geigen” del Knaben Wunderhorn) a chiusura della sua quarta sinfonia.
2. Nel finale del Rheingold, Wagner aveva fatto “di peggio”, scrivendone le parti tutte divise!
3. Sembra quasi una parafrasi seriosa del motto “Muß es sein? Es muß sein!”, vergato da Beethoven sulla partitura dell’opera 135.
Die Walküre
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