23 gen 2008

3.1.1.2 Die Walküre - Atto I - Scena I - Siegmund e Sieglinde

Torniamo ora a Siegmund, il cui tema - parente di quello del Patto! poiché dobbiamo cominciare a sospettare di chi sia figlio il fuggitivo - appare nei violoncelli, precedendo e seguendo le sue prime parole (“Wess’ Herd dies auch sei…”) pronunciate mentre si accascia all’interno di una stamberga, il primo rifugio capitatogli a tiro. Il tema, dopo la “pattuale” discesa, si impenna però verso l’alto, in ciò ponendo musicalmente le basi della “rivolta” di Siegmund contro le leggi codificate; questa risalita vi insinua altresì i tratti caratteristici dell’anello e del Walhall, a dimostrazione dell’intricato nesso intercorrente fra le vicende “divine” e quelle “umane”. (Nell’ultima scena dell’opera avremo poi modo di studiare il diverso “porsi” - sempre in termini musicali - di Brünnhilde, di fronte al Patto).

Poi arriva Sieglinde(1), col suo tema nobile (dopo le parole “Wäre er siech?“) fatto di un motivo – in FA – nei primi violini (armonizzato “alla terza sotto” dai secondi) che sale e poi si ripiega; il tema è in due sezioni, di cui per ora viene presentata la prima: la quale sembrerebbe, ad ascolto sommario, percorrere il canonico arpeggio di settima (quello che di norma parte dalla dominante e sale “per terze” alla sottodominante superiore) per poi ripiegarsi sulla sopratonica, passando per la mediante; tuttavia, un ascolto più attento, e un’occhiata alla partitura, ci mostrano che la nota di partenza nel nostro caso non è la dominante, bensì la sottodominante (non DO, quindi, ma SIb) il che comporta che il primo intervallo non sia una terza, ma un tritono (SIb-MI) e che l’arcata sia un’ottava piena, e non una settima. Ciò non può essere casuale (nulla lo è in Wagner!) e quel tritono, l’intervallo proibito, difficile, ambiguo, deve pur rappresentare qualcosa: il lato “ribelle” della personalità di Sieglinde, oppure il legittimo sospetto che si agita nel suo animo, di fronte ad un accadimento al di fuori del normale? E l’ottava (qui ascendente) ne ricorda altre: l’oro, ad esempio, ma anche la spada, il che viene a stabilire ulteriori “legami” fra Sieglinde e il mondo di Wotan, con tutti i relativi problemi… Per ora continuiamo l’esplorazione del tema, che continua con la riesposizione della prima sezione, ma una terza più in alto, conclusa quindi sulla sottodominante SIb.

Siegmund chiede un ristoro, e Sieglinde subito va a procurargli dell’acqua. Mentre i violoncelli continuano ad esporre il tema di Siegmund, i violini lo contrappuntano con il tema di Sieglinde, la cui prima sezione viene qui esposta in DO, raggiungendo quindi la sottodominante FA, che ridiviene tosto “tonica”, con una modulazione che introduce la seconda sezione - amplissima invero - del tema di Sieglinde, che si slancia dall’alto della mediante (LA) per scendere alla tonica percorrendo, con dieci semicrome, un intervallo di decima (anche qui, il DNA del Patto si fa sentire); ora, partendo dalla sensibile sottostante, si scala un intervallo di nona (quattro terze, MI-SOL-SIb-RE-FA) raggiungendo la tonica superiore (Patto, addio!); adesso due moti discendenti, per terze e quarte, con finale risalita: il primo dei quali scende fino alla dominante due ottave sotto e risale alla sottodominante, il secondo scende da lì alla mediante dell’ottava sottostante, risalendo alla sesta RE (con tanto di tensione armonica dovuta alla quinta aumentata - il FA# - delle viole); il tutto si conclude con due figure derivate dalla prima sezione del tema: una si adagia sulla sopratonica SOL, l’altra sale sulla sottodominante SIb, entrambe precedute da un’appoggiatura in terzina.

Dopo che Siegmund si è dissetato con l’acqua offertagli da Sieglinde (“Wasser die du gewollt...”) un violoncello solo ripete il suo tema, tre volte, innalzandolo ogni volta di una terza minore; il tutto sfocia, a partire dal SIb raggiunto nella terza esposizione, in quello dell’amore(2), di una dolcezza struggente, ripreso e sviluppato poco dopo. Il tema dell’amore è, nella sua prima parte, una trasposizione - più lenta e in modo maggiore - di quello della fuga di Freia (la dea della bellezza e dell’amore, appunto) esposto nel Rheingold: tonica-sensibile-sottodominante-sesta, poi sesta-dominante-sopratonica-sottodominante; qui si espande nella sua seconda parte: ascesa cromatica alla dominante e tre ripetizioni degradanti, a velocità doppia (croma puntata e semicroma, in luogo di semiminima puntata e croma) del motivo della fuga.

Siegmund ringrazia Sieglinde (“Külende labung gab mir der Quell…”, rinfrescante ristoro mi diede la fonte) e chiede, modulando verso il RE (Wer ist’s, der so mir erlabt?) chi sia la giovane che l’ha dissetato; e una variante della prima sezione del tema di Sieglinde, che inizia qui dalla mediante, gli ha già risposto per lei. Sul RE minore, Sieglinde annuncia a Siegmund che lei e la casa sono proprietà di Hunding, che tornerà a momenti.

Siegmund accenna alle ferite che porta sul corpo e Sieglinde si agita, preoccupatissima, offrendosi immediatamente di curarle (e gli archi trepidano per lei, su una variante “agitata” del tema del Patto) ma Siegmund la tranquillizza (“sono quisquilie…”) e dopo averle spiegato della sua fuga, disarmato, inseguito dai nemici, mostra di essersi completamente rianimato (“die Sonne lacht mir nun neu”, di nuovo il sole mi sorride); ed ecco che gli archi riprendono, sul LA maggiore delle ultime parole di Siegmund, il tema di Sieglinde (che riempie un corno di idromele(3) per porgerlo all’ospite, che le chiede di sorseggiarlo) ma sviluppandone in maniera commovente - con dolci terzine - la prima sezione; per poi - mentre è Siegmund a bere dal corno fissandola con crescente rapimento - esporre la seconda in modo ancor più ampliato, scendendo dalla dominante, invece che dalla mediante, fino alla tonica un’ottava sotto e chiudendo con la prima sezione, due volte, con le appoggiature in terzina, per poi dare spazio al tema dell’amore, sviluppato in LA, poi ancora in SIb…

Siegmund vorrebbe andarsene, continuare la sua fuga, senza portare guai in casa altrui, ma Sieglinde (“…wo Unheil im Hause wohnt”, dove il malanno è di casa, non puoi nuocere) lo invita a restare, mentre compare il tema dei Wälsi(4), la stirpe di Siegmund e Sieglinde: il tema parte dalla dominante DO, salendo, dopo appoggiatura sul SI naturale, al LA, e scendendo al RE (sesta) passando per la tonica FA; dopo un inciso del tema di Sieglinde, dal RE, previa appoggiatura sul DO#, sale alla sottodominante SIb, per scendere al SOL e poi alla sensibile MI, dove lo accoglie ancora il tema di Sieglinde.

Siegmund (che si autodefinisce Wehwalt, posseduto dalla pena) decide ora di restare, aspettando Hunding.

Contrappuntando in modo commovente quello dei Wälsi, ora in RE, il tema di Sieglinde ancora fa capolino, seguito poi nei violoncelli da quello dell’amore, che sottolinea mirabilmente lo scambio di sguardi estasiati fra i due (inconsapevolmente… ancora per poco) gemelli.
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Note:
1. Come detto, nel Niebelungenlied, Siegelind è la sposa di Siegmund (non la sorella) e muore di morte naturale, potendo godersi le imprese del figlio Sigurd (Siegfried). Nella Völsunga Saga, è Sigmund ad ospitare la sorella Signy in casa sua e a metterla incinta di Sinfjotli (entrambi poi moriranno); successivamente Sigmund sposa Hjordis, soffiandola al figlio di Hunding (Lyngvi) e da lei nasce Sigurd. (Inutile sottolineare la sconnessione e la banalità di tali storie.)
2. Per inciso, Pietro Mascagni si servirà dell’ambientazione armonica di questo passaggio nel suo Guglielmo Ratcliff, come si può verificare ascoltandone l’Intermezzo del Quadro III, il famoso Sogno che descrive, guarda caso, i sensi di due innamorati infelici…
3. L’infame e infausta iconografia nazista riservava, ai gerarchi, festini a base di idromele in ambienti che scimiottavano la capanna di Sieglinde.
4. Discendenti di Volsung. La Völsunga Saga presenta la seguente genealogia: Odin, Sigi, Rerir, Volsung, Sigmund. Wagner, per necessità (e per nostra fortuna!) “semplifica” molto, identificando Volsung con Odin e ignorando del tutto nonno e bisnonno di Sigmund…

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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