28 dic 2009

3.2.4.1 Die Walküre: Atto II - Scena IV – Brünnhilde e Siegmund (I)

Ora bisogna prepararsi ad un altro “tormentone”, sia pure più denso musicalmente rispetto alla prima e seconda scena, ma per una buona parte in tempo lento (grave e moderato dice l‘agogica in partitura). È però questa una scena di una potenza e rilevanza assoluta, sia sul piano drammatico - vi troveremo la straordinaria trasformazione, e presa-di-coscienza di Brünnhilde - sia su quello musicale, come noteremo immediatamente.

Subito infatti si presenta nella prima delle tube tenore (le famose tubette inventate da Wagner) accompagnata dalla seconda, in MIb, dalle due tubette in SIb e dalla tuba- contrabbasso, il tema dell‘enigma del destino, una specie di musicale “ma perchè?“: seconda minore discendente, seguita da una terza minore ascendente(1), LA-LAb-SI, con iniziale armonizzazione di RE minore sfociante in un accordo di settima di REb, a creare precisamente uno stato di ansia e di inquietudine ed a proporre oscuri enigmi… Ripetuto subito a partire dal SI (SI-SIb-REb) e che poi ritornerà in innumerevoli occasioni in futuro. Osserviamo di passaggio come l’accordo di settima di REb (REb-FA-LAb-SI) con la semplice convergenza di REb e FA sul MI, in aggiunta all’enarmonia LAb-SOL#, subirà una straordinaria sublimazione nelle battute finali dell’opera, come avremo modo di far notare a suo tempo.

I timpani, che hanno sottolineato cupamente il tema precedente, fanno una sosta, prima di riprendere il loro martellare. Per lasciare spazio ad un altro tema (il presagio di morte) nelle trombe e tromboni: esso, inizialmente esposto in FA# minore dalle trombe, sale dalla dominante DO# (che si lega enarmonicamente al precedente REb delle tubette) alla tonica, poi ancora su alla sopratonica SOL# e poi alla terza minore LA(2); qui prosegue incorporando, due volte, il tema dell’enigma (LA-SOL#-SI e SI-LA#-DO#) percorrendo quindi, in totale, un’intera ottava, proprio ad intrecciare strettamente i due concetti: un destino indecifrabile, oscuro, enigmatico, che contempla solo presagi di disgrazie e morte.

Questi due temi tornano continuamente durante l‘intera scena. Infatti ora tocca al tema dell‘enigma, sempre con i rintocchi del timpano, due volte a salire, prima dal SI (SI-SIb-REb) e poi dal REb (REb-DO-MIb) e quindi ancora a quello del presagio, che sale dal RE# (enarmonico al MIb su cui chiude il tema dell’enigma) al SOL#, quindi si ripresenta alzato di un tono rispetto alla sua prima apparizione, chiudendo in RE#... Come dire MIb (sempre l’enarmonia!) che diviene tosto la sopratonica del “REb di ordinanza” su cui ora modulano corni e fagotti per intonare un frammento del tema del Walhall, poichè sta arrivando qui una sua inquilina, Brünnhilde, ed anche perchè il Walhall sarà al centro del dialogo seguente, fra la Valchiria e Siegmund.

La scena si muove in realtà in un lento, continuo crescendo; si comincia con la presentazione di Brünnhilde a Siegmund – enigma LA-SOL#-SI, con gli immancabili rintocchi del timpano – e la domanda del giovane (“Wer bist du…”) chi sei? sul tema del presagio. La Valchiria, sempre sull’enigma, annuncia a Siegmund la sua fine: chi mi incontra e mi guarda, è destinato alla morte. Ma una morte cui seguono grandi onori. Dove? Ce lo dicono trombe e tromboni, che intonano la sezione finale del tema del Walhall, canonicamente in REb. Siegmund non afferra, e chiede – sempre i timpani e l’enigma – dove verrà portato. Partendo da LA maggiore e scalando la dominante MI, la Valchiria chiarisce quale sia la destinazione degli eroi, suuportata dagli ottoni che espongono anche la parte iniziale del tema del Walhall. Vi troverò solo il padre? Il tema della rocca accompagna la risposta di Brünnhilde, ora in RE maggiore, che annuncia l’accoglienza di tutti gli eroi che già abitano il Walhall. Ancora una precisazione: troverò mio padre lassù? Certamente, risponde la Valchiria, stavolta in DO maggiore.

Siegmund, sul tema del presagio, ma qui in modo maggiore (LA) chiede: troverò là una donna? (immaginiamo benissimo a chi si riferisca!) Il tema di Freia (!) nei clarinetti anticipa la risposta, che sale dal REb al LAb: troverai tante ragazze (le fanciulle del desiderio, “Wunschmädchen”(3)) ed io stessa (accenni della cavalcata nella tromba) ti porgerò leggiadramente da bere. Il declamato dei due è quasi sempre sul tema del presagio, mentre l’orchestra (gli ottoni più che altro) interviene col tema dell’enigma, come a ripetersi continuamente quel: ma perchè? a domandarsi come mai il destino voglia così…

Poi Siegmund chiede (FA minore): “Begleitet den Bruder…”, ma il fratello, incontrerà lassù la sposa sorella? E alla risposta negativa di Brünnhilde, che lo avverte che Sieglinde deve continuare a vivere, il tema dell’amore accompagna Siegmund che si china sulla sorella, e la bacia teneramente sulla fronte. Ma sappiamo che l’amore è imparentato con la fuga, inquesto caso con la separazione: potenza dell’espressione musicale!

Adesso l’atmosfera si scalda un poco, poichè Siegmund mostra di non essere certo un tipo qualsiasi, che cede facilmente, nemmeno al volere divino (lui ha infatti una “ragione di vita” da difendere…) Siegmund, col sottofondo di Freia e del Walhall: “So grüsse mir Walhall…”, allora tanti saluti a tutti: a te, alle fanciulle, agli eroi, alla rocca e a Wotan… “zu ihnen folg ich dir nicht!”, io resto qui. In questo preciso momento, sul “nicht” di Siegmund, compare negli archi il tema della morte, strisciante come una serpe, che poi si avvinghia a quello (in trombe e tromboni) dell’enigma del destino: appunto, un inaccettabile quanto inesorabile destino di morte.

Subito dopo, quando Brünnhilde dice a Siegmund (presagio, in FA minore): ormai hai incrociato il mio sguardo, devi seguirmi… il tema della morte si accompagna a quello del presagio. Ma Siegmund insiste: “Wo Sieglinde lebt…”, dove vive Sieglinde, io lì voglio restare (tema dell’enigma, ma perchè? e ancora il tema della morte).

Brünnhilde non gli lascia speranze (“So lang du lebst…”): per quanto a lungo tu viva, sei votato alla morte, questo sono venuta a dirti. Ma chi mi ucciderà, chiede il giovane. Sarà Hunding a ucciderti, Siegmund ribatte che lui può annientare qualunque Hunding. Ma la tua morte è stata decisa in alto, ribatte la Valchiria. Al che Siegmund le mostra la spada: “Kennst du dies Schwert?” la vedi questa spada? (e il relativo tema risuona nella tromba, in DO maggiore, spiegato). Brünnhilde: ma colui che te la diede, ha deciso la tua morte, e le toglierà ogni potere.

Non disturbare la poveretta, ribatte Siegmund. Adesso si accelera decisamente il ritmo, spesso sostenuto da note ostinatamente ribattute… Siegmund: “Weh!, Weh!...”, ahimè, dolce moglie mia, il mondo intero è contro di te, se ti nega anche la protezione della mia spada: maledetto chi me la costruì, preferisco andare all’inferno, piuttosto che nel Walhall senza di te! (tema della fuga). Brünnhilde cerca ingenuamente di convincere Siegmund che la gloria eterna vale più di una povera donna stanca e malconcia! (Lei ancora è ancorata agli schematici princìpi paterni). Siegmund la compatisce: mentre gli archi bassi si agitano sul tema della fuga, il giovane - su una variante assai complessa del tema del presagio, in FA# - la rimbrotta per la sua insensibilità: godi pure della mia infelicità, ma non mi parlare del Walhall! Allora Brünnhilde ne inventa un’altra, rispondendo sullo stesso tema (ma in LA): affidami la tua donna, la custodirò io. Neanche per sogno, ribatte lui, piuttosto la ucciderei!

Ora la Valchiria gioca l’ultima carta: per convincerlo ad accettare la sua sorte, Brünnhilde gli annuncia (“Wälsung! Rasender!…”) che la sorella porta già in seno il frutto del loro amore!(4) E allora Siegmund: “Dies Schwert…”, la mia spada, se proprio non serve contro il nemico, almeno che possa servire contro l’amico; alza la spada contro Sieglinde, invocando: due vite ti sorridono qui, prendile entrambe, Nothung, con un sol colpo!
___
Note:

1. Tema che Wagner prende dal grande Spontini (La Vestale) e che sarà poi ripreso anche da Cesar Franck come leit-motiv della sua celebre Sinfonia in RE minore.
2. A parte la tonalità, questo è - pari-pari - l’incipit della terza sinfonia in LA minore, detta scozzese, del tanto bistrattato Felix Mendelssohn Bartholdy.
3. Come detto, il Valhall è ampiamente e dettagliatamente descritto (sia nella nuova, che nell’antica Edda) come luogo dove Odin raccoglie i migliori eroi caduti in battaglia, per prepararli alla difesa estrema, nel fatale giorno del Ragna röc.
4. Abbiamo già rilevato come – a rigor di logica, se vogliamo escludere una gratuita superficialità di Wagner su un punto fondamentale di tutta la vicenda - questa informazione Brünnhilde non può averla avuta - o indirettamente desunta - che dal discorso del padre, nella Scena II.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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