17 ago 2008

3.1.3.5 Die Walküre: Atto I - Scena III - Siegmund, la Spada, la fuga

Sulla prima frase del tema dell’eroismo dei Wälsi, Siegmund si autocertifica (“Siegmund heiss’ ich, und Siegmund bin ich!”) e chiama a testimone la spada, di cui risuona il tema nella tromba bassa, poi nei corni e quindi nelle trombe; la perorazione di Siegmund è continuamente caratterizzata da salti di un’ottava all’ingiù, a rendere ancora più stretto il legame con il padre, per tramite della spada. Che egli una buona volta afferra - supportato in pieno da una variante “monotòna” del tema del Patto, negli archi bassi - per estrarla dal tronco, esclamando enfaticamente, in DO minore, “Heiligster Minne höchste Noth…” (altissimo bisogno del più sacro amore… mi spinge all’azione ed alla morte!) sul tema della rinunzia, che nel Rheingold Woglinde aveva intonato (nello stesso identico DO minore, sulle parole “Nur wer der Minne Macht versagt”) a rappresentare l’estirpazione dell’amore dall’anima dell’uomo votato al potere dell’oro(1); poi dà il nome alla spada: Nothung, Nothung, dal MI, poi ancora Nothung, Nothung, stavolta dal FA, sempre un’ottava discendente, simile a quelle della precedente invocazione al padre (ed anche la stessa che Siegfried canterà nella prossima opera, al momento di riforgiare l’arma)!

Se dio vuole, divelle la spada dal tronco, modulando a FA# minore (“Zeig’ deiner Schärfe schneidenden Zahn, heraus aus der Scheide zu mir!”, della tua finezza mostra il tagliente filo, fuori dal fodero, a me!). Qui, sul FA# del “mir” ci sono due misure in molto crescendo, con quintine ascendenti delle arpe e tremolo degli archi, su cui si fa largo un DO spiegato nelle trombe: è la spada che si sfila dal tronco! Aizzate, alla fine della seconda misura, da una poderosa terzina ascendente di tube e contrabbassi in fortissimo (DO-MI-SOL, a modulare l’armonizzazione dalla precedente sensibile di SOL al DO della spada) le trombe, dapprima quelle in MI e DO, poi quella bassa in RE, esplodono letteralmente e moltiplicano in alto il tema di Nothung, finalmente libera in tutto il suo splendore(2), circondata dagli inebrianti arpeggi degli archi alti e delle sei arpe e dalle velocissime “sestine” di corni e strumentini.

E allora Siegmund - accompagnato sempre dagli arpeggi degli archi e dalle sestine dei fiati - intona il suo inno a Sieglinde(3), modulando dal DO maggiore della spada a MI maggiore (“Siegmund den Wälsung siehst du Weib”) seguito dal tema dei Wälsi, nel LA minore di trombe e tromboni; poi a SI maggiore (“als Brautgabe bringt er dies Schwert”) seguito ancora dal tema dei Wälsi, qui nella stessa tonalità di SI; adesso si modula a SOL maggiore (“So freit er sich die seligste Frau”) e MI minore (“dem Feindes-haus entführt er dich so”) con accompagnamento del tema del grido di vittoria dei Wälsi; quindi, sulle parole “Fern von hier folge mir nun…” (ancora in SI maggiore) flauto, oboe, clarinetto e corno riprendono il dolcissimo e commovente tema della Primavera, che anima anche il successivo “…fort in des Lenzes lachender Haus”, su cui la tromba in MI dispiega il tema della spada, poiché essa viene ricordata nel verso successivo (“Dort schütz dich Nothung, das Schwert”) dove si torna al SOL di partenza; poi sul lungo “wenn Siegmund dir liebend erlag!(4)” è il tema dell’amore a librarsi per ben due volte, in violoncelli e clarinetti, sempre più in alto.

“Siegmund vedo dinanzi a me, Sieglinde sono io, che hai conquistato con la spada”(5), e il tema dell’amore (Immer schneller, sempre più veloce) accompagna la proclamazione di Siegmund: “Moglie e sorella sei al fratello, così fiorisca il sangue dei Wälsi!(6)” Ancora qui notiamo il simbolo dell’ottava discendente, appiccicato alla sorella (Schwester) dal MI, e al fratello (Bruder) dal SOL: ora davvero uniti, nel segno della spada.

Adesso i due si abbracciano spasmodicamente, preparandosi a fuggire: la seconda sezione del tema dell’amore, presentata come cellula di minima più 4 crome (wüthend, furiosamente, come raccomanda l’agogica dei violini, che lo suonano in staccato) viene reiterata più volte da archi e strumentini (notiamo: “sfalsati” fra loro di mezza misura, precisamente a rappresentarci le reciproche pulsioni dei due amanti!) e accompagna il tema della spada, esposto in fortissimo due volte (prima dalla tromba in RE e dalle tubette, poi dalla tromba in MI e dai tromboni). Compare per un attimo - 2 misure dal SOL, in archi alti e flauti - il tema della fuga, poi quello dell’amore lo travolge, ma stavolta in un vortice tumultuoso che sale (dal MI minore al SOL maggiore) come in un irrefrenabile orgasmo, per poi precipitare e infine infrangersi (in fff, nell’ultima battuta, e sui primi due dei quattro quarti - in “sincope” - a descriverne realisticamente lo schianto repentino) nientemeno che sulle due note (LA-SOL) del tema del Canto delle Figlie del Reno, ma col LA armonizzato in sesta minore di DO (perbacco: l’anello!) a testimoniarne lo stretto legame con quello della schiavitù!

Transizioni e Cesure

Wagner si vantava – a pieno titolo! – di essere maestro nelle “transizioni”: di saper cioè legare una scena ad un’altra (pure stellarmente distanti fra loro in quanto ad ambientazione naturale e psicologica) in modo geniale e sopraffino. Ne abbiamo avuto testimonianza lampante già nel Rheingold, dove i tre cambi di scena sono mirabilmente “coperti” da altrettante transizioni di livello ineguagliabile.

Sembra quasi che Wagner preferisse, appunto, le transizioni alle chiusure: fine di atti e finali di opera(6). E del resto, è la stessa teoria&pratica della melodia infinita a mal sopportare la necessità inevitabile di dover “troncare la melodia”, a un certo punto.

Qui siamo alla prima fine d’atto del Ring: e Wagner, dovendo interrompere un’azione che in realtà deve poi riprendere direttamente all’inizio del secondo atto, si è visto costretto, per trarsi d’impaccio e non cadere nel banale, ad “inventare” qualcosa di suggestivo, di sorprendente, di geniale. E così ha saputo sintetizzare mirabilmente: la fuga dei due gemelli al colmo dell’orgasmo, l’oro del Reno, l’anello, la schiavitù e la frustrazione(7)…

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Note:1. Limitare l’interpretazione dell’uso di questo tema al puro moto fisico della spada rimossa dal tronco sarebbe far torto a Wagner… Allora ci si può chiedere a che cosa qui Siegmund stia rinunciando, o cosa stia rifiutando o rinnegando. A questa e ad altre domande, che l’impiego del tema della Rinunzia fa insorgere, cercheremo di rispondere alla fine del Siegfried.
2. È per la prima volta qui che vediamo, in carne e ossa, la spada. Nel Rheingold era comparsa come progetto politico, nella mente di Wotan.
3. Siegmund, il wälside / tu vedi, o donna! / Dono nuziale / questo brando ti porta: / così egli sposa conquista / la dolcissima donna; / alla nemica dimora / così egli t'invola. / Lontano di qui / ora seguimi, / via, della primavera / nella ridente dimora: / colà ti proteggerà Notung, la spada, / se Siegmund per amor tuo soccomberà! (Trad.: Guido Manacorda)
4. Siegmund evidentemente già avverte che il suo momento magico è destinato a durare poco: a lui il fato ha proprio riservato un ruolo da “Wehwalt”...
5. Interessante notare la figurazione dei violini sulla parola “Sieglinde”, un precipitarsi all’ingiù per due ottave, che ritroveremo accostato ad altri wagneriani personaggi femminili, come Isolde e Kundry.
6. Poeticamente, Wagner ci sta qui notificando dell’avvenuto concepimento di Siegfried, che resterà sottinteso, anche se mai esplicitamente affermato, nella confessione di Wotan a Brünnhilde (Atto II, Scena II).
7. Non per nulla, ancora prima dell’esperienza del Rheingold (dove lo spettatore è costretto a due ore e mezza di concentrazione continua) aveva ideato il Fliegende Holländer come opera in un solo atto, poi “spezzata” di malavoglia in tre atti e non senza problemi (le ripetizioni aggiunte ai prologhi degli atti II e III per “riprendere il discorso” dopo i due intervalli…) e quindi di nuovo “riunita” da Cosima nel 1901. Altri esempi: per l’ouverture di Tannhäuser e i Vorspiele dei Meistersinger e di Parsifal, Wagner scrisse conclusioni diverse, a seconda che essi si eseguano entro l’Opera o, da soli, in concerto.
8. Vedremo proprio come l’ultimissima frase musicale dell’intero Ring contenga mille riferimenti all’intera vicenda cosmica ivi narrata.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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