4 ott 2007

2.2.6 Das Rheingold: Scena II – Gli dèi invecchiano

Scomparsi i bestioni con la dea, che succede ora? Loge se lo domanda subito (“Was sinnt nun Wotan so wild?”) mentre una nebbiolina avvolge il gruppo degli dèi… L’orchestra comincia a spiegare il fenomeno, sentiamo come: il tema di Freia vaga dall’oboe al corno inglese, infine al flauto, esposto in modo minore, e sempre chiudendo con una cadenza sulla settima diminuita… sì, perchè l’eterna giovinezza se ne sta andando, mancandole il nutrimento delle mele d’oro, il cui tema, anch’esso in minore! compare intristito nei corni.

“Frisch, mein Froh!”, coraggio, Froh, canta Loge, e il tema delle mele d’oro, come Froh stesso lo aveva storpiato poco prima, riappare in ottoni e strumentini, ma non serve… A Donner cade di mano il martello, che accade a Fricka? “Freut sie sich wenig…”, è per caso in pena? si chiede Loge, cantando – fra il compassionevole e il beffardo – addirittura sul tema del vincolo d’amore, anch’esso deperito, come tutto il resto! Ancora il tema di Freia, avvizzito, anticipa il lamento di Fricka (“Wehe! Wehe! sul tema della schiavitù) e lo spegnersi di Froh e Donner.

Adesso Loge ha tutto chiaro, e ce lo racconta (ma ce n’era bisogno?): “Jetzt fand ich’s!”, ora ho capito! e poi, supportato in orchestra dal tema delle mele d’oro, ci spiega tutto ciò che già sapevamo, fino a concludere “Des gartens Pflegerin…”, la custode del frutteto, Freia, non c’è più e il crepuscolo si avvicina (il relativo tema - per ora solo accennato, rispetto alla forma completa che udiremo da Erda, nella Scena IV - ce lo anticipa, apparendo nel corno inglese). Poi, minuziosamente, e anche per sottolineare la sua diversità dagli altri dèi (e lo farà ancora verso la fine dell’opera) ci spiega che lui non è colpito dalla carestia, lui è fatto di tutt’altra pasta! (ed ecco che i suoi temi guizzano e serpeggiano in orchestra, come a volerci confermare questa sua diversità) mentre, in assenza di mele (e qui il tema delle mele, esposto in minore dagli oboi, si apparenta significativamente a quello della rinunzia) “...erstirbt der Götter Stamm”, la stirpe degli dèi muore.

Su un mesto tema, Fricka rimprovera ancora a Wotan la sua leggerezza e la sua avidità, che adesso hanno prodotto questo bel risultato (tema dell’anello, a confermarlo).

Wotan ha uno scatto (di orgoglio? di disperazione? di follia?): “Auf, Loge!…”, dài, Loge, scendiamo a Nibelheim(1), devo avere quell’oro!

Loge ha la sua idea fissa: “Die Rheintöchter…”, l’oro dovrebbe tornare alle figlie del Reno (tema del Canto delle Figlie del Reno, negli strumentini…): sembrerebbe proprio che il dio del fuoco voglia a tutti i costi tagliar corto per arrivare direttamente alla fine del Götterdämmerung! Pur essendo cinico e machiavellico, forse in fondo ha il presentimento che tutto ciò che accadrà nel seguito non farà che rendere inevitabile la restituzione dell’oro alla sua sede naturale… ma il nostro dovrà avere ancora molta pazienza (per ben tre opere e mezza!) prima che il suo auspicio si possa realizzare… Anche se, a tempo debito, avrà modo di prendersi davvero una bella soddisfazione, allorquando avvolgerà di fiamme l’intero Walhall e chiuderà così una volta per tutte i conti con Wotan e la sua combriccola…(2)

Il quale Wotan, per il momento non ne vuol sapere: “Freia gilt es zu lösen!”, l’oro serve a liberare Freia!(3)

Loge, servile: ok, ti guiderò io; poi, inconsciamente? sfottente? insiste: passiamo dal Reno?

Wotan: accidenti, no!

Loge: bene, allora vuol dire che scenderemo per la gola sulfurea…

Sono i temi di Loge a scortare i due, dopo che Wotan ha salutato i suoi dèi… senza dimenticare l’anello.

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Note:

1. Casa della Nebbia. Nelle saghe, Niflheimr è uno dei nove mondi, il continente freddo.
2. Come già ricordato, nell’Edda Antica Loki è protagonista diretto della vendetta dei giganti su Odin e sulla di lui stirpe.
3. Nelle saghe nordiche la vicenda è alquanto diversa e piuttosto gratuita: l’oro di Andvari (Alberich) servirà per riscattare proprio Odin (?!) prigioniero di Hreidmar a causa di una “bravata” del solito Loki.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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