19 nov 2007

2.4.3 Das Rheingold: Scena IV – Wotan e Loge accolti dagli dèi

I timpani ritmano il tema dei giganti, adesso però non più minaccioso, ma quasi amichevole… sì, perchè i giganti stanno ritornando e con loro riportano Freia, e con lei la gioventù! Contemporaneamente, i violini cantano una dolce e lunghissima melodia, parente del tema dell’amore, che spazia su quasi 4 ottave (dal SOL al FA) e introduce una fantastica esposizione del tema delle mele d’oro, in DO maggiore, che si dispiega ora in corni, subito dopo in legni e strumentini, a canone, con un’effetto straordinario, che esprime stupendamente ciò che si prova quando si esce da una lunga malattia, o si torna a respirare aria pura o, innamorandoci, ci si sente di colpo ringiovanire…

“Sie kehrten zurück”, avverte Froh; Loge deve ammettere che: “Mit List und Gewalt…”, con furbizia e anche sopraffazione abbiamo compiuto l’opera che ci ridarà Freia.

Froh intona un etereo lied (“Wie liebliche Luft”) una variazione ritmica del tema delle mele, in SOL maggiore, che si adagia sulla tonica, poi sulla mediante (“wieder uns weht”) e quindi sulla dominante RE (“wonnig Gefühl die Sinne erfüllt!”) salendo quindi alla sesta (“Traurig”) da cui discende alla sopratonica (“ging es uns allen”); qui modula verso la sottodominante, attraverso un passaggio alla settima diminuita (FA naturale “getrennt”) e una discesa al SI (“für immer von ihr”) da cui arpeggia sull’accordo di DO maggiore (“die leidlos ewiger Jugend jubelnde Lust”) fino al SOL, per chiudere sulla tonica DO (“uns verleiht”) L’arpeggio viene ripreso dall’oboe, poi ancora ampliato dai corni, raggiungendo il DO superiore, poi ricadendo un’ottava sotto e quindi risalendo, invece che sulla dominante SOL, come nel “Lust” di Froh, sulla sesta LA(1).

Dopo la sospensione armonica, mirabilmente creata dall’accordo di LA maggiore con aggiunta di SOL naturale, è Fricka a ri-modulare a sua volta verso il DO, salutando la sorella, finalmente restituita.

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Note:
1. Procedimento che scopiazzerà Mahler, nel finale della sua prima sinfonia, usando il salto sul LA, invece che sul SOL, per modulare subitaneamente da DO a RE maggiore.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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