26 gen 2010

3.2.5.1 Die Walküre: Atto II - Scena V – La lotta fra Siegmund e Hunding

Siamo ormai al “redde rationem”, per tutti: Siegmund, Hunding, Brünnhilde, Sieglinde… e Wotan.

Mentre i violoncelli espongono, ma mestamente, il tema dell’amore, Siegmund è chinato su Sieglinde, ancora assopita, e ne ascolta il respiro. Il tema dell’enigma torna negli ottoni, mentre Siegmund contempla la sorella. E le viole suonano, lentamente, una dolce variante del tema del Patto, che sembrerebbe qui amichevole, ma invece… Ancora Siegmund mormora: “der Traurigen kost ein lächender Traum”, un sorridente sogno accarezza la poveretta, e i violoncelli cantano, piano e dolce, il tema della Primavera …ma quanto è lontana, ormai! Il tempo adesso stringe davvero: uno Stierhorn (corno di toro, senza pistoni, in DO) annuncia il sopraggiungere di Hunding e dei suoi cani, a caccia di Siegmund, il quale si prepara a dovere: prima e dopo le parole “Nothung zahl’ihm den Zoll!”, la spada gli darà la paga... si ode in trombe e tromboni il tema della spada, ma in ritmo concitato, mentre il corno insiste, sempre su una sola nota (DO) ma con il ritmo inconfondibile del tema di Hunding. La natura stessa si agita: gli strumentini intonano il tema di Donner (il famoso Hedà-Hedò) ma sul cupo accordo di settima diminuita, e con un ritmo tanto concitato qui, quanto nel Rheingold era marziale, solenne e in modo maggiore (i leit-motive vivono, appunto!)

Un attimo di pausa ci riporta a Sieglinde, che si sta risvegliando, ma ancora ha gli incubi. Prima delle parole “Kehrte der Vater…” le viole suonano un frammento che si trova, pari pari, nella Faust-Sinfonie di Liszt, composta poco prima della Walküre(1).

Sieglinde si agita, vede il fuoco in casa (ricordo dello shock subito da piccola, al momento del rapimento da parte di Hunding) invoca Siegmund in aiuto, ma ormai lo scontro è imminente. Hunding chiama “Wehwalt!“ (il nome che Siegmund si era dato nel loro incontro del primo atto) Siegmund risponde, con le trombe che intonano le prime due note del tema della spada, mentre Sieglinde li invita entrambi alla pace (psicologia femminile!)

Hunding invoca Fricka e Siegmund lo schernisce, invitandolo a battersi, sostenuto dal tema della spada che torna possente e si slancia verso l’alto, mentre i due cominciano a lottare.

Sieglinde ancora vuol dividere i due “Haltet ein, ihr Männer“, fermatevi, uomini, uccidete prima me! ma ormai la situazione precipita: arriva Brünnhilde, preannunciata dalle tube col tema della cavalcata, copre Siegmund col suo scudo e lo esorta (“Triff ihn, Siegmund!”) a colpire con Nothung. Corni e trombe in fortissimo sostengono il tema della spada, i tromboni quello della cavalcata, ma per Siegmund e la sua alleata Valchiria tutto risulta vano, allorquando Wotan fa la sua comparsa fra le nuvole, brandendo la sua lancia.

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Note:

1. Fra Wagner e Liszt c’era già grande intimità (più tardi diventeranno genero e suocero, per il tramite della terribile Cosima) e Wagner dichiarò apertamente di aver preso quello spunto dalla Sinfonie. Del resto si limita a citare un solo frammento del famoso tema “dodecafonico” (principiante con un LA bemolle) con cui il genio ungherese scolpisce mirabilmente la personalità di Faust, nelle prime quattro battute della sinfonia.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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