6 mar 2008

3.1.3.1 Die Walküre - Atto I - Scena III - I ricordi di Siegmund

Il martellante ritmo del tema di Hunding, prima nel timpano e poi nei corni, accompagna i pensieri di Siegmund che, preceduto dalla tromba bassa che espone, piano in LA minore, il tema della spada, infine singhiozza: “Ein Schwert verhiess mir der Vater, ich fänd es in höchster Noth” (dov’è la spada promessami dal padre, da usare nel momento del supremo bisogno?) e lo fa cantando quasi sulle stesse note con cui Wotan, nel finale del Rheingold, aveva salutato il Walhall (“So grüss ich die Burg, sicher vor Bang’ und Grau’n!”) proprio mentre ideava nella sua mente il piano di riconquista dell’anello, di cui la spada è cardine!

Ancora Hunding nei corni, in LA… poi il violoncello modula dolcemente a SIb, e qui Siegmund contempla nei pensieri la donna che ha appena incontrato: sono i temi dell’amore e della donna che gli sta vicino che predominano nel suo stato d’animo e in orchestra, ovviamente, anche se sempre “inquinati” dall’insistere dei corni, raddoppiati all’ottava, sul LA del ritmo di Hunding, una specie di incubo... Che infine sfocia su un crescendo in tremolo degli archi, che porta al grido “Wälse, Wälse“, un’ottava discendente, prima dal SOLb, poi più su, dal SOL naturale(1), con cui Siegmund implora il padre e la spada stessa (il salto di ottava è il centro del tema della spada e tornerà spesso e volentieri; lo risentiremo fra poco, al momento per Siegmund di prenderne possesso): e adesso la tromba acuta (quella in DO) ne intona, appunto in DO maggiore, e a suono spiegato, il tema: SOL-DO/DO-MI-SOL-DO-MI.

Siegmund pare accorgersi di qualcosa che riluce dal tronco del frassino, e la tromba ci dice cos’è, per ben due volte, appoggiata successivamente, in terzine, dal flauto; poi tocca all’oboe, in SOL maggiore e subito dopo in MI minore, il cui SOL (terza minore) viene ripreso per l’ennesima volta dalla tromba, a riesporre il tema nel “canonico” DO maggiore…

Siegmund ancora non capisce, non vede, è obnubilato dalla passione per Sieglinde e intona il meraviglioso passo “Nächtiges Dunkel deckte mein Aug…” in SOL, con una diversione a MIb e ritorno al SOL, su cui il corno reitera il tema della spada appoggiato, in terzine, da oboe e clarinetto. “Selig shien mir der Sonne licht”, mi risplendette beata la luce del sole (qui si anticipa nella melodia il successivo Winterstürme) è in SOL maggiore, che modula plagalmente sul DO e da qui a SI minore (“…bis hinter Bergen sie sank”, che tramonta dietro i monti). Altra modulazione: il SI diviene la sensibile del DO maggiore della tromba che (indovinate?) ripropone il tema della spada, ancora seguita, in terzine, da oboe, clarinetti e corni. Qui ancora una modulazione (raccolta col tema della spada in terzine dal clarinetto) a SI maggiore, quindi ancora a DO, e sempre la tromba, piano, a suonare il tema della spada, quasi ad ammiccare a Siegmund per sussurrargli insistentemente: “ma come dobbiamo dirtelo, caspiterina, che la spada sta proprio lì, davanti al tuo naso?!”

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Note:
1. Con tanto di “corona puntata”, la qual cosa dà modo agli heldentenoren di sfidarsi “a chi ce l’ha più lungo” (il SOLb e il SOL…)

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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